Questione di responsabilità3 min read

di Irene Stefanini

   Che sia colpa dei giovani sconsiderati o degli adulti poco attenti non è importante: il problema del COVID-19 sta tornando ad invadere le nostre strade, a disturbare le nostre vite. I numeri continuano a salire di giorno in giorno e la situazione problematica presente mesi fa si sta ripresentando senza sconti. I bollettini giornalieri, offerti dal Ministero della Salute, ripresentati poi dai vari giornali e notiziari, sono chiari ma molto spesso “artefatti” per dare un certo taglio alla notizia; infatti, per esempio, da quando il numero dei contagiati è di nuovo in crescita si torna a considerare il numero dei guariti, preferendo evitare di riferire invece le terapie intensive. Anche il numero di tamponi effettuati, e il suo rapporto con quello dei risultati positivi, è stato molto discusso. Facendo ben attenzione e prendendo qualche appunto si potrà notare come i test effettuati nel weekend e nei giorni immediatamente successivi sia solitamente più basso di quello di metà settimana; conseguenzialmente anche il numero di contagiati è tendenzialmente minore.

   Sebbene l’Italia sia tra i paesi meno critici e vi si effettuino molti tamponi giornalieri, di più rispetto ad alcuni nostri vicini europei, il confronto con le situazioni a noi limitrofe non è costruttivo: per uscire da questa pandemia bisogna fare il riscontro solo su sé, guardarsi internamente e cercare di risolvere le problematiche; concentrarsi su altri, confrontarsi con chi è messo peggio di noi solamente per sentirsi meno in difetto, è solo un modo per adagiarsi ed evitare di fare i sacrifici che servono. Bisognerebbe smettere di distogliere lo sguardo da ciò che conta davvero: la salvezza del nostro paese e dei nostri cittadini.

   Il governo sta facendo passi avanti e indietro in un ballo senza fine, cercando l’equilibrio tra il consenso dei cittadini, le misure per evitare la diffusione del virus e quelle per riuscire a mantenere l’economia. Se esista veramente questo equilibrio è una cosa che si potrà sapere solo tentando. Mentre però si fa questo i contagi continuano a crescere e il sano timore, che porta all’attenzione per il rispetto dei protocolli anti-contagio, sta vendendo meno. A inizio lockdown gli italiani hanno dimostrato di essere persone sconsiderate ed eccessivamente emotive: l’assalto ai supermercati e le crisi depressive sono solo la punta di un Iceberg che in profondità comprende ognuno di noi. La follia ha dilagato nella società, infiltrandosi in modo più o meno forte nell’animo dei cittadini.

   Successivamente, quando le restrizioni hanno cominciato ad allentarsi e la situazione a migliorare, in corrispondenza dell’estate, la voglia di uscire da quel periodo ai nostri occhi tanto negativo ci ha portato ad una stagione fatta di cene, di assembramenti in spiaggia e attività fisica esterna, cancellando tutti gli sforzi fatti precedentemente. Da quando sono riaperte le scuole queste sono usate come scusa ufficiale ma in realtà il rialzo del numero di contagiati da COVID-19 è cominciato con inizio settembre, al rientro dalle vacanze estive. La riapertura dei centri d’istruzione è sicuramente una causa del continuo aumento di contagiati, ma non è la causa prima.

   Il vero problema di tutto questo su e giù nei grafici dei dati è ognuno di noi, cittadini e politici. L’attenerci alle regole non dovrebbe essere un optional, una gentile concessione che facciamo a qualcuno, un sacrificio continuo: rispettare le leggi è il nostro dovere di cittadini, un dovere verso noi stessi, verso i nostri concittadini e verso tutto lo Stato; allo stesso modo lo Stato non dovrebbe aver paura a prendere quelle decisioni necessarie per la salvaguardia della salute dei cittadini, sebbene possano essere impopolari. Bisognerebbe tutti noi mettere da parte i nostri bisogni e pensare oggettivamente e razionalmente a ciò che si può e non si può fare: chiudere quelle realtà che possono permettersi di farlo, lasciare aperte quelle che invece non possono; fare delle leggi giuste e coscienziose al fine di evitare il più possibile assembramenti, anche se all’aperto e soprattutto ognuno di noi dovrebbe smettere di pensare le regole come catene, gabbie e più come salvagenti.

   Rimbocchiamoci le maniche e igienizziamoci le mani. Asciughiamoci il sudore e tiriamo su le mascherine.

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