di Rebecca Serra
Sono sempre stata una ragazza emotiva, forse fin troppo, e proprio per questo ho deciso di esprimere una mia opinione su quello che sta succedendo intorno a noi ormai da quasi due mesi. Non saprei sinceramente neanche da dove cominciare, poiché da quando questo inferno è iniziato mi trovo disorientata e penso che a diciassette anni un’esperienza del genere non possa far altro che segnarti la vita. Non possiamo uscire di casa, incontrarci con i nostri amici e avere con loro le solite “avventure”, certe volte anche poco coscienziose, che segnano questa età; ma soprattutto questa terribile pandemia ci ha privato della nostra quotidianità, che fino ad ora davamo per scontata.
È possibile, secondo me, trovare anche un lato positivo in questo inferno, visto che purtroppo molte volte solo grazie a episodi così tragici una persona riesce veramente ad aprire gli occhi, sia su se stessa che sul mondo che lo circonda. Viviamo costantemente nella paura di essere stati infettati o di poter essere contagiati da un momento all’altro, appena mettiamo piede fuori da casa, e in momenti come questo la priorità va a noi stessi, ma anche alle altre persone alle quali abbiamo sempre paura di poter far del male senza volerlo, e devo dire che, soprattutto per persone sensibili ed empatiche come me, forse questa è la sensazione peggiore di tutte.
Il covid-19 ci fa sentire impotenti: sentiamo notizie di persone che muoiono ogni giorno e non siamo in grado di fare quasi niente e soprattutto non riusciamo neanche completamente a capire come tutto questo sia possibile, che cosa ci sia in questo virus, inizialmente definito una semplice “influenza”, che lo renda così virale. Certe volte è difficile anche rendersi conto che tutto ciò sta succedendo veramente, non riusciamo a realizzarlo e tutto sembra surreale: affacciandosi alla finestra e guardando le strade quasi completamente vuote sembra quasi di essere gli attori protagonisti di un film apocalittico, come Io sono leggenda o The walking dead.
Sembra inverosimile che una cosa del genere sia potuta succedere in un paese sviluppato e all’avanguardia come l’Italia, ma forse la spiegazione a tutta questa apparente assurdità è l’ottusità mentale del nostro popolo che probabilmente, se avesse ammesso prima, innanzitutto a se stesso, di essere in pericolo sarebbe riuscito a superare l’emergenza nel minor tempo possibile senza farla trasformare in un’epidemia.
Purtroppo viviamo in una nazione dove generalmente non si ha rispetto di nulla, a partire dalle altre etnie, per arrivare alle donne o agli animali che noi consideriamo “da macello” e ai quali facciamo fare delle fini orribili. Purtroppo non si può superare questo virus se non impariamo a rispettarci tra di noi, perché in Italia le notizie passano sempre inosservate finché non ci toccano in prima persona. Se vogliamo curarci da questo terribile virus dobbiamo iniziare curandoci in primo luogo dalla nostra stessa mentalità, che forse è la malattia più nociva che potremmo mai avere e quella che ci potrebbe portarci anzitempo alla morte.
Quando inizieremo a pensare come un gruppo di persone unite e non come tanti individui, non ci saranno finalmente persone che scappano dalle zone rosse senza preoccuparsi di poter espandere l’epidemia o che ignorano il divieto di uscire di casa semplicemente per andare a trovare gli amici o il compagno. Solo a quel punto potremmo superare questo disastro ed uscire definitivamente dal covid-19.
Purtroppo, o per fortuna, non si può fare sempre del male e pretendere di non subirne le conseguenze, e forse, a dirla tutta, ce la siamo anche meritata questa dura lezione. Se avessimo riflettuto più spesso su valori come l’unione, l’uguaglianza o il rispetto sicuramente non avremmo permesso a questo virus di espandersi così tanto. Invece, in un primo momento, abbiamo preferito essere orgogliosi e non ammettere i nostri sbagli. Da oggi però oggi abbiamo il dovere di guardare in faccia la realtà e noi stessi e di mettere da parte il nostro “io” per pensare maggiormente alla comunità, perché abbiamo tutti bisogno di tornare alle nostre vite ed uscire da questo incubo.
Ultimamente su internet passa spesso un’immagine con questa scritta: “ai nostri nonni fu ordinato di andare in guerra, a noi chiedono di stare sul divano”. Riflettendoci può essere una frase banale ma è assolutamente vera, ci stanno chiedendo di fare la cosa più semplice di tutte, un’azione che per molti può essere destabilizzante, ma non comporta sforzi fisici e soprattutto non mette in pericolo la nostra vita. Nonostante la banalità del “restare a casa” poche persone lo fanno e questo è deprimente e sconcertante.
Sinceramente non so come tutto questo andrà a finire e l’unica cosa che mi sento di fare è di ringraziare i medici senza i quali molte persone che sono riuscite a superare la malattia ora non sarebbero qua. Ripongo tutta la mia fiducia nel personale sanitario, che per me è composto da eroi più di Superman o Spider-Man, e spero che il nostro paese riesca ad aprire gli occhi e a risollevarsi. Abbiamo la terra, a mio parere, più bella del mondo e dentro di noi c’è un grandissimo potenziale che aspetta solo di sbocciare: dobbiamo solo imparare ad amarci di più come persone e in quel momento potremmo uscire da questa situazione tutti insieme e tornare alla normalità che tanto ci manca.
Rebecca Serra frequenta la classe III D del Liceo artistico A. Passaglia di Lucca