La redazione di Leviagravia.net ha intervistato il Professor Sabino Cassese, Giudice emerito della Corte Costituzionale e professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, nonché professore di “Global governance” al “Master of Public Affairs” dell’Institut d’Etudes Politiques di Parigi.
1) Iniziamo con una domanda che ci riguarda da vicino. Pur nella sua importanza, la scuola a tratti sembra interessata a fornire solo nozioni teoriche, che non hanno alcuna ricaduta pratica sulla vita quotidiana. Quali sono secondo Lei gli aspetti positivi e fondamentali della scuola che possono essere d’aiuto ai giovani, al di là chiaramente dei rapporti sociali che si vengono a formare? Se potesse in qualche modo fare dei miglioramenti nel sistema educativo, che cosa cambierebbe e cosa invece lascerebbe invariato?
Compito della scuola è di fornire le conoscenze essenziali e di aiutare lo sviluppo della capacità di ragionamento. Questo avviene oggi in modo astratto, mentre è un compito che potrebbe essere svolto in maniera più problematica, più legata alle questioni del mondo che ci circonda. Inoltre, la scuola non fornisce neppure i rudimenti relativi ad aree come la medicina, l’ingegneria, la giurisprudenza, l’economia. Occorrerebbe completare l’insegnamento anche in queste aree in modo che chi lascia gli istituti di formazione superiore sappia anche dove dirigersi nell’Università.
2) A tal proposito, crede che la scuola prepari e accompagni gli alunni nella loro formazione culturale e politica? Eventualmente cosa potrebbe fare secondo Lei per migliorare la sua azione in tal senso?
Una delle maggiori lacune è quella che riguarda la materia tradizionalmente chiamata “educazione civica”. Si tratta di un insegnamento che riguarda il modo di vivere nella comunità, le norme e la loro applicazione, le relazioni sociali e giuridiche.
3) Parlando di politica, passiamo alla spinosa questione del voto elettorale. Secondo Lei, come bisognerebbe approcciarsi al voto? Cosa un cittadino dovrebbe sapere e capire prima di votare? In questo momento storico il popolo italiano è abbastanza istruito e dispone delle risorse critiche necessarie per capire cosa è giusto per il Paese?
L’Italia ha un tasso di scolarizzazione più basso della maggior parte dei paesi dell’Unione europea. Questo incide anche sulla partecipazione politica, che richiede conoscenza della storia, del sistema politico, della Costituzione. E’ in questi campi che bisogna sviluppare insegnamento e conoscenza.
4) A proposito di popolo, soprattutto alla luce dei cambiamenti avvenuti nella società e nel nostro paese dalla sua entrata in vigore ad oggi, c’è qualcosa nella nostra Costituzione che secondo il suo giudizio sarebbe da cambiare o rimodulare?
Il punto debole della Costituzione riguarda il governo. Basti dire che il governo Draghi il sessantasettesimo governo della Repubblica italiana. Gli stessi autori della Costituzione pensavano che occorresse provvedere alla «razionalizzazione» della forma di governo, per dare ad esso una maggiore stabilità.
5) Cambiamo completamente argomento, ma restiamo nel campo dei diritti. Parliamo di aborto. Il 70% dei ginecologi che lavorano negli ospedali pubblici sono obiettori di coscienza: crede che un dato del genere possa non influenzare la tutela del diritto all’aborto?
Certamente lo influenza, ma è difficile trovare un punto di equilibrio tra il rispetto della libertà individuale e la prestazione obbligatoria di un servizio di assistenza sanitaria.
6) Quali sono secondo Lei i punti di forza e di debolezza della legge ddlzan? Pensa che questa legge possa davvero contribuire e fare dell’Italia un paese meno sessista e omofobo?
Se approvato, migliorerebbe la situazione. Tuttavia, più che sulla disciplina delle punizioni bisogna puntare su una maggiore educazione, sul rispetto delle opinioni e dei comportamenti degli altri, sull’accettazione della diversità.