di Margherita Azzi
Passerà anche l’emergenza coronavirus e come tutte produrrà le sue retoriche. Quella che esalterà la solidarietà e l’abnegazione dimostrata e quella opposta, a evidenziare improvvisazione e divisioni. Da secoli funzioniamo così. Intanto però, come nelle guerre, qualcuno avrà pagato di più. Questa emergenza mostra infatti una volta ancora – ce ne fosse bisogno – la nostra superficialità, la difficoltà che abbiamo nel produrre e applicare in tempo utile politiche pubbliche chiare, adeguate e coerenti.
È una storia antica, appunto, che però la nostra reattività necessaria a rispondere alle sfide della contemporaneità sta insopportabilmente evidenziando. Diciamolo: il mondo intero, l’Europa e il nostro paese, avrebbero potuto e dovuto farsi trovare più preparati: conoscenze e tecniche per rispondere a un’emergenza di questo tipo esistono, ma troppo poco si è fatto.
Fra qualche settimana – almeno me lo auguro – fioriranno idee, iniziative, hashtag e tutto il corrimi dietro per cercare di recuperare il possibile, per rialzarsi: #ioesco. #iocompro. #iocisono. #ioreagisco. Notti bianche… e va bene. Ci mancherebbe. Lo speriamo tutti; però… però se è vero che questa esperienza sta riportando un po’ di attenzione sulla nostra responsabilità proviamo anche a lanciare nelle nostre vite, magari scrivendolo pure su qualche post-it da disseminare nelle nostre case #noipensiamo. Pensiamo prima. O almeno ci proviamo, perché è sempre un buon inizio, una buona misura di prevenzione.
Del resto eravamo arrivati alla fine del novecento illudendoci di essere finalmente giunti nel paese dei balocchi, pronti a scalare l’albero della cuccagna. Poi quella carogna del nuovo millennio ha preso a smentirci, perché la “storia” – come la vita biologica e le nostre vicende individuali – è un processo di ricostruzione continua e va avanti. Così, o ci scrolliamo di dosso il sentimento di “perdita” e il “risentimento” che ci accompagna e cominciamo a guardare veramente avanti e a costruire veramente futuro (e c’è moltissimo da fare), o i problemi, temo, continueranno a crescere e moltiplicarsi.