L’illuminismo secondo Kant, ovvero la conquista della maggiore età.
di Matilde Fantozzi
Immanuel Kant spiegò finalmente a tutti cosa dovesse intendersi per Illuminismo in un articolo del 1784, Was ist Aufklärung, sulla rivista Berlinische Monatsschrift. In quest’articolo Kant lo definisce come la capacità di servirsi del proprio intelletto, liberandosi della sudditanza di tutori di vario genere, dunque come un atto di coraggio, ovvero del vecchio motto Sapere aude. Il filosofo prussiano è convinto che ognuno possa “illuminarsi”, e quindi conquistare autonomia intellettuale, grazie alla presenza di liberi pensatori, che non è difficile trovare in ogni tempo, e del “pubblico uso della ragione in ogni campo”. Infatti per il filosofo è necessario distinguere fra il pubblico uso della ragione e quello privato: il primo è quello che si riferisce agli studiosi nel momento in cui comunicano i risultati delle loro indagini, spesso critiche, di fronte al loro pubblico ed è il terreno della libertà, mentre il secondo è quello che ognuno fa quando riveste un ruolo civile (esattore delle tasse, sacerdote, ecc.), dove prevale il dovere.
La conquista dell’autonomia di pensiero può avvenire, per Kant, solo in tempi lunghi (non attraverso una rivoluzione) e in un contesto in cui ad ogni generazione sia garantita la possibilità di correggere gli errori delle generazioni precedenti (ciò non può essere impedito da alcuna autorità).
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