Hong Kong alle prese col dragone

di Alessandro Vannucci

   I fatti accaduti ad Hong Kong a partire dal giugno 2019 sono l’ennesima dimostrazione di quanto sia difficile, in certi stati, avere una forma di democrazia. I manifestanti vogliono proteggere i diritti concessi loro dal trattato tra Cina e Regno Unito, stipulato alla fine del ventesimo secolo. Il polo commerciale cinese, infatti, è stato per molti anni sotto il controllo inglese come colonia. Per questo motivo, la regione di Hong Kong ha accesso a certe forme di libertà ed autonomia grazie al suo statuto speciale che l’attuale governo cinese vuole ridurre: così, una delle cause scatenanti della protesta è stata la volontà della Cina di introdurre la legge sull’estradizione. Questo provvedimento ha suscitato una sollevazione popolare all’interno dell’ex colonia britannica perché qui hanno trovato riparo gran parte dei perseguitati politici del governo cinese.

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Le paure del mondo moderno

Francisco Goya – Il sabba delle streghe. Dominio pubblico

Un libro di Marc Augé per capire di cosa abbiamo paura

di Rugiada Menconi

   Nel libro Le nuove paure Marc Augé descrive il clima di angoscia e inquietudine che lui definisce una “paura collettiva”, clima che caratterizza l’epoca moderna e che è ormai diffuso in tutto il mondo. L’autore prende in esame diversi tipi di paure, soffermandosi sulle cause da cui scaturiscono e sugli effetti che producono. L’obiettivo principale del libro è quello di aiutare il lettore a razionalizzare la paura in modo da riuscire a controllarla, conoscendone l’origine e le conseguenze.

   Augé divide le paure in cinque categorie: paura economica, paura sociale, paura politica, paura tecnologica e paura naturale. Tutte sono caratteristiche di settori diversi, per esempio quella economica si presenta soprattutto all’interno dell’impresa, spaventando i lavoratori più deboli; quella politica invece terrorizza nazioni intere, e ne è un rappresentante più che emblematico il terrorismo; quella naturale invece intimorisce gli abitanti delle zone geografiche più soggette a catastrofi naturali. Ma secondo Augé c’è una cosa che accomuna tutte le diverse sfumature di queste situazioni e che crea quella concatenazione di paure che ci rendono così angosciati e sospettosi: il live, la diretta, quella cosa che da una parte ci permette di essere continuamente aggiornati su ciò che accade nel mondo, ma che, dall’altra, crea un clima di inquietudine e di paura collettivi. Infatti, le brutte notizie che ci vengono quotidianamente rigurgitate addosso da televisioni, computer, giornali, radio e cellulari ci fanno pensare che tutte queste vicende negative siano collegate fra loro e che siano inevitabili.

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Un appello alla tolleranza in nome della ragione

Immagine da Wikimedia Commons. Dominio pubblico

E quindi in difesa della libertà di pensiero e di religione

di Matteo Pierini

   Nel “dialogo tra un sano e un moribondo” si presenta un episodio pressoché insolito: un moribondo prossimo alla sua morte viene continuamente disturbato dalla presenza di un barbaro cristiano, l’intollerante vuole costringere il poveretto a firmare una petizione per ottenere un buon canonicato con la forza. Il morente, in preda all’agonia, sofferente e pure minacciato, riesce ad opporsi al volere dell’oppressore con le poche energie che gli sono rimaste, scatenando l’ira del cristiano che firmerà falsificando la firma sul documento.

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Una panchina rossa al Vallisneri

Per dire no alla violenza sulle donne

di Giulia Sebastiani

   Il 25 novembre è stata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Anche il Liceo Vallisneri dice no al femminicidio dipingendo una panchina di rosso, simbolo di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.

   Durante la ricreazione, un rappresentante di ognuna delle 58 classi del Liceo è stato invitato a dare la propria pennellata di rosso sulla panchina posizionata all’ingresso della scuola. “Le donne non devono imparare a difendersi, ma gli uomini a rispettarle”, “per capire le donne serve un genio, per capire la violenza su di loro non basta neanche lui”: sono queste alcune delle tantissime frasi scritte dagli studenti delle varie classi le settimane scorse per denunciare gli abusi sulle donne. Centinaia di frasi sono state esaminate attentamente per arrivare a sceglierne un numero consono da leggere durante questa breve manifestazione del liceo. “Gli abbracci non lasciano lividi” è stata la frase scelta dagli studenti, attraverso un caloroso applauso, per essere scritta sulla panchina.

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