L’importanza di prendere coscienza del nostro patrimonio artistico

Un’intervista al professor Salvatore Settis a cura di Loris Di Mella, Abramo Matteoli e Alessandro D’Elia.

   Il professor Salvatore Settis è un noto archeologo e storico dell’arte italiano, nonché ex-direttore della Scuola Normale di Pisa dal 1999 al 2010. Lunedì 10 Febbraio 2020 ha presentato nella nostra scuola, il Liceo scientifico Antonio Vallisneri di Lucca, il nuovo manuale di storia dell’arte che ha scritto in collaborazione con Tommaso Montanari, anche lui storico dell’arte, accademico e saggista.

LEVIAGRAVIA: Volevamo chiederle: da cosa deriva la sua passione per l’arte?

SETTIS: Dal fatto di essere italiano. Dal fatto di vivere in un paese in cui è impossibile camminare, nella maggior parte dell’Italia compresa naturalmente Lucca (fra le prime), senza esserne circondato. E dal desiderio di capire quello che mi circonda.

L.: Come è nato il progetto di un nuovo manuale di Storia dell’arte?

S.: Il progetto è nato con l’idea di lanciare un messaggio alle generazioni più giovani, cercando di trasmettere l’immane importanza del patrimonio artistico del nostro paese, dal punto vista di persone di varie generazioni, dato che gli autori hanno età differenti. Facendo questo, abbiamo voluto cercare di stimolare la creatività dei giovani affinché questo patrimonio non venga mai trascurato.

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La morte di Vittorio Bachelet

di Alessandro Rosati

Vittorio Bachelet

Otto colpi di pistola sparati da due pistole calibro 32: due colpi mortali alla nuca e al cuore. Così moriva quarant’anni fa Vittorio Bachelet, sulle scale dell’Università La Sapienza di Roma. Aveva appena terminato la lezione nell’Aula 11, quella dedicata ad Aldo Moro (ucciso due anni prima), quando si apprestava a tornare a casa dalla moglie Maria Teresa e dai figli Maria Grazia e Giovanni. Erano le 11:35 del 12 Febbraio 1980. Un ragazzo e una ragazza, entrambi poco più che ventenni, lo stanno aspettando. Lo vedono mentre sta parlando con l’assistente Rosi Bindi, nome che diventerà noto nella politica Italiana, lo raggiungono e sparano. Prima lei, poi lui. Otto colpi che non lasciano scampo al Professore, di cui quattro scagliati con il corpo già a terra agonizzante. Il panico si diffonde nei corridoi dell’università e tutti fuggono, compresi i due assassini. Tutto si ferma, compresa il dibattito che si sta tenendo nell’Aula Magna, ironia della sorte, proprio sul terrorismo. Ironia della sorte, sì, perché poco dopo arriverà uno di quei comunicati che gli Italiani avevano imparato a conoscere da una decina d’anni: “Siamo le Brigate Rosse, abbiamo giustiziato noi il professor Bachelet.” 

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A caccia della felicità

La disciplina che ha sempre legato l’uomo alla natura è maestra di felicità

di Camilla Rodella

   Ognuno di noi è alla costante ricerca della felicità. Molto spesso ci sentiamo vuoti, affogati dai cosiddetti ‘obblighi lavorativi’, tanto che, quando ci troviamo in quelle brevi ‘pause dalla vita frenetica’, proviamo noia, malessere, nostalgia. Questo perché non abbiamo avuto modo di sviluppare e scoprire quelle passioni o hobby che ci permettono di evadere momentaneamente dalla nostra quotidianità. È il cosiddetto struggle for life.

   Nel saggio filosofico Meditazioni sulla Felicità, José Ortega y Gasset prova a spiegare da cosa essa derivi e come sia possibile trovarla. Secondo Ortega, “l’uomo non può vivere pienamente senza una cosa che sia in grado di riempire il suo spirito a tal punto che egli desideri morire per essa. […] Ciò che non ci spinge a morire non ci spinge a vivere”. Da tale affermazione sviluppa uno dei temi fondamentali per il libro: la caccia. Essa è il fulcro dell’intero saggio, perché è l’unica disciplina che ci ricongiunge alla natura, facendoci provare l’ebrezza di dominare l’animale selvatico.

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Pilota per un giorno

di Alessandro Rosati

 “Una volta che avrete imparato a volare, camminerete sulla terra guardando il cielo perché è là che siete stati ed è là che vorrete tornare.”

  Così diceva Leonardo Da Vinci nel XV secolo, eppure a più di 500 anni di distanza non sembra essere cambiato molto. Sicuramente sono della stessa opinione anche i 250 ragazzi che attraverso il Corso di Cultura Aeronautica, organizzato appunto dall’Aeronautica Militare, hanno avuto modo di sperimentare un breve volo sui cieli di Lucca.

   Il CCA (Corso di Cultura Aeronautica, appunto) è nato per avvicinare gli studenti all’aviazione e più in generale al volo in un’età, dai 16 ai 20 anni, in cui le scelte cominciano ad avere un peso importante. Dal 60° Stormo di Guidonia, base vicino Roma e scuola di volo per giovani piloti, sono partiti gli istruttori che hanno presentato nei vari istituti di Lucca il progetto. Il corso, iniziato il 27 gennaio e sviluppato in due parti, prevedeva quattro lezioni teoriche che introducevano i principi fisici e pratici del volo, terminate con un test riassuntivo.

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