Quando i nostri avi scelsero cosa saremmo diventati

di Alessandro Rosati

   Sono passati esattamente 72 anni da quando l’Italia Repubblicana scelse il suo destino. Era il 18 Aprile 1948. Il mondo intero era appena stato sconvolto dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla follia della Germania Nazista. Lungo lo stivale regnava ancora la distruzione lasciata delle bombe, dalle pallottole, dal conflitto appena vissuto. Come un animale ferito, l’Italia si leccava le ferite per rialzarsi e ripartire.

   Due anni prima gli Italiani avevano fatto la loro grande scelta: Monarchia o Repubblica? Sappiamo tutti come andò a finire. Vittorio Emanuele III lasciò il posto prima ad Enrico De Nicola e poi a Luigi Einaudi, così come lo Statuto Albertino, in vigore dal 1848, dopo un secolo esatto fu sostituito dalla Costituzione Italiana.

   Nel frattempo il mondo si divideva, o meglio si era già diviso, con una spaccatura che diverrà tanto importante da poterne vedere gli effetti ancora oggi: USA da un lato, URSS dall’altro; Capitalismo e libero mercato da una parte e Comunismo dall’altra; Piano Marshall (piano di ripresa economica europea voluto dagli Stati Uniti) oppure Patto di Varsavia e così via.

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Una donna scarlatta

di Nello Benassi

In questi giorni di reclusione forzata in cui cerco di farmi spazio tra la noia di giornate che scorrono lente e monotone ho fatto un incontro alquanto singolare con qualcuno che conosce bene la sensazione di straniamento dalla propria realtà quotidiana. Sto parlando di Hester Pryenne, la protagonista del romanzo più famoso di Nathaniel Hawthorne: La lettera scarlatta.

   È il 1642 e ci troviamo nella neonata colonia puritana di Boston, nel New England. Il romanzo si apre con la descrizione del portone della prigione, provato dalle intemperie. Il prato antistante è occupato da una folla in fermento, le porte si aprono e lo sguardo di tutti si rivolge a una giovane donna che tiene in braccio una bambina nata da poco. Ciò che però l’attenzione di tutti è un simbolo, cucito sul suo abito all’altezza del petto, una lettera A di colore scarlatto. Il significato è chiaro a tutti: è l’iniziale della parola adulterio adultery. Hester si rifiuta di rivelare il complice di quel peccato. La storia si complica quando la donna viene condotta sul palco della gogna, dove uno strano individuo ricambia lo sguardo di Hester. Veniamo poi a sapere che si tratta di suo marito, rimasto per un periodo in Europa e poi creduto morto. Roger Chillingworth vuole vendetta e anche se Hester non è disposta a rivelare l’identità del padre della piccola Perla, il vecchio medico non è disposto ad arrendersi e dopo aver fatto promettere alla moglie di non rivelare a nessuno la sua vera identità avvia le sue indagini. La comunità di Boston riconosce come guida spirituale un giovane pastore, Arthur Dimmesdale, in cui riconosciamo la figura dell’amante di Hester. Data la sua natura cagionevole, gli amici insistono perché si affidi alle cure di un medico. Ora a Chillingworth non resta che prendersi la sua vendetta, ma non prima di aver tormentato l’anima e la psiche del povero pastore. Passeranno sette anni prima che Hester, pentita, riveli la verità all’amante e le loro anime possano essere salvate dalla dannazione eterna.

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Il male d’Italia

di Alessandro Vannucci

   “Cosa nostra, cosa vostra, cosa è vostro?” cantava Fabrizio Moro nel 2007, ma oltre ad essere il verso di un brano di successo, questa è anche la domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi quando pensa alla mafia; la parola mafia è un marchio che spesso viene usato per denigrare il popolo italiano.

   Capita infatti che spesso gli stranieri definiscano il “Bel paese” come la nazione della malavita organizzata, perdendo di vista tutto il resto, tutte le opere d’arte e di architettura, nonché i paesaggi che la visita alle nostre città può offrire.

    La mafia è un’organizzazione criminale, con interessi illeciti; purtroppo attraverso il controllo dei mercati della prostituzione, dello spaccio di sostanze stupefacenti, del commercio di armi, del gioco d’azzardo, del contrabbando e della tratta dei migranti, i malavitosi hanno accumulato ingenti somme di denaro che, con il riciclaggio, investono in attività lecite.

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Tra una pioggia di petali

di Irene Stefanini

   Tra marzo e aprile nel mondo occidentale si festeggia la Pasqua, ma nello stesso periodo dall’altra parte del mondo questa festività è decisamente secondaria in confronto all’Hanami. In Giappone, culturalmente molto legato alle stagioni, il periodo più importante dell’anno è sicuramente la primavera, soprattutto ad Aprile, mese in cui in questo paese avviene la fioritura dei ciliegi, chiamata Hanami 花見. Questa parola è composta da due Kanji (caratteri cinesi) che significano rispettivamente “fiori”(花 hana) e “guardare” (見 mi), e perciò viene tradotta con “osservare i fiori”. Infatti, l’evento tradizionale consiste nell’osservazione e ammirazione della fioritura dei ciliegi, per celebrare e godere della loro bellezza, anche se in realtà spesso è solo una scusa per fare picnic, ritrovarsi e festeggiare insieme.

   L’Hanami è una tradizione con origini molto antiche ma cominciò ad assumere le sembianze a noi conosciute durante il periodo Edo, quando gli abitanti delle città costituivano la forza culturale principale.

   La piena fioritura dei ciliegi dura circa due settimane e tutte le agenzie meteorologiche studiano attentamente questo periodo in modo tale da dare informazioni precise alle persone che così possono organizzarsi per uscite e picnic in mezzo ai Sakura in fiore, e perciò durante questa specie di festività è molto difficile ritrovare un posto tranquillo, poco affollato come tradizione vorrebbe. Questo mese coincide anche con la fine e l’inizio dell’anno scolastico, in linea con l’anno governativo, e quindi fin da piccoli è tradizione festeggiare liberi da compiti e impegni.

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