Il rapporto tra il cittadino e lo Stato

 

di Michele Puccini

Il rapporto tra l’individuo e lo Stato è un tema complesso che coinvolge l’uomo fin dall’Antichità.

Già dai nostri albori abbiamo sempre accettato di cedere parte della nostra sovranità per organizzare strutture sociali più o meno complesse: le stesse tribù del Paleolitico o i villaggi neolitici ne sono alcuni esempi.

All’epoca questi gruppi avevano la funzione di dividere i ruoli all’interno della comunità, dare punti di riferimento per gli individui più giovani, deboli o inesperti e allo stesso tempo anche di preoccuparsi della ricchezza che si possedeva.

Con il passare dei millenni ciò si è evoluto dal controllo del cibo raccolto o delle pellicce degli animali uccisi al possesso di metalli preziosi, passando poi per le terre coltivabili o utilizzabili per la costruzione delle strutture e arrivando fino ad oggi dove questo concetto è strettamente correlato al denaro. Lo Stato compie un ruolo importantissimo: quello di decidere come investire la ricchezza che i contribuenti versano attraverso le tasse nelle sue casse.

Il concetto di contributi o, meglio, di tasse, create per mettere assieme un fondo comune utilizzabile in situazioni di necessità, è sempre esistito: già nell’Antico Egitto le persone versavano ingenti quantità di cibo e prodotti agricoli per permettere al Faraone di mantenere l’esercito di mercenari che utilizzava per difendere il Regno. Leggi tutto “Il rapporto tra il cittadino e lo Stato”

La natura urbana contro l’alienazione

Di Mattia Toschi

Oggi come mai, con tutte le possibilità e le risorse disponibili, è fondamentale investire nell’introduzione, ampliamento e riqualificazione di aree verdi nelle nostre città, che purtroppo scarseggiano in tutta la penisola, da Nord a Sud.

La natura urbana ha una lunghissima lista di benefici che porterebbe ai cittadini. Innanzitutto è una soluzione per contrastare il mancato contatto con la natura che gli abitanti delle città hanno. Nonostante negli ultimi anni si sia diffusa tra la popolazione la consapevolezza di quanto benessere possa portare il legame con la natura, non per tutti è possibile ritrovare questo legame dato che gran parte della popolazione non ha accesso ad aree verdi, e come unica chance ha quella di lasciare la città, un’opzione inverosimile per molti.  Perciò il verde urbano è la soluzione più democratica, in quanto accessibile a tutti, e la più concreta, perché permette alle persone di portare avanti la loro vita nelle città non dovendo rinunciare alla propria salute e al proprio sviluppo personale. Leggi tutto “La natura urbana contro l’alienazione”

Vi racconto di una bambina e della sua passione per la musica…

 

 

di Silvia Barsotti

Cosa è per me la musica? Beh, rispondo a questa domanda raccontandovi una storia molto semplice.

Un giorno, una bambina di sei anni andò con la madre a fare la spesa; era un giorno qualunque, al supermercato le due incontrarono un amico della mamma, la bambina lo aveva già visto qualche volta, ma non si ricordava minimamente di chi fosse, ormai era abituata, quando uscivano era sempre la stessa storia: ogni due passi che facevano, la madre si fermava a parlare con qualcuno e lei doveva soltanto stare lì ad aspettare, non capendo niente di cosa stessero parlando dato che nella maggior parte dei casi l’argomento principale riguardava il lavoro. E quindi la ragazzina si limitava ad attendere, sperando che la conversazione finisse al più presto, e se questa non finiva, ella iniziava a tirare la borsa della mamma o a stringerle più forte la mano se lei gliela stava ancora tenendo. Di solito quando lo faceva, inevitabilmente dopo un’occhiataccia, la chiacchierata finiva in fretta, ma questa volta, la madre, invece di tagliare corto e concludere il discorso, si voltò facendo finire il suo sguardo in basso, in modo da guardare la figlia, e prima che dalla bocca di quest’ultima potessero uscire le parole “mamma andiamo” lei le disse: “Lo sai che questo signore insegna a suonare la chitarra in una scuola di musica?” Leggi tutto “Vi racconto di una bambina e della sua passione per la musica…”

Sul metterci una pietra sopra

 

 

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di Abramo Matteoli*

Esplorando i vicoli del nostro linguaggio mi rallegro spesso della folta presenza di espedienti semantici perfetti. La loro preziosità è di facile riconoscimento, in quanto descrivere il vissuto è quanto di più complesso si possa fare: un’audace impresa globale ed erculea a cui tutti siamo sottoposti. In particolare, credo che l’universalità di questo compito non sia dovuta alla necessità di comunicare che il vivere in società ci impone, piuttosto, imputo questa caratteristica alla profonda esigenza di mentalizzare ciò che ci accade. Esattamente come abbiamo bisogno di una spiegazione verbale per comunicare ad un nostro amico ciò che ci succede e come ci sentiamo a riguardo, abbiamo bisogno di una formula linguistica per rappresentare mentalmente gli eventi e le sensazioni. Affermo questo in quanto credo che la riflessione sentimentale in termini semantici (la famosissima “voce interiore”) sia necessaria alla rielaborazione e alla manipolazione del pensiero di ciò che ci accade. Il dialogo introspettivo del rimuginare supera quindi le immagini sinestetiche. SI può mentalizzare la nostra rabbia visualizzando il colore rosso, ma non si può riflettere sul perché senza dialogare con noi stessi utilizzando il linguaggio.

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