di Clara Lazzarini
Un ennesimo caso di discriminazione razziale negli USA ha portato alla morte George Floyd, un uomo di colore ucciso dalla polizia in modo brutale e crudele nello stato del Minnesota. Il libro di cui vi sto per parlare mi sembra l’esempio migliore per riflettere su quanto accaduto e per capire quanto la questione razziale sia stata, e sia tuttora, uno degli argomenti centrali nella nostra società. Il libro s’intitola La forza di amare ed è stato scritto da Martin Luther King nel 1963.
Il motivo ispiratore di quest’opera è il problema razziale, a cui il leader del movimento nero dedicò tutto se stesso fino al sacrificio della vita. Per comprendere meglio la lotta di questo incredibile uomo, e per capire le sofferenze e le ingiustizie che uomini di colore hanno dovuto sopportare, mi sento di fare un piccolo excursus sulla storia vera e propria della segregazione razziale.
Negli stati uniti la schiavitù fu abolita nel 1865, grazie al presidente Lincoln, ma nel sud della nazione si era affermato il principio “uguali ma separati”, questo voleva dire che i neri continuavano a essere allontanati e emarginati dalla vita pubblica. Inoltre, nel 1896, la Corte suprema aveva ratificato la segregazione dei neri nei trasporti, nei servizi pubblici, nelle scuole ecc, alimentando sempre di più il divario sociale. Solo dopo la seconda guerra mondiale ebbero un grande sviluppo movimenti antisegregazionisti, che trovarono il loro riferimento nella Chiesa evangelica e praticarono forme di lotta nonviolenta.
Un ruolo molto importante nelle lotte degli afroamericani fu svolto dalle donne. Fu infatti una di loro, Rosa Parks, a dare il via in Alabama a un movimento contro la segregazione razziale negli autobus, dove i neri non solo erano separati dai bianchi da barrire in ferro, ma erano anche costretti a cedere loro il posto se necessario. Simili ingiustizie si verificavano ogni giorno, i neri erano costretti a utilizzare bagni e ristoranti per solo neri, a parità di lavoro avevano un salario molto inferiore rispetto a quello di un cittadino bianco, spesso venivano arrestati e picchiati da poliziotti, ai quali non veniva data alcuna sanzione penale, non avevano pieno diritto di voto e avevano chiese separate da quelle dei cittadini bianchi. A seguito di tali episodi ci furono altre mobilitazioni per ottenere un totale diritto al voto e per il diritto a frequentare le scuole da parte dei neri. Questi movimenti furono guidati da Martin Luther King e appoggiati dalle migliaia di persone di colore stanche di vivere in un paese discriminatorio. Fatte proprie del presidente John F. Kennedy e portate avanti dal suo successore Johnson, queste istanze ebbero infine successo con l’approvazione del Civil Rights Act del 1964 che dichiarò illegali le disparità di registrazione nelle elezioni e la segregazione razziale nelle scuole, sul posto di lavoro e nelle strutture pubbliche in generale.
Questa lotta pacifica, durata per più di 50 anni, non si concluse tuttavia nel 1964, ma continuò negli anni successivi. Tutt’oggi la discriminazione razziale è un problema reale, anche se in forma meno evidente, in gran parte degli stati americani e non. Il razzismo infatti non è un sentimento di odio cosciente, ma è un disturbo culturale insito nelle menti di uomini bianchi che credono fortemente nella loro superiorità razziale. Per portare avanti questa lotta contro l’oppressione e la violenza, dobbiamo “curare” la società malata in cui viviamo sensibilizzando le persone che ci circondano sulla tematica razziale e provando sdegno di fronte a episodi razzisti denunciandoli. Uno dei modi per farlo è sicuramente leggere questo libro, un libro pieno di speranza e di amore, la speranza di un uomo che credeva in quello per cui lottava e l’amore di un uomo per il prossimo e per Dio.
Martin Luther King era infatti un uomo religioso, che credeva nella verità cristiana, e per questo motivo nel libro raccoglie parti di sermoni e spiegandoli, li mette in relazione con la situazione razziale. Il libro è composto da sedici capitoli e in ognuno di questi viene sviluppato un tema differente, come quello dell’amicizia, dell’amore per il prossimo e della paura. Martin ci invita a rispondere all’odio con l’amore e con la conoscenza, perché solo in questo modo sarà possibile sopprimere le ingiustizie e la violenza. Nella Lettera di San Paolo ai cristiani d’America si legge: “ai nostri più accaniti oppositori diciamo: noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenza, con la nostra capacità di sopportare la sofferenza. Andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d’animo. Fateci quello che volete e noi continueremo ad amarvi […] un giorno noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello al vostro cuore ed alla vostra coscienza che alla lunga conquisteremo voi e così la nostra vittoria sarà una duplice vittoria. L’amore è il potere più duraturo al mondo”.
Uno dei capitoli che ho trovato più interessanti è il decimo, in cui Martin Luther King ci spiega cosa si deve fare di fronte a delusioni e a sogni infranti. C’invita a guardare il nostro fallimento e domandarci come trasformare tale perdita in una conquista. Per fare questo non dobbiamo abbandonarci a una filosofia fatalista, secondo la quale qualunque cosa accada deve accadere, perché quelli che aderiscono a questa filosofia soccombono a un’assoluta rassegnazione e così non cercano mai di mutare la loro situazione, sono passivi e distillano tutta la loro frustrazione in un fondo di amarezza e risentimento. Invece lui invita gli uomini a prendere in mano la loro vita, a rialzarsi e a combattere contro le ingiustizie. Una citazione del libro che riassume in parte il senso della sua lotta e del suo coraggio è la seguente: “accettare passivamente un sistema ingiusto significa cooperare con quel sistema e divenire, così, complici del male che è in esso”.
Martin Luther King, La forza di amare, (titolo originale: Strength to love,1963), trad, it. società editrice internazionale (Torino).