di Alessandro Rosati
Correva l’anno 2000, in radio impazzava Ops I did it again di Britney Spears e l’Italia era in corsa per la finale dei primi Europei del nuovo millennio. Il 29 Giugno l’Amsterdam Arena è un pallino arancione in mezzo alla capitale Olandese: i quasi 55mila posti dell’attuale Johann Cruijff Arena sono occupati quasi completamente da sostenitori degli Orange, che immaginano già Berkgamp e compagni contendersi il titolo in finale con la Francia.
Dopo 34 minuti Zambrotta viene espulso per doppia ammonizione: gli Azzurri sono già in 10 uomini. Per l’Olanda la strada è in discesa, forse. Eppure quel giorno quella compagine col tricolore cucito sul petto decise di incidere i propri nomi nella leggenda.
Sarà un tiro al bersaglio verso la porta difesa dall’Italiano Toldo, ma il numero 12 della Nazionale abbasserà la saracinesca cosicché Maldini e Cannavaro non dovessero mai raccogliere il pallone in fondo alla rete.
È la serata di Francesco Toldo, ai posteri la leggenda della semifinale di Euro 2000.
Prima annulla il rigore di De Boer, intuendone la direzione, poi para tutto ciò che è umanamente possibile e anche ciò che non lo è.
I tempi regolamentari e supplementari finiscono a reti bianche: si va ai rigori.
Ed è qui che si intromette il destino, di nuovo, particolarmente presente quella calda giornata di Giugno. Già perché, mentre tutta Italia è incollata al televisore, ad Amsterdam si sta veramente delineando una storia dalle sfumature mitologiche: una sorta di Davide contro Golia. Opposto a Toldo infatti, dall’altro lato del campo a difendere la porta degli Orange c’è una “piovra”, come verrà definita in seguito dai giocatori Azzurri presenti.
Considerato uno dei portieri più forti della sua generazione, il suo nome riecheggia ancora a distanza di anni tra le mura di Old Trafford. Un nome da pelle d’oca a, da incutere timore solo a pronunciarlo: Van der Sar. Dietro di lui, una muraglia arancione: bandiere, magliette, striscioni e chi più ne ha più ne metta. Comincia la lotteria. Battono Di Biagio e Pessotto per l’Italia, De Boer e Stam per l’Olanda, ma per gli olandesi non è giornata: uno viene intercettato da Toldo, l’altro spara alto.
Sul 2 a 0 per l’Italia si fa avanti un ragazzino. Sulla maglia il numero 20, capello lungo raccolto da una fascetta e lo sguardo divertito e a tratti incosciente; dall’altra parte la “piovra”. Quel ragazzo ha 24 anni e a parte l’Azzurro ha sempre vestito soltanto il giallo e il rosso. Il nome è Francesco, il cognome lo avrete intuito. Dal cerchio di centrocampo si dirige sicuro verso il dischetto. Prima però si avvicina ai compagni e pronuncia, con cadenza inevitabilmente Romana, una frase che rimarrà impressa nella storia: “Mo je faccio er cucchiaio”.La risposta di capitan Maldini è pronta e prevedibile “ma che sei scemo?”.
Fatti quasi leggendari, appunto. Posiziona il pallone. Un ripensamento…no. È deciso. Fischio dell’arbitro, Van der Sar si butta alla sua destra e il pallone entra con una dolce traiettoria in porta, come cullato dall’aria. Genio e follia: gli Italiani ricorderanno sicuramente l’inconfondibile voce di Bruno Pizzul pronunciare parole di stupore “Totti ha rischiato l’impossibile”.
Era scritto quel giorno da qualche parte che accadesse l’impossibile, era scritto che chi l’ha vissuto potesse raccontare questa storia dal sapore magico con un pizzico di commozione e con gli occhi lucidi.
20 anni fa L’italia approda in finale a Euro 2000.