di Alessandro Rosati
È arrivata la crisi di governo. Annunciata, anticipata da giornali e interviste. Del resto non poteva essere altrimenti, ormai si era giunti ad un punto di non ritorno. Il tira e molla tra il Premier Conte e il leader di Italia Viva Matteo Renzi occupava le colonne dei quotidiani da più di due settimane. Le Ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, rispettivamente responsabili delle politiche agricole e familiari, ieri hanno rassegnato le dimissioni aprendo di fatto la crisi di governo.
La motivazione ufficiale delle dimissioni degli esponenti di Italia Viva è il mancato accordo sul Mes. Infatti mentre la maggioranza, più o meno in maniera unita, si era dichiarata sfavorevole ad adottare il fondo salva-stati (o Mes che dir si voglia), Italia Viva preferiva usufruirne per avere finanziamenti immediati dall’Ue. Questo il motivo spiegato nella mail inviata a Conte nel tardo pomeriggio, ma probabilmente c’è ben altro dietro la decisione orchestrata da Matteo Renzi. Ora, passando alle motivazioni “non ufficiali”, alcuni parlano di un presunto scontro sulla vicinanza dei servizi segreti a Palazzo Chigi; altri di un’effettiva sfiducia nei confronti di un esecutivo che ha dimostrato di poter risolvere ben poco; e infine altri ancora di un mero protagonismo di Renzi, che non è da escludere.
Al di là di quali siano però i veri motivi che hanno scatenato l’ennesima crisi di governo e di quali saranno le risoluzioni (si parla già di una maggioranza alternativa), Matteo Renzi ha genuflesso l’Italia più di quanto non lo fosse già. È questo l’aspetto probabilmente più assurdo della mossa dell’ex Premier: gettare benzina sul fuoco.
È vero, il Conte-bis non è stato in grado di gestire la pandemia, soprattutto nella seconda ondata di Covid19, però è riuscito nel bene e nel male a dare un punto di riferimento agli italiani. In una situazione di difficoltà del genere avere una stella polare è fondamentale, anche soltanto per avere qualcuno da responsabilizzare. Unità dev’essere la parola d’ordine, ma ovviamente non è stato così. Una crisi di governo non fa altro che scaraventare il paese in uno stato di incertezza senza precedenti. L’esecutivo è in caduta libera e adesso la palla passa (ancora una volta) al Presidente Mattarella, che deve gestire una situazione delicatissima.
Il lato ironico di questa assurda faccenda è che fu proprio Renzi a criticare i piccoli partiti in grado di spostare gli equilibri. Era il 2017, in carica c’era il governo Gentiloni e l’ex sindaco di Firenze si era dimesso dopo la sconfitta nel Referendum Costituzionale. La situazione era molto simile a quella attuale: Angelino Alfano con il suo partito Nuovo Centrodestra minacciava di far cadere il governo ed aprire una crisi. Che percentuale di maggioranza aveva? Meno del 5%. Renzi, ospite a Porta a Porta, fu tanto infastidito da commentare “È inaccettabile che i partiti sotto al 5% mettano i veti al governo”. Curioso come in tre anni “il Rottamatore”, così lo chiamavano, si sia completamente dimenticato la sua linea di pensiero. Ieri Alfano, oggi lui: com’è strana la politica.
Se pensate che sia finita qui, vi sbagliate di grosso. Il 4 Dicembre 2016 gli italiani furono chiamati alle urne per il Referendum che avrebbe sancito il taglio dei parlamentari e una serie di modifiche agli articoli della Costituzione. Matteo Renzi, aperto sostenitore del Sì, una volta sconfitto (anche abbastanza pesantemente) dal voto del popolo, decise di dimettersi dall’incarico di Presidente del Consiglio. Non parliamo dei mesi antecedenti il voto, che lo vedevano dichiarare un po’ ovunque “Se vince il No, considero finita la mia esperienza politica”, perché ormai hanno segnato un picco di ipocrisia senza precedenti. Parliamo invece della volontà degli italiani. Il popolo era stato chiaro: Renzi al governo non ci doveva più stare. Eppure paradossalmente qualche anno dopo è proprio lui, con un pugno di voti, a ribaltare il governo e soprattutto a decidere sulle sorti dell’Italia. Inutile girarci intorno: Italia Viva ha scelto il futuro della Penisola.
Senza dubbio una vicenda incredibile, ma che sconfina nell’assurdo se si pensa alle conseguenze. Settimane di contrasti infatti si potrebbero risolvere in un nulla di fatto, perché la possibilità di una maggioranza alternativa senza Italia Viva è più che mai presente. Se il governo Conte riuscisse a racimolare la manciata di voti necessaria per (ri)ottenere la maggioranza in Parlamento, allora quello di Renzi diventerà soltanto un trambusto mediatico senza risvolti. In tal caso sarebbe ancora più paradossale, ma ormai non c’è più da stupirsi.
Ad ogni modo quale sarà il futuro del governo rimane un’incognita non da poco, quel che è certo è che si è scritta un’altra pagina di ipocrisie e assurdità tutta italiana.