di Matilde Cianchi
Le api sono conosciute da tutti soprattutto perché a loro è dovuta la produzione del pregiato e amato miele, ma è fondamentale riconoscere loro il merito dell’impollinazione, che permette la riproduzione della maggioranza di piante e vegetali, fondamentale per regolare gli ecosistemi e garantire la salute del pianeta, assicurando servizi sistemici essenziali come la purificazione di aria e acqua, la regolazione del clima e il riciclo dei nutrienti. Questi insetti sono presenti sulla Terra da molto prima della comparsa dell’uomo, e anche per questo motivo è necessario rispettarli, poiché la loro scomparsa comporterebbe la rottura di una catena e di un ambiente naturale molto difficile da ricreare. Esse sono quindi una risorsa fondamentale per la biodiversità, poiché è solo grazie alla loro laboriosità che è possibile contribuire a mantenere il nostro ecosistema in vita.
Per questo motivo sono molti gli scrittori o i poeti che hanno descritto la meraviglia del mondo delle api, legata alla loro rigorosa organizzazione e al loro comportamento. È proprio quello che stupisce tutti coloro che si relazionano a questi insetti, poiché hanno dimostrato di avere una grande intelligenza, consapevolezza e stati simili ad emozioni. In un articolo del “The Guardian”, un giornale inglese, vengono riportate una serie di informazioni sul campo dell’intelligenza delle api. In questo articolo viene intervistato un professore di ecologia sensoriale e comportamentale delle api, Lars Chittka, uno dei massimi esperti in questo settore.
Egli ci dimostra che le api sono molto ingegnose, dato che sono in grado di contare, riconoscere volti umani, apprendere e applicare strategie, orientarsi nello spazio e comunicare informazioni. Il loro modo di comunicare è uno fra i più complessi e articolati, perché si basa su una moltitudine di stimoli chimici, tattili e acustici. Nonostante non abbiano un numero di neuroni troppo elevato, la vicinanza di questi ultimi permette una sinapsi più rapida grazie ad una velocità di comunicazione più elevata.
Ma ciò che impressiona è che è possibile addestrare le api semplicemente premiandole con dello zucchero a seguito della buona riuscita di un preciso obiettivo. Ad esempio, possono identificare volti anche dopo 12 sessioni di allenamento, diventando competenti in questo compito e mostrando ottime capacità mnemoniche.
Dallo sviluppo di vari esperimenti è stato possibile capire che questi insetti sono in grado di apprendere più facilmente se osservano la buona riuscita di un obiettivo completato da altre api, ma che sono anche in grado di migliorare la tecnica impiegata se può contribuire a rendere più efficiente la mansione. Lo stesso Chittka ha iniziato a chiedersi se creature così intelligenti avessero dei sentimenti, soprattutto a seguito di un esperimento dove alcune api subirono un attacco di un ragno a seguito del loro arrivo su un fiore, che le rese molto più titubanti nei successivi atterraggi. Queste api si mostrarono insicure anche nei giorni seguenti, esaminando attentamente ogni fiore prima di procedere con l’impollinazione, rivelando uno stato molto simile ad un’emozione negativa, come la paura. La concessione di un premio prima dell’ispezione permetteva alle api di avere meno esitazione, poiché infondeva in loro buon umore.
L’unica incognita è capire se queste api possiedono delle vere emozioni e se dispongono della metacognizione, ossia la capacità di riflettere, poiché secondo alcuni esperti non sono sufficienti le prove e i risultati ottenuti per poterlo dimostrare. Ad ogni modo, il professor Chittka ne è piuttosto convinto, e ripone la sua fiducia nelle capacità delle api, esposte a sfide sorprendenti. La questione di fondo è, infatti, la comprensione del cervello di questi straordinari insetti, un’incognita che forse non verrà mai risolta, ma che ci dimostra quanto la ricerca scientifica stia progredendo e quanto sia ancora in grado di stupire.