di Irene Stefanini
Fino a qualche anno fa non c’erano molti modi per informarsi, ma negli ultimi decenni la situazione è decisamente cambiata. Nonostante alcuni malinconici rimangano legati ai giornali, ormai i telegiornali ed i giornali online sono diventati il principale mezzo di informazione: gli adulti a piccoli passi sono passati dai giornali, poi al televideo e infine al telegiornale mentre i giovani che stanno entrando nel mondo degli adulti cominciano il loro cammino dai social network e dai siti internet.
Non conta il modo o il mezzo, l’età o la condizione sociale; oggi rimanere disinformati è pressoché impossibile.
Eppure, in questo clima di “sovra-informazione” sembra quasi che si stia diventando sempre più ignoranti e deficienti. Come già anticipato, i telegiornali sono la colonna sonora della nostra vita e le informazioni su internet sono diventate le nostre letture quotidiane. Così bombardati da notizie e informazioni, i nostri cervelli stanno perdendo la capacità di capire, recepire veramente il messaggio di queste: molto spesso sentiamo cronaca nera e servizi spiacevoli come fossero normalità e ci lasciamo scandalizzare dal gossip del giorno o dalla notizia sul calcio mercato.
Non riuscendo a sopravvivere in questa giungla di notizie, l’apatia e la superficialità sono diventati la nostra arma di difesa. Ci siamo abituati a sentire i telegiornali come sottofondo, non ascoltandoli veramente; a leggere solo i titoli di una notizia perché <<L’articolo è troppo lungo, non ho così tanto tempo>>; a guardare un giornalista e discutere su com’è truccata o vestita invece su come sta dicendo la notizia. Così ci sentiamo infinitamente edotti, tutti un po’ tuttologi e conoscitori, mentre bisognerebbe ricorrere più a Socrate ed al suo <<So di non sapere>>. Solo facendo questo sarà possibile risentire quella curiosità fanciullesca che spinge ad informarsi veramente, senza fermarsi alla superficie.
Anche perché, sempre più spesso, l’informazione sta diventando vittima delle così dette Fake News. Più o meno volontariamente, i mezzi di informazione e comunicazione diffondo notizie false e bufale clamorose, a cui però qualcuno in qualche parte del mondo, crederà. Secondo definizione, le fake news sono quelle notizie che non corrispondono a verità ma che sembrano comunque credibili e plausibili; è però difficile segnare il limite che divide il nero della falsità dal bianco della verità, e nel grigio della verosimiglianza c’è l’opinione e ci sono le credenze personali. Perciò è molto comune imbattersi in notizie che ci sembrano assurde scoprendo poi che milioni di persone invece ci hanno creduto. Inoltre quando a diffondere notizie errate è una fonte ritenuta attendibile o molto abile, diventa difficile riconoscerla.
La larga diffusione delle Fake News, come già detto precedentemente, è anche colpa del singolo che, accidioso e pigro nell’informarsi si limita a leggere e credere a quel che trova prima, schiacciando il grillo parlante che ci spinge ad usare il cervello e riflettere. Le bufale e le notizie false sono sempre esistite e sempre esisteranno anche perché dove c’è una informazione sbagliata lì c’è qualcuno pronto a crederci; in passato, però, queste erano dette dal vecchietto o dal ragazzotto del paese che si prendeva qualche battuta offensiva e la questione finiva mentre oggi al contrario chiunque può diffondere completamente dal nulla una notizia falsa e diffonderla su scala mondiale grazie all’ausilio dei mezzi di comunicazione.
In questo clima di “anarchia di opinioni” le istituzioni ed i governi stanno cercando di andare verso regimi più controllati e serrati, puntando a preservarsi e dare l’immagine di sé che preferiscono. Addirittura molto spesso sono gli stessi governanti e potenti che decidono cosa e come farci sapere le cose. Non è quindi tutta colpa nostra per come recepiamo le notizie ma anche di chi ce le dà. Questo discorso è importante non solo dal punto di vista delle notizie ma in ogni ambito della vita: saper filtrare attraverso un certo senso critico le informazioni e conoscenze che ci vengono date è l’unico modo per imparare e vivere veramente, per non essere burattini o robot in mano a chi ci ha convinto di più. Saper ragionare su ciò che ci viene insegnato e detto è fondamentale per non scivolare di nuovo in errori del passato e macchiarci delle stesse colpe. Essere completamente fuori dai condizionamenti e dalle “misure” a cui si è sottoposti quotidianamente vorrebbe dire essere un eremita fuori dal mondo, ma saper riconoscerli e decidere consapevolmente come e quando assecondarli o opporsi è il miglior modo per crescere ed essere sé stessi.
Perciò, leggendo quest’articolo, spero che qualcuno di voi dica che gli ha fatto schifo, che qualcun’altro lo apprezzi ma che tutti riflettano e che magari leggano qualche altro articolo sull’argomento o che la sera, sedendosi a tavola, mettano il telegiornale soltanto nel caso se la sentano di ascoltarlo e non di sentirlo soltanto.