Divisi tra un mondo dolce e verità a volte crude
di Rebecca Giusti
È difficile capire come sia meglio descrivere quel periodo non sempre feste in spiaggia e brillantini che va circa dai quattordici ai vent’anni, che si può anche non colorare di tinte morbide e pastello alla Disney Channel, ma può essere ben diverso, assumendo tonalità forti e scure. Si credono le più diverse cose su cosa possano provare questi strani esseri chiamati adolescenti, inquadrati nei modi più disparati nelle serie televisive e film, facendo sì che il mondo cinematografico confondesse leggermente le idee a chi si addentrava in questa fase critica o affascinante come un episodio di Dawson Creek, con tanto di inquadrature suggestive su un anonimo e placido lago (con d’obbligo un sospiro tanto per entrare nell’atmosfera irrealistica di una gioventù quasi perfetta).
In ogni caso, questa varietà di rappresentazioni disponibile alla visione di ognuno di noi, oltre a non profilare un futuro certo e definito per ogni ragazzino che le vede sperando di cogliere frammenti dei suoi anni a venire, garantisce comunque che ci siano diverse inquadrature per questo sfuocato periodo, che non essendo chiaro per nessuno di noi, trova la sua specificità e permette di immedesimarsi a tutti i giovani in qualche episodio delle moltissime serie che esistono al riguardo. Perché in realtà nessuno di noi sa per certo a cosa andrà in contro fissando uno schermo con delle figure che recitano la loro parte, ma così facendo riesce a comprendere i vari scenari che gli si possono presentare davanti.
Una cosa positiva della mole enorme di film, pellicole e quant’altro si voglia che vengono prodotte ogni anno su questo tema (oltretutto facendolo diventare nel tempo qualcosa di estremamente banalotto o mainstream, accompagnato sempre dalle stesse frasi come “eh si, l’adolescenza è l’età più bella! Oppure “è proprio il momento del primo amore!”) è che ce ne sono davvero di tutti i tipi: si passa dall’amabile “Zack e Cody al Grand Hotel” dove due divertenti gemelli compiono le loro strampalate avventure in un hotel (come dice il titolo) a cinque stelle, dove risiedono con la madre famosa cantante, fino ad arrivare a “Skins”: serie molto criticata degli anni duemila dove ragazzi vestiti di colori fluo e ragazze con mini abiti sopra i jeans fanno un ampio consumo di droga e combattono quotidianamente disturbi alimentari e depressione, riportando questi difficili ostacoli con disarmante chiarezza e in modo fortemente esplicito.
La realtà è che nel ventunesimo secolo si è preso coscienza di quanto questa età può essere emozionante, di quanto non si riesca a gestire ogni singola sensazione che ti sfiora e ti travolge come una forte risacca che provi costantemente per qualunque cosa. Naturalmente anche a diciassette anni esistono le persone decise ed inquadrate che sanno cosa fare di loro stessi, ma non ci sono solo protagonisti di serie a lieto fine che gioiscono perché la ragazza ha risposto al loro messaggio dicendo che “sì, stasera verrei a prendere una bibita con te!”, altri si fanno travolgere dalla risacca.
Dal 2006 al 2010 è stata prodotta la serie che ha caratterizzato almeno un periodo di vita di tutti i noi (dove sfortunatamente i più presi dalle puntate di questo capolavoro e pietra miliare del cinema sono corsi con le mamme nei negozi di giocattoli a comprare code da sirena), ovvero “H2O”. Graziose ragazzine al contatto con l’acqua si trasformano in bellissime sirene in una regione costiera americana: la loro unica preoccupazione è il frappè da ordinare nel bar davanti al tanto temuto mare (che poi non si capiva come mai in ogni episodio, se era una cosa così segreta la loro doppia identità, almeno una si trasformava sempre). In Zoey 101 è dipinta la pittoresca vita di una studentessa di un college e i suoi compagni di studi, personaggi dai look ambigui (ma li perdoniamo perché sono tutte serie che rispettavano la discutibile moda degli anni 2000) e risate perenni, che dividevano la loro esistenza tra il provare a conquistare la loro crush di sempre e fare dei giri con le biciclette e monopattini nel parco della struttura scolastica.
Naturalmente questi telefilm rappresentano alla perfezione l’aspetto più romantico, felice e mieloso di tutta quella parte di vita di cui abbiamo parlato fino ad ora. Fino a qualche anno fa le serie erano caratterizzate solo da amichevoli ragazzini alle prese con la loro noiosa routine, ed i protagonisti erano immancabilmente giovani che inseguivano i loro sogni per terminare la loro ascesa nel finale di stagione, quando finalmente (e forse prevedibilmente) riuscivano ad entrare in quella prestigiosa scuola dall’altra parte dello stato o venivano ammessi in scuole di danza famose dal nome inglese e snob.
Oggi il campo si è parecchio allargato: tra le principali case produttrici come Netflix, Universal Picture e molte altre, sono apparse delle “new entry” alquanto fuorvianti sull’opinione che l’assiduo pubblico di tutte le precedenti stagioni si era fatto sugli esseri strani di cui parlavo prima. Euphoria, Spinning Out, The end of the fucking world, e nella mia opinione Skins all’ennesima potenza, rappresentano tutto ciò che non si voleva far vedere un tempo, perché considerato un po’ tropo strano (ma in fondo chi dice che i teenagers non sono strani mente in generale o a sé stesso) e forse troppo diretto, fino a rendere invalicabile il via libera dei genitori per vedere queste serie. La domanda infatti è senza risposta: è una via migliore da percorrere il sensibilizzare su tutti gli ambiti crudi e riguardanti gravi problemi di quest’età o risparmiare i ragazzi più piccoli da immagini così turbanti perché rendendo pubbliche queste pellicole si potrebbe creare l’effetto opposto, ovvero la voglia di emulare questi comportamenti?
Euphoria è stata prodotta nel 2019 sotto la direzione di Sam Levinson: ha catturato il pubblico per la sua ambientazione psichedelica e caratterizzata da presenza quasi costante di luci soffuse, musiche del produttore discografico Labirinth e sceneggiatura molto ben realizzata. La trama consiste nella voce della protagonista, Rue Bennet, diciassettenne tossicodipendente che racconta gli eventi della sua vita, che subiscono una grande svolta dal suo incontro con una ragazza di nome Jules. Altre serie tv parlano di questi importanti temi, come quelle già citate prima. Glee, Skam, Gossip Girl, Sex Education e molte altre sono quindi sono pochissime facce di un’infinita medaglia che cambia ogni secondo con l’avanzare generazionale, non esiste un modello preformato dove ci si inserisce quando si entra nella cosiddetta fase dello sviluppo o una sorta di vestito da indossare in questo periodo, in realtà si sente solo una forte risacca in lontananza e quello è il momento in cui tutto cambia.