di Giacomo Xin Hu
In questa sua Breve storia della scienza, prima di ripercorrere la storia delle scoperte e delle riflessioni dell’uomo sulla natura, dalle prime opere scritte fino agli ultimi anni del XX secolo, Eirik Newth sviluppa una premessa relativa all’importanza del sentimento della curiosità considerato come ciò che ha permesso alla specie umana di conoscere il mondo che lo circonda. Fin dai primi passi della sua evoluzione la curiosità è stata fondamentale per l’uomo: lo spirito esplorativo ha portato i nostri antenati a spostarsi per il globo, ad apprendere e a crescere fino ad arrivare ai nostri giorni. Il compito che l’autore si è dato non è facile: infatti, riportare millenni di scoperte e teorie scientifiche costituisce una grande mole di lavoro che non ammette omissioni.
L’autore spiega con grande cura tutta la storia dell’uomo facendo focus sulle tappe più importanti della scienza; espone in maniera semplice e concisa, portando diversi esempi, che possono aiutare il lettore a comprendere teorie, che specialmente nell’ultima parte del saggio, diventano più complicate. Nel libro Newth analizza il lavoro della scienza, intesa soprattutto come ricerca della verità, mette in primo piano i processi della conoscenza e il loro rapporto con la società, facendo anche trasparire una visione positiva dello scienziato, elogiandone la ricerca e creando attorno agli scienziati più famosi e importanti la curiosità del lettore. Spiega dunque come si sia evoluto il pensiero razionale e lo confronta con il periodo di riferimento, utilizzando un metodo divulgativo che a mio parere aiuta molto il lettore sia ad allargare la propria visione di un periodo storico, sia per comprendere il rapporto dell’uomo con le innovazioni tecniche nel loro rapporto con le scoperte scientifiche.
Newth inizia presentando il filosofo Talete, uno dei primi “scienziati” di cui si ha notizia e sottolinea la sua importanza per essersi chiesto di che cosa fosse composta la natura che lo circondava. La Grecia diventò quindi non solo una delle civiltà più importanti in campo culturale, ma anche in campo scientifico, sviluppando le menti dei filosofi naturalisti, (Anassimandro, Anassagora, Democrito, ecc.) i primi veri ricercatori della natura.
Dopo l’ingresso della cultura romana nella ricerca sulla natura questa iniziò una parabola discendente e le principali scoperte furono realizzate da popolazioni arabe, soprattutto nel periodo successivo all’avvento del profeta Maometto, quando gli Arabi iniziarono a conquistare i territori circostanti nei quali si diffusero l’organizzazione politica e i fondamenti della cultura religiosa e scientifica dell’Islam. Nella accademia fondata nella città di Baghdad furono istruiti diversi alchimisti e matematici che diffusero le loro conoscenze in tutto il Mediterraneo dando origine anche allo scambio con un’altra grande civiltà antica, quella della Cina; da tale processo di assimilazione e di diffusione ebbero origine diverse conoscenze che si tradussero in numerose invenzioni (la polvere da sparo, la bussola, strumenti di calcolo).
Lo scenario quindi si sposta in Italia con Galileo Galilei, cui l’autore dedica un intero capitolo, soffermandosi non solo sulla teoria eliocentrica, ma anche sulla vita e sullo scontro con il clima di repressione della Chiesa. Prende avvio da questo personaggio l’evoluzione del pensiero riguardo alla definizione del sistema solare e ai movimenti dei pianeti. Newth passa quindi alla biografia di Isaac Newton, un altro grande scienziato ricordato specialmente per le sue tre leggi fisiche, anche se, leggendo il libro, si scopre che non furono le scoperte da lui ritenute più importanti; infatti Newton studiò anche la luce, teorizzando che fosse composta da particelle, e criticò aspramente chi pensava il contrario. Elaborò anche il calcolo infinitesimale in contemporanea con Leibnitz, scontrandosi con lui per la paternità della scoperta, e soprattutto, fu un appassionato di alchimia, tanto che questa passione, cui dedicò gran parte delle sue energie intellettuali, gli provocò delle gravi malattie.
Nei decenni successivi nuovi studi portarono ad importanti scoperte nel campo dell’elettricità, aprendo la strada allo studio delle onde gravitazionali e degli atomi. A questo punto l’autore premette che le teorie descritte saranno più complicate: infatti nei capitoli conclusivi vengono presentate le teorie della fisica quantistica e della relatività di Einstein, due branche della fisica veramente interessanti e che Newth cerca di spiegare nel modo migliore possibile. Nel capitolo finale poi fa un’ultima esortazione al lettore, portando anche la sua esperienza personale, e spiega chi è uno scienziato del nostro tempo: non colui che aspira a rivoluzionare da solo la conoscenza scientifica, ma colui che condivide, dissemina e confronta le sue conoscenze con la comunità scientifica tutta, con grande umiltà e generosità, in tutte le sedi possibili, università, congressi, organizzazioni di ricerca internazionali e nazionali, al di sopra delle molte, troppe strumentalizzazioni da parte dei poteri politici ed economici.
A lettura terminata, penso che il libro possa rivelarsi molto interessante e particolarmente utile per chi conosce poco la scienza e che cosa sta dietro di essa: la conoscenza della sua storia e dei suoi protagonisti può infatti risultare affascinante per chiunque abbia qualche interesse, anche a scuola, per le materie scientifiche.
Allo studio della storia della scienza dovrebbe però essere abbinato anche quello della filosofia della scienza, il cui fortissimo legame con la storia della scienza viene sottolineato anche in questo libro. Sebbene venga rilevato dall’autore che dopo Cartesio (ma in realtà sarebbe stato più corretto dire dopo Leibniz) il filosofo e lo scienziato sono state due figure distinte, la storia ha dimostrato come qualunque innovazione, se non viene compresa e studiata da un punto di vista filosofico, può portare sia dei benefici che dei danni.
Un esempio evidente può essere costituito dalla scoperta della bomba atomica, che ha portato molti scienziati a porsi diversi problemi etici. Nel saggio di Newth l’argomento non viene analizzato approfonditamente, ma in un’epoca in cui le scoperte scientifiche e tecnologiche aumentano esponenzialmente questo è un ambito di riflessione di grande rilievo sia per lo scienziato che per la comunità socio culturale, come attestano i dilemmi bioetici suscitati dalla clonazione di esseri viventi, o quelli implicati dalla convivenza con dei robot intelligenti e le loro specifiche implicazioni.
Eirik Newth, Breve storia della Scienza, Salani Editore (nuova edizione 2013).