Il mio amico Federico7 min read

di Michele Puccini

Migliaia di volte ci è capitato di approcciarci a temi complessi e situazioni che ci appaiono molto più grandi di noi, ma spesso essi sono più semplici di quanto non sembrino, infatti basterebbe semplicemente una lettura in chiave storica degli eventi per riuscire a risolverli e gestirli in modo consapevole. L’uomo ha sempre avuto il desiderio di dominare la storia e di essere ricordato in maniera indelebile all’interno di essa. Molti sono i modi in cui si è cercato di farlo: conseguendo grandi successi militari oppure realizzando nuove scoperte, ma anche distinguendosi per le proprie doti umane e morali,restando così impressi nella memoria collettiva per la persona che si è stati. Molto spesso non sono i grandi della storia che influenzano il nostro privato o le nostre decisioni: sono molto più potenti per incoraggiarci, o anche per abbatterci, le parole di un genitore o di un nonno, magari anche di una “guida spirituale” o di un Professore. Noi ragazzi, in particolare, passiamo a scuola la maggior parte del nostro tempo ed è inevitabile trovare delle figure che per noi diventano “di riferimento”, a cui ci ispiriamo e che vorremmo, in futuro, imitare per caratteristiche e qualità.È proprio il desiderio di cui ho parlato prima, di stare ancora un po’ più a lungo con i propri Cari, anche se questi non ci sono più oppure di fermarsi e di restare più tempo con chi pensiamo che stia per lasciarci che ci spinge a tenere lettere, fotografie, ritagli di giornale, album e libri come ricordi indelebili all’interno di una capsula del tempo come ricordi di una “memoria comune”. Se viaggiare fisicamente nel tempo è, almeno per il momento, impossibile, non lo sarà mai mentalmente, con i nostri pensieri e con la nostra testa.                            Discorso a parte è quando siamo più piccoli: i bambini sono dotati di una potente forza,quella dell’immaginazione, che gli permette di spaziare con la mente senza per forza avere ricordi particolari e di creare anche le cose più belle che possiamo pensare.

E’ proprio per questo motivo che un piccolo bambino cercava di riportare alla luce ogni epoca passata, dalla Preistoria ai giorni nostri.

Il nostro piccolo aspirante storico sapeva dell’importanza che le fonti hanno all’interno dello  studio di un periodo, non a caso i suoi genitori decisero di ritagliargli proprio un piccolo spazio in giardino in cui potesse giocare a fare l’archeologo che cercava fossili e le rovine di antiche civiltà. Fu proprio un giorno in cui mentre giocava pensò che avrebbe potuto trovare qualcosa di più interessante all’interno della soffitta della propria casa. Sapeva bene che non poteva andarvi senza mamma o papà in quanto le scale erano traballanti e la stanza buia e polverosa, ma la curiosità e il fascino della situazione presero il sopravvento.                                                                                                           La soffitta era costituita da un singolo locale, al cui interno si riusciva a malapena a stare piegati ma lui, per via della sua bassa statura, riusciva a muoversi facilmente e sgusciare tra uno scatolone e l’altro a curiosare. Il caso volle proprio che un piccolo raggio di luce illuminasse una scrivania, bianca e malconcia. Il truciolato di cui era fatta era sciupato, corroso dalle termiti che lentamente e inesorabilmente rosicchiavano pure le gambe del mobile, proprio come già avevano divorato la parte superiore dello sportello di destra ad esso collegato.  C’era solo una piccola parte del banco dove l’azione del tempo sembrava essersi fermata: si trattava di un piccolo cassetto, posto a sinistra, proprio come a sottolineare che dentro ci fosse qualcosa di speciale che doveva essere scoperto.                                                                                                                    Fu così che il piccolo curioso aprì il cassetto.                                                          A primo impatto rimase deluso in quanto lo stupore e la curiosità iniziale si spensero alla vista di un voluminoso foglio, anche se però furono ben presto riaccesi dal fatto che esso era macchiato, sul retro, da una sorta di macchia rossa che sembrava essere un timbro. Era un vero sigillo di ceralacca, rosso scarlatto, con un documento ripiegato molte volte e con qualcosa che scivolava all’interno della carta, che da fuori risultava ingiallita e macchiata. L’iniziale desolazione si convertì presto in curiosità e perplessità: come era possibile che proprio in casa sua ci fosse un documento conservato così? Doveva essere sicuramente qualcosa di molto antico, e quindi preziosissimo…e se avesse trovato una mappa del tesoro? La cosa migliore era custodire gelosamente la scoperta, riporla nella tasca più piccola del proprio zainetto e aprirla in segreto. Attese la notte, sicuro che anche i genitori stessero dormendo e tagliò con cura la cera… Il misterioso oggetto che scivolava si rivelò essere una serie di fotografie e il documento era una lettera, datata 29 Maggio 2024. Le immagini ritraevano tutte lo stesso ragazzo: era alto, magro, moro e con gli occhi verdi, lo fissavano in momenti diversi: quando giocava a calcio con la sua squadra, quando era con i suoi amici e compagni di vita, quando era con la sua famiglia. Aveva trovato una capsula del tempo! Qualcuno aveva deciso di fermare alcuni momenti, alcuni attimi, proprio come facevano in passato con fotografie cartacee e incidendo qualcosa di importante, significativo per lui su carta e chiudendolo addirittura con un sigillo, un’impronta forte, storica. C’era però adesso un altro insormontabile ostacolo per lui: la scrittura della lettera era tremolante, come se nel contempo questa venisse redatta l’autore fosse particolarmente coinvolto da un sentimento, una sensazione speciale, che stava provando. Ciò la rendeva a lui incomprensibile. Solo suo papà, che era medico e quindi ai suoi occhi capace di decifrare anche i geroglifici egizi oltre che le incomprensibili calligrafie dei suoi colleghi, avrebbe potuto aiutarlo. Malgrado l’ora e tutti gli sforzi fatti per non farsi scoprire entrò di colpo nella camera dei suoi genitori, svegliandoli e insistendo per farsi leggere il contenuto. Il padre inizialmente addormentato si chiedeva dove avesse trovato quei fogli, ma preso dalla nostalgia non si curò di questi dettagli e iniziò a leggere:

“Caro Federico, ti scrivo, ti parlo come se fossi un tuo amico di vecchia data, anche se è solo qualche anno che ci conosciamo. Sei un uomo grande, magnanimo. Quando penso a te non vedo una persona che da ordini o imposizioni, tentando di costringermi ad accettare un’autorità che non voglio, ma noto qualcosa di diverso, di speciale: mi appassioni, mi coinvolgi e mi rendi partecipe. Non hai mai visto un numero o una semplice posizione di un elenco di nomi disposti in ordine alfabetico, hai saputo guardare nei miei occhi e hai visto un cuore, ricco di emozioni, una mente, piena di idee, e un’anima, che di fronte agli eventi che la circondano non rimane indifferente. Sei un uomo che non si fa problemi a scommettere sulle capacità dei propri ragazzi. Fin dal primo giorno mi hai fatto affrontare argomenti complessi, dandomi spazio e stimolando le nostre discussioni. Ricordo ancora la prima occasione avuta per conoscerci, dove hai ascoltato me e gli altri per ore, rendendomi parte attiva di te, proprio come mi ascolti e aiuti ora, quando ho bisogno di conforto. Tutto ciò perché credi in me, in noi, e nel fatto che possiamo avere un grande futuro.Provo sempre un enorme piacere a parlare con qualcuno che dia un peso, non solo alla mera quantità di nozioni, ma anche al fatto di avere a che fare con uomini e donne consapevoli di sé stessi, delle proprie doti.                                                                                 Non posso non portarmi dentro di me un uomo che ha lasciato un segno così importante nella mia storia.                                                                                   L’affetto che provo nei tuoi confronti è come quello che si ha per un nonno, uno zio speciale. Il tempo, prima di separarci, è quasi agli sgoccioli, ma ne resta ancora a sufficienza per fare un ultimo tentativo.

Te lo chiedo più che da alunno da persona che ha ancora bisogno della tua umanità, dei tuoi insegnamenti. Ne abbiamo tutti bisogno.Fai questo piccolo sforzo e chiudiamo assieme questo ciclo con un finale stupendo,terminandolo proprio come è iniziato: nella maniera migliore possibile, nel luogo dove ti sei consacrato e dove sei noto a tutti per essere così speciale: la scuola.Per alcuni di noi, dopo, inizierà un altro percorso, quello universitario, per altri ci saranno altre strade che li attendono e pure per te inizierà un nuovo periodo della tua vita, dove,dopo aver passato una carriera ad arricchire gli altri con i tuoi insegnamenti potrai goderti il tuo meritato riposo e tornare a dedicarti al tuo grande amore, la scrittura. Adesso però devi ancora scrivere con noi ancora la pagina più importante di tutte, quella del quinto anno, aiutandoci a finire di coltivare le nostre passioni. Federico, ti prego, resta!”

L’inchiostrò in fondo alla carta si sbiadì, era caduta una lacrima.

 

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