Un’intervista al professor Paolo Vannucci a cura di Alessandro Vannucci
Per capire le cause dell’incendio di Notre Dame a Parigi e sapere quali sono le proposte per la ricostruzione della cattedrale è stato intervistato il prof. Paolo Vannucci, ordinario di meccanica delle strutture all’Università Paris-Saclay, direttore del progetto di ricerca Cathédrales Durables per la protezione dei monumenti contro gli attacchi terroristici, membro del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Scienziati per la Ricostruzione di Notre Dame.
1D Quali sono le particolarità strutturali della cattedrale di Notre Dame e dove si è sprigionato l’incendio?
1R Notre Dame è stata costruita a partire dal 1163, le sue dimensioni la inseriscono nel gruppo delle più importanti cattedrali gotiche; ha 5 navate, matronei di grande ampiezza e gli archi rampanti più grandi al mondo. La sua copertura, costituita da una struttura in legno chiamata la foresta, perché composta da circa 1300 querce, corrispondenti a circa 20 ettari di foresta, è andata distrutta nell’incendio del 2019.
2D Come mai è stato così difficile controllare e spegnere l’incendio del 15 aprile scorso?
2R Per diverse ragioni, prima tra tutti la grande quantità di legno che ha agevolato il propagarsi delle fiamme. La struttura si trovava a 35 metri di altezza in un locale di difficile accessibilità; infatti vi si poteva entrare solo dopo avere salito diverse scale a chiocciola, essere usciti all’esterno per infine giungere, dopo un’altra scala, in questa specie di enorme soffitta.
Quando il fuoco ha preso piede nella struttura, l’elevata temperatura ha reso impossibile accedere alle parti incendiate. Inoltre i getti di acqua dall’esterno sono stati efficaci solo dopo la fusione della copertura in piombo, che avviene a circa 327°C; la dispersione del metallo nell’ambiente limitrofo ha provocato una pioggia altamente pericolosa rendendo impossibile l’avvicinamento dei vigili del fuoco.
3D Quali misure potevano essere prese per evitare un tale disastro?
3R Non sappiamo ancora quali sono state le cause che hanno scatenato l’incendio; si pensa che, molto probabilmente, sia stato dovuto ad un guasto durante i lavori di straordinaria manutenzione sulla copertura, ma ancora oggi non abbiamo alcuna conferma.
In linea generale, non considerando l’origine delle fiamme ma l’incendio vero e proprio, siamo certi che non poteva essere spento dall’interno perché una volta avviato l’incendio, ben presto è diventato incontrollabile. Per noi studiosi, l’unico modo per evitare tale catastrofe era disporre all’interno della copertura dei sistemi di spegnimento automatico, assenti al momento dello scoppio dell’incendio; ogni altra misura era puramente illusoria.
4D Quanto, secondo lei, dureranno i lavori di restauro?
4R Difficile dirlo, esistono diverse problematiche da superare prima della ricostruzione. È necessaria una diagnosi dello stato di salute della struttura che a causa delle alte temperature a cui è stata sottoposta ha forse subito un danneggiamento della pietra nelle parti portanti più alte. Infatti, si stima che la temperatura dell’incendio abbia superato i 1000°C, per una potenza massima stimata a circa 2500 MW, l’equivalente della potenza di tre centrali nucleari. Sopra i 900°C, inizia il processo di degradazione della pietra calcarea, la carbonatazione: la pietra perde le sue proprietà di resistenza ed elasticità, e deve così essere sostituita.
Quindi sono in corso analisi e studi per comprendere lo stato di salute delle strutture residue; in particolare, dovranno essere accertate le condizioni della volta ancora in posto, mentre una parte è già stata distrutta dall’incendio.
Un’altra questione, impellente, riguarda le impalcature d’acciaio dei lavori di manutenzione che sono state altamente danneggiate dal fuoco; mentre una parte è crollata, l’altra si è deformata, per cui deve essere rimossa attraverso un lavoro molto complicato che può essere attuato solo previa messa in sicurezza della parte sottostante.
L’inquinamento da piombo riguarda la bonifica necessaria per l’accessibilità all’edificio; infatti, le 400 tonnellate di questo materiale che ricoprivano il tetto di Notre Dame, si sono in gran parte fuse e riversate attorno alla cattedrale.
In questi giorni in Francia, assistiamo al dibattito riguardante la tecnologia impiegata per la ricostruzione della copertura, diverse sono le ipotesi. Se il tetto si dovesse ricostruire come era, con carpenteria in legno, sappiamo dai testi storici che una squadra di 15/20 persone in circa 19 mesi può ricoprire l’intero tetto della cattedrale, utilizzando ancora i metodi in uso nel XIII secolo. Sicuramente la ricostruzione di un importante simbolo di Parigi dipenderà dalla volontà e dall’organizzazione delle amministrazioni preposte al restauro.
5D Cosa, secondo Lei, si può imparare da un evento così drammatico?
5R Le cattedrali gotiche sono edifici straordinari non solo dal punto di vista artistico ma anche tecnico, e necessitano di cure particolari. Troppe volte si sono visti casi, soprattutto in Francia, di opere monumentali che sono state incendiate durante i lavori di manutenzione e questo denota una scarsa cura da parte delle imprese coinvolte. Oggi abbiamo le capacità scientifiche e tecniche per ovviare a questo tipo di incidenti. Sarebbe importante che le autorità comprendessero l’apporto che gli studiosi possono dare per la cura di monumenti così importanti, prestigiosi e delicati.
La vera ricchezza dell’Europa è la sua cultura: se distruggiamo per incuria i nostri monumenti, perdiamo il nostro passato, talvolta, come nel caso di Notre Dame, dei monumenti unici. Oltre il danno storico e artistico, questi incidenti diminuiscono anche il turismo, importante risorsa economica del paese.