di Francesco Mammone
Calcio, basket, pallavolo, tennis… Questi sono gli sport più praticati dai ragazzi negli ultimi anni. Io sono Francesco, un ragazzo di 16 anni al quale, come penso alla maggior parte, piace fare sport. Io però non pratico nessuno degli sport elencati lì sopra, al massimo da piccolo avrò provato basket e forse calcio. Lo sport che pratico io non è molto conosciuto, anzi, possiamo dire che la gente appena lo sente nominare pensa e dice sempre <<Ah, ma esiste come sport?>> oppure << Non pensavo fosse agonistico come sport>> e fin qui tutte le risposte sono accettabili. Ci sono però stati alcuni casi in cui mi è arrivato questo tipo di risposta <<Invece di metterti a fare calcio o basket, ti sei messo a praticare questa “cosa” da sfigati, ma non ti vergogni?>>. Io all’inizio mi sentivo offeso, perché in questi casi già venivo praticamente escluso solo perché pratico uno sport non conosciuto, o al massimo poco conosciuto perché giocato solo a scuola nell’ora di ginnastica. Ma io, proprio per queste risposte, sono felice e orgoglioso di fare questo sport, perché ho capito che sono stato in grado di distinguermi.
Ora non voglio divagare, infatti in questo testo spiegherò un po’ il dodgeball, o palla avvelenata, e le sue regole. Dodgeball alla lettera significa: palla schivata. È diventato popolarissimo in America dopo il film “Palle al balzo” del 2004, quindi è uno sport giovanissimo, però esisteva già da prima. In America è professionistico, in Europa invece dilettantistico, ed è arrivato circa negli anni 2000. In Italia precisamente nel 2007, quando è stato riconosciuto come sport dal Centro Sportivo Italiano. Esiste un campionato, anzi 2 campionati, con varie precise regole e con squadre sparse per l’Italia, ma soprattutto in Emilia-Romagna. La mia squadra è la Lucca Dodgeball, chiamata ora Polisportiva Capannori. Le regole sono un po’simili alla palla avvelenata giocata a scuola: si gioca con 5 o 6 palloni a seconda del campionato, con 6 giocatori per squadra, in un campo di 9×18 metri, abbastanza spazioso, ma bisogna stare attenti comunque a dove si mette i piedi e non finire fuori dal campo. Lo scopo è eliminare col pallone più giocatori avversari possibile, e per eliminare col pallone ci sono 2 modi: o lanci e colpisci l’avversario con la palla prima che quest’ultima cada a terra, oppure blocchi la palla al volo. Il consiglio per avere la meglio in tutti e due i casi è: lanciare la palla il più forte possibile e stare un po’ bassi con le braccia aperte in modo da chiuderle velocemente per bloccare le palle che ti arrivano. Inoltre bloccando la palla al volo non solo elimini il lanciatore, ma un tuo compagno che è stato in precedenza eliminato torna in campo, ci guadagni 2 giocatori!!! Purtroppo se si mette anche una sola parte del corpo fuori dal campo, o nella parte del capo avversaria, sei eliminato, ecco perché dobbiamo stare attenti. Poi c’è il tiro nullo, ovvero l’eliminazione del lanciatore per aver lanciato il pallone oltre un metro sopra o ai lati del giocatore. Le partite durano 30 minuti con 2 tempi da 15 e una breve pausa fra essi. Una volta che vengono eliminati tutti i giocatori i palloni vengono risistemati al centro e la squadra vincitrice del game prende un punto, al fischio finale la squadra che ha più punti vince la partita. Se al termine di un tempo o della partita non sono ancora stati eliminati tutti i giocatori di una delle due squadre, vince quella che ha più giocatori in campo.
Insomma, nel dodgeball devi stare attento sempre, sia a lanciare nel posto giusto al momento giusto, con la forza e mira giuste, sia a non ricevere pallonate, e vi assicuro che in alcune parti del corpo non è per niente gradevole. Vorrei ora dire alcune parole riguardo alla mia esperienza nel dodgeball finora: Ho iniziato a praticarlo il 21 ottobre del 2016, con un mio amico, il quale ha dovuto smettere un paio di anni dopo per dei problemi alla schiena; comunque è sempre rimasto in contatto con la società. La prima annata 2016/2017 è stata un po’ fatta solo di tornei, perché era uno dei primi anni che la mia squadra disponeva di una squadra giovanile. Sicuramente la stagione migliore è stata quella successiva, la 2017/2018, con un terzo posto nel nazionale e un primo nella supercoppa giovanile. Non mi dimenticherò mai il momento in cui il mio allenatore, in una giornata in trasferta a Forlì, ha alzato le braccia al cielo dalla gioia perché eravamo passati ai playoff per un pelo nonostante avessimo partite in meno; una goduria infinita. Quella stagione l’ho vissuta pienamente, forse al contrario delle due successive, nelle quali ho fatto solo alcune partite, ma sono state comunque belle stagioni. La prima l’ho un po’ saltata un po’per la scuola e un po’ per alcune lussazioni, la seconda per il coronavirus, il quale ha fatto proprio sospendere le attività da un certo punto in poi. Pensate che a causa sua i playoff si sono giocati a settembre anziché a maggio. In conclusione, non mi sono mai staccato da questa squadra e da questo sport, perché mi sono trovato così bene e ho avuto un ruolo molto importante nella squadra, che negli altri pochi sport che ho provato non sono mai riuscito ad avere. Semmai un giorno il dodgeball in futuro dovesse diventare professionistico e abbastanza conosciuto, e lo spero, farò un lavoro in quell’ambito.