di Margherita Azzi
La sua colpa. Avere dei genitori che credevano in un futuro migliore. Com’è ingiusta la vita! Chi ha deciso che lui dovesse nascere in Siria ed io in Italia. Chi ha deciso che lui non avesse nulla e io avessi tutto. Questo non lo so. So che questo bambino senza vita è diventato il simbolo della politica sull’immigrazione europea. Ma per me l’Europa non è questa. L’Europa è la culla dell’illuminismo. Dell’universalismo dei diritti. Per citare Kant: “il diritto non deve mai adeguarsi alla politica ma è la politica che in ogni tempo deve adeguarsi al diritto”.
Tutto il mondo sta vivendo una grossa crisi; poiché sta attraversando una grande trasformazione, dovuta principalmente a tre fattori: rivoluzione digitale, crisi economica, emergenza climatica e sovrappopolamento. Abbiamo paura e continuiamo a guardarci indietro al passato, a quello che ormai è perduto e non abbiamo la forza morale e intellettuale di guardare al cambiamento con coraggio e speranza. Bisogna creare nuovi lavori, nuovi modi di gestire la società, ci evolviamo. Ma con quali costi sociali avverrà tutto questo? Perché il rischio più grande è che a pagare siano gli ultimi per cultura, per reddito, quelli che adesso stanno perdendo il lavoro perché magari sostituiti da una macchina, sono i più fragili, i più precari, quelli che hanno più paura, quelli che hanno risentito di più delle politiche individualistiche degli ultimi trent’anni e che in un momento di crisi come questo sono più esposti.
Tutto questo ci ha portato a narrazioni politiche nazionaliste, razziste, fasciste, populiste, che strumentalizzano la paura e l’ignoranza. Un’altra caratteristica che accomuna tutte queste politiche sono dei leader che si mimetizzano nella massa fingendosi “semplici”, uomini comuni che sbagliano, che non fanno discorsi complicati, che strumentalizzano la patria, la bandiera, l’essere italiani, francesi, americani etc… che danno a problemi complicatissimi soluzioni facili che tutti capiscono, creano delle frasi tormentoni, che il più delle volte non hanno nemmeno un vero significato. In questa precarietà sociale e politica, aggiungiamo milioni di persone, che in cerca di una vita migliore, un futuro migliore, arrivano nei paesi occidentali già frammentati e in crisi. Questi immigrati sono diventati un must dell’attuale populismo occidentale, e sono diventati il problema, il nemico, il cattivo, il diverso, l’estraneo.
Ed ecco che si arriva alle nostre narrazioni: il ritorno all’odio razziale. Vengono qua e ci rubano il lavoro, sono delinquenti, stuprano, sono animali. Ne ho sentite di ogni. Ma è adesso che non voglio cadere nel solito moralismo e chiarire subito che io non starò qua a fare il solito commento buonista: sono persone che scappano dalla guerra, dalla fame, dalla povertà e spesso, sì, quando non integrati, ma ghettizzati – cosa che tengono molto a fare queste politiche sovraniste – spesso diventano delinquenti, spacciatori, irrispettosi. Ma è qui il punto: anche loro sono esseri umani tali e quali a noi. Se infrangono la legge devono andare in galera tanto quanto un italiano che infrange la legge. Il punto cruciale è che buoni, cattivi, delinquenti, belli, brutti, grassi, magri neri, bianchi o gialli hanno diritto alla vita.
Quindi ricordiamoci chi siamo. L’Europa. Siamo quelli che lottano per i diritti dell’uomo, per la parità, per la giustizia. Quindi cerchiamo di guardare al futuro senza paura, cerchiamo di creare un nuovo mondo, dove nessun bambino deve morire sulla riva del mare, che sia nato in Nigeria, in Italia, in Francia, in Germania o in Congo. Non ho la soluzione a tutti questi problemi, ma so che parte della soluzione è rimanere speranzosi e positivi, guardare al futuro senza paura, esortare alla sensibilizzazione che avviene attraverso lo studio, la lettura, il buon cinema, la storia e altre mille cose. ritorniamo tutti ad essere umanamente umani. Cerchiamo di aiutare gli ultimi invece che deriderli, ignorarli e demonizzarli, sennò sì che si ‘rinnesca’ tutto il meccanismo della politica con la falsa retorica, populista e nazionalista. Perché ricordiamoci tutti che quel bambino poteva essere uno di noi.