Un “gioco a rappresentanza zero”
di Leonardo Martini *
In Spagna come in Italia, ma anche in altri paesi considerati più “moderni”, si verifica un fenomeno forte ma poco analizzato, pericoloso e sottovalutato. Il distacco delle nuove generazioni dalla politica e dalla attività sociale, sempre sulla bocca di tutti, ha infatti radici molto più profonde: i partiti politici, risultano del tutto inefficienti rispetto ai dubbi e alla ricerca di certezze dei ragazzi di oggi. Rispondono a problemi di un elettorato vecchio, garantendosi voti e poltrone. Parlano di pensioni che forse non vedremo mai, di rapporti interni che interessano solo loro, si scherniscono con linguaggio basso su quisquiglie inutili.
Intanto là fuori tutto cambia e nessuno sa indicare un’idea di società nel futuro, un disegno o un orizzonte. Il mondo corre, trainato dalle compagnie hi-tech e da quella ricetta perfetta, per loro, per la quale siamo tutti allo stesso tempo clienti e lavoratori a disposizione. Il mondo corre e si sviluppa in direzioni difficili da prevedere e con obiettivi imperscrutabili, quasi sempre riconducibili al profitto dei pochi che lo portano avanti.
Legittimo? Per il contesto nel quale le loro aziende sono cresciute, assolutamente sì. Siamo stati noi, negli ultimi 30 anni, con una politica passiva, a volerli liberi di espandersi, di crescere, di sviluppare il prodotto sempre nuovo, sempre più potente nel nome di un progresso che faccio fatica a chiamare evoluzione. Governi e parlamenti chiudono gli occhi di fronte a problemi e questioni enormi come l’ambiente e il mercato del lavoro: nessuno ci dice cosa andranno a fare i commessi, gli operai di fabbrica, gli sportellisti della banca o della posta. Nessuno pensa a cosa sarà della nostra privacy, a come dovremmo essere ripagati per tutti i dati che cediamo alle grandi compagnie (Facebook e Google in testa).
Nelle scuole e nelle Università crescono generazioni di ragazzi che si muovono da un paese all’altro, viaggiano e apprendono. Scambiano. Difficile trovare nel panorama politico, soprattutto europeo, una forza che investa su questi concetti. Difficile trovare qualcuno con il coraggio di guardare davvero avanti, proponendo delle visioni che vadano oltre la prossima elezione.
Venendo al punto, pare chiaro che in un contesto simile la disaffezione alla politica sia solo sono una conseguenza, una reazione al fatto che nessuno parli a noi e per noi, al fatto che nessuno ci indichi la via. Spero che trasudi da queste righe un sentimento diametralmente opposto a quello dell’antipolitica. Dobbiamo avere la pretesa che chi dirige il paese lo faccia per davvero e nell’interesse del nostro futuro. Democrazie senza elettori o con partecipazione bassa sono democrazie deboli e facili prede di interessi privati. Per questo riavvicinare i giovani alla gestione della cosa pubblica è fondamentale. Fondamentale e impossibile se non inizieranno a parlare seriamente del Futuro.
*Leonardo Martini è un ex studente del Liceo Vallisneri, classe ‘98, sezione D. Attualmente studia economia a Pisa e in questo momento sta finendo un Erasmus a Barcellona.