di Alessandro Vannucci
I fatti accaduti ad Hong Kong a partire dal giugno 2019 sono l’ennesima dimostrazione di quanto sia difficile, in certi stati, avere una forma di democrazia. I manifestanti vogliono proteggere i diritti concessi loro dal trattato tra Cina e Regno Unito, stipulato alla fine del ventesimo secolo. Il polo commerciale cinese, infatti, è stato per molti anni sotto il controllo inglese come colonia. Per questo motivo, la regione di Hong Kong ha accesso a certe forme di libertà ed autonomia grazie al suo statuto speciale che l’attuale governo cinese vuole ridurre: così, una delle cause scatenanti della protesta è stata la volontà della Cina di introdurre la legge sull’estradizione. Questo provvedimento ha suscitato una sollevazione popolare all’interno dell’ex colonia britannica perché qui hanno trovato riparo gran parte dei perseguitati politici del governo cinese.
Le proteste sono sfociate in scontri tra manifestanti e poliziotti nelle strade della città. Coloro che vi hanno preso parte non sono solo adulti, ma anche giovani accomunati dalla volontà di contrastare le mire imperialistiche cinesi. Simbolo significativo di questa protesta sono gli ombrelli utilizzati come strumento di difesa pacifica dagli assalti delle forze dell’ordine: quasi tutte le immagini che ci arrivano ne mostrano in grande quantità. L’uso di questo oggetto comune evidenza la sproporzione tra le forze in campo: da un lato, una potenza mondiale con un esercito e un armamento tra i migliori al mondo, dall’altro diversi milioni di persone che hanno come unica arma degli ombrelli. Si potrebbe pensare di stare assistendo allo scontro tra Davide, interpretato dagli abitanti di Hong Kong, e Golia, il governo cinese. Proprio per questa disparità di forze sono ingenti le perdite ed i feriti tra le “linee” dei protestanti, spesso succubi delle violente cariche di polizia supportate dallo sparo di proiettili di gomma e tutto è visibile al mondo grazie alle immagini che viaggiano sul web.
Di fronte a questi crudi ed esageratamente violenti scenari, milioni di persone si chiedono cosa stiano facendo o cosa abbiano intenzione di fare organizzazioni internazionali come l’O.N.U. D’altra parte, a questo proposito, è importante evidenziare la grande influenza che la Cina ha nello scenario politico-economico mondiale. Infatti il regime di Pechino può contare la sua presenza al consiglio ristretto delle Nazioni Unite, perché vincitore della seconda guerra mondiale; essendo presente in un consiglio di così grande spessore, il governo cinese è riuscito molte volte a rimanere impunito dopo atti liberticidi, come già accaduto durante le proteste di Tienamen. I recenti episodi, dunque, sono l’ennesima dimostrazione della violenza dell’imperialismo e dell’ipocrisia di una repubblica, quella cinese, che si presenta come le moderne democrazie occidentali, mentre è la prima a non riconoscere i principali diritti ai cittadini pur di ottenere un qualche profitto; è la prima a sfruttare bambini come macchine da lavoro pur stando al passo delle grandi economie occidentali; è la prima in cui un presidente modifica la costituzione per rimanere in carica a vita, come i sovrani dei secoli precedenti al 1900; è la prima a perseguitare fedi come il cristianesimo o l’islamismo, accusate di rendere le persone diverse, rinchiudendo i fedeli in campi di rieducazione; è la prima ad invadere una nazione riconosciuta dagli altri organismi internazionali come il Tibet solo per mire espansionistiche con sfondo imperialista; ed infine, come si è visto oggi, è la prima a privare di diritti, picchiare, sparare contro, uccidere dei semplici cittadini armati solo di ombrelli i quali chiedono non altro che la libertà di non dipendere completamente dal governo cinese. Si può dire, infine, che gli avvenimenti di Hong Kong siano la prova che gli sforzi supportati nei secoli precedenti da certe nazioni, in speciale modo da quelle europee, abbiano portato in quei paesi qualcosa che vale di più dell’essere una potenza mondiale o avere un armamento atomico, cioè una vera democrazia.