di Alessandro Vannucci
È ritornata, la guerra è ritornata in Europa.
Lei è qui con tutta la sua cattiveria, con la sua crudeltà, con il suo seguito di ingiustizie e con tutto ciò che ne deriva.
Palazzi distrutti, continui bombardamenti, lacrime e sangue che inondano le strade sono la cornice del quadro che nessun uomo vorrebbe avere, il quadro della guerra.
Rimanendo legati all’ambiente artistico potremmo descrivere la guerra come l’arte dell’orrore, i cui artisti si distinguono per l’amore nella distruzione della civiltà e dei traguardi che ne derivano.
Uno di loro è ovviamente il grande e supremo leader russo, Putin, che è riuscito ad arrivare primo, secondo e terzo alla gara per l’uomo più odiato dell’epoca moderna. Se il suo obiettivo era scrivere la storia lo ha realizzato in modo impeccabile, perché nessuno adesso si scorderà di lui, soprattutto i 44 milioni e 300 mila ucraini. Le stesse persone sono colpevoli, secondo il sommo Putin, di occupare un territorio che non gli spetta ed essere i neonazisti che minacciano la federazione russa.
Descrivere queste tesi come insensate sarebbe un eufemismo, basti pensare che il presidente ucraino Zelensky è ebreo e immaginare che l’Ucraina sia un pericolo per la Russia e come dire che San Marino lo sia per l’Italia.
Queste giustificazioni, se così si possono chiamare, non fanno altro che catapultarci indietro di 83 anni, al primo settembre del 1939, con lui, il Putin del ventesimo secolo, che inizia la guerra passata alla storia come il più grande massacro dell’umanità.
A distanza di neanche un secolo siamo di nuovo nella stessa situazione, con uno stato di potenza militare illimitata che minaccia la civiltà occidentale e la intima di non intervenire o sarà guerra.
Inutile dire che i nostri errori passati sono identici a quelli dei nostri nonni con la Germania nazista, perché finché il morto non é nostro parente non ci riguarda.
La domanda ora sorge spontanea, come possiamo fermare il conflitto senza farlo espandere in tutta Europa?
La soluzione militare é scartata dal momento che uno scontro con la Russia porterebbe alla fine dell’umanità, non rimane altro che l’isolamento totale del paese, sperando in un collasso interno in tempi brevi.
Questa, infatti, è stata la decisione dell’Europa che mira ad una distruzione economica della federazione russa e una successiva rivolta civile e o militare.
Il grande Putin, difatti, ha commesso un errore, uno dei pochi della sua carriera politica, si è dimenticato che l’uomo ha un cervello e che questo strano organo del nostro corpo produce l’antivirale per eccellenza alla malattia delle dittature, il pensiero.
Quella é la scintilla, che illumina il mare di nebbia gettato dai dittatori come lui sui nostri occhi, e grazie a cui capiamo la follia delle loro azioni.
Lo stesso pensiero, che unito all’amore per la patria, sta motivando milioni di ucraini a resistere.
Non sono poche le persone che rivedono nella tenacia giallo blu la stessa forza che spinse i partigiani europei a ribellarsi ad un nemico a dir poco crudele.
Non sono però gli unici a combattere fisicamente contro il nuovo zar, perché come ogni guerra anche questa ha due fronti per ogni paese che ne prende parte e se da un lato quello militare e civile ucraino sono praticamente allineati in una disperata sopravvivenza non possiamo dire lo stesso dell’invasore.
In Russia infatti una parte dell’opinione pubblica é contro la guerra, come possiamo osservare dalle proteste di migliaia di persone in questi giorni. Sfortunatamente il numero dei manifestanti é ancora basso per intimorire il regime dello zar, ma rimane comunque un forte e pericoloso segnale di cambiamento, che non si era mai visto prima, eccezione fatta per l’incarcerazione di Navalny.
Putin però ha anche un altro fronte interno di cui preoccuparsi, quello politico militare.
É diventato virale il video che vede il presidente russo zittire platealmente il capo dell’intelligence sovietica ed, inoltre, è di 12 ore fa la notizia che le truppe speciali cecene, mandate per eliminare il presidente ucraino, sono state uccise perché l’intelligence russa ha avuto una fuga di notizie, che voluta o meno, é stata fondamentale per la vittoria del nemico.
Putin è sempre più isolato, su questo non ci sono dubbi, ma la storia ci insegna che tiranni come lui toccano l’apice della loro crudeltà proprio quando vedono il loro sistema crollargli sotto i piedi.
Forse è per questo che i russi hanno deciso di sedersi a trattare per una possibile fine del conflitto, anche se le loro condizioni sono proibitive per qualsiasi accordo.
A prescindere da ciò, la guerra è tornata, chiamatela come volete ma lei è tornata e ha intenzione di rimanere per molto tempo, Спасибо (spasibo) Putin.