di Caterina Simonetti
Oggi vorrei parlare di un libro molto interessante: La nascita della filosofia di Giorgio Colli. L’autore di questo piccolo libro nacque il 16 gennaio 1917 a Torino e morì il 6 gennaio del 1979 ed è stato per diversi anni un filosofo e un docente di filosofia antica all’università di Pisa. Colli diede un contributo storico, filologico e critico importante su molti autori, in particolare Nietzsche, che proprio nel corso di questo libro nomina svariate volte esponendo le sue idee su diversi temi. Quest’ultimo è un filosofo del ‘800 originario della Prussia, uno dei più importanti di tutta la storia, un grande ammiratore della tragedia greca. In questo libro Colli ci parla dell’evoluzione della filosofia. La sua origine, ci spiega, non si rintraccia in Socrate e Platone, ma molto prima, nell’età arcaica, con il culto degli dèi. Soprattutto di Apollo e Dioniso. Infatti Platone guarda con venerazione al passato, a un mondo in cui erano esistiti davvero “i sapienti”, e non a caso si presenta come un filosofo, cioè come “un amante della sapienza”, uno che la sapienza non la possiede.
Secondo Nietzsche, al dio di Delfi è da attribuire il dominio sulla sapienza, la quale ha origine con la tragedia e la conoscenza. Però allo stesso tempo il filosofo ottocentesco dice che Apollo non è simbolo di equilibrio e ragione, ma è un dio malvagio, che colpisce da lontano, facendo sprofondare gli uomini nella “mania”, nella pazzia, da cui hanno origine la sapienza e la filosofia. Dioniso, invece, è una divinità eleusina, che in quanto tale amava la vita indipendentemente dalla possibilità di riuscire a conoscerla o spiegarla in termini razionali e costituiva per questo un esempio di pieno e gioioso abbandono alla vita.
Mi ha colpito molto una frase citata da Colli, che afferma: “Sapiente è chi getta luce nell’oscurità, chi scioglie i nodi, chi manifesta l’ignoto, chi precisa l’incerto.” Colli ci fa capire che l’oracolo di Apollo impone all’uomo la moderazione, mentre lui è smoderato, lo esorta al controllo di sé, mentre lui si manifesta attraverso un “pathos” incontrollato: con ciò il dio sfida l’uomo, lo provoca, lo istiga quasi a disubbidirgli. Tale ambiguità si imprime nelle parole dell’oracolo, ne fa un enigma. La filosofia infatti nasce come dialogo tra uomini e dèi.
Colli delinea anche il tema dell’enigma, che è la manifestazione della parola di ciò che è divino, nascosto, un’interiorità indicibile. Platone nell’Apologia di Socrate tocca l’aspetto malvagio e tragico dell’enigma, quando paragona l’accusa mossa da Meleto a Socrate, ad un enigma. L’inganno riesce a Meleto perché i giudici interpreteranno così l’enigma e condanneranno Socrate, anziché scoprire che la contraddizione era soltanto una contraddizione vuota di contenuto, che era solo Meleto a contraddirsi con se stesso. Chi cade nella trappola dell’enigma è destinato alla rovina. Secondo Aristotele l’enigma è: “dire cose reali collegando cose impossibili”, una contraddizione. Per il sapiente l’enigma è una sfida mortale, chi eccelle per l’intelletto deve dimostrarsi invincibile nelle cose dell’intelletto. Per Eraclito il pensiero dell’enigma è centrale. Ogni coppia di contrari è un enigma, il cui scioglimento è l’unità, il dio che vi sta dietro, infatti egli afferma: “il dio è giorno, notte, inverno, estate, guerra e pace, sazietà, fame.”
Giorgio Colli poi ci parla della dialettica, l’arte della discussione reale, tra due o più persone viventi, non più tra dio e uomini. La dialettica nasce sul terreno dell’agonismo, che è il dibattere tra sapienti per la vittoria dell’uno sull’altro. L’oralità è un carattere essenziale della discussione, mentre le discussioni scritte che troviamo in Platone sono un pallido surrogato del fenomeno originario, perché mancano d’immediatezza. La distruttività della dialettica, che era emersa da un eccesso di agonismo e con la diffusione della scrittura, permettono l’inizio della filosofia moderna che però è la fine della filosofia dei sapienti.
Gorgia è il sapiente che dichiara terminata l’età dei sapienti, coloro che avevano messo in comunicazione gli dèi con gli uomini. E così nasce laretorica, con la volgarizzazione del primitivo linguaggio dialettico. Nella dialettica si lottava per la sapienza, mentre nella retorica si lotta per una sapienza rivolta alla potenza. La scrittura e la mutata struttura dell’oralità permettono alla filosofia di divenire letteratura, cioè inquadramento del pensiero in forme stilistiche e immagini dirette a un pubblico.
Ho deciso di leggere questo libro perché ero interessata ad approfondire le origini della filosofia, una materia molto affascinante e tutta da scoprire. Mi è piaciuto molto, il linguaggio è chiaro e semplice, i periodi non troppo articolati e ben comprensibili. Ho imparato molte cose nuove e mi sento assolutamente di consigliare la sua lettura a tutti quelli che grazie a questo mio breve scritto hanno percepito qualche curiosità per quest’opera di Giorgio Colli.
Giorgio Colli, La nascita della filosofia, Adelphi editore.