di Noemi Marchi
L’ansia ormai è diventata l’antagonista dei giovani, che ogni giorno si trovano ad affrontare pressioni costanti, paranoie che divagano dal passato al futuro, un senso di insoddisfazione costante.Secondo un’indagine del 2024, tra i giovani studenti, circa il 51,4% soffre di ansia; ma perché tutto ciò accade?
In seguito alla pandemia dovuta dal COVID-19, i giovani vennero abituati a stare a casa, isolati da tutti; al rientro a scuola qualcosa era cambiato, si era sviluppato e divulgato il senso di insicurezza. I giovani, al ritorno alla vita scolastica, si sono trovati spaesati di fronte al dover socializzare nuovamente con i compagni, al ritmo scolastico che ha portato molti di loro ad avere delle lacune difficili da colmare e le rigide misure di sicurezza da adottare.
Questo ha portato gli adolescenti a sviluppare un senso di ansia e perfezionismo che purtroppo si riversa sulle loro abitudini quotidiane. Si stima infatti che in seguito alla pandemia, circa il 47% di studenti debba avere supporti personalizzati a scuola, come piani didattici e psicoterapia, per affrontare al meglio le difficoltà legate all’ansia. Le loro abitudini sono state modificate radicalmente dai vari problemi di perfezionismo: infatti ormai tra i giovani sono molto frequenti emozioni così forti, difficili da gestire che portano ad avere attacchi di panico, cioè uno stato confusionale, dove tutto intorno a noi sembra non esistere, sei immerso in tutti i tuoi pensieri negativi e tutto ti sembra sempre più difficile; questo si riversa sulle energie del ragazzo.
L’ansia si può anche manifestarsi attraverso sintomi fisici come tachicardia, una sudorazione eccessiva, insonnia e tensione muscolare, tutti sintomi che aggravano il malessere psicologico che purtroppo incide ulteriormente sul benessere della persona.Infatti un attacco di panico utilizza molte energie e questo porta ad una stanchezza che si riversa sul suo umore e quindi sulle relazioni con familiari ed amici, sullo studio, dato che si ha una difficoltà di concentrazione ed un senso di insoddisfazione nel non aver finito i vari compiti prefissati.
Purtroppo questo senso di insoddisfazione si può riversare in problemi più gravi come la depressione; ma la questione più grave è che gli adolescenti affetti da ciò hanno paura di chiedere aiuto, perché? La paura di chiedere aiuto nasce da una paura di un giudizio altrui, infatti la società di oggi predilige ad emarginare persone con problemi di salute mentale e questo spaventa molto, soprattutto perché queste non vogliono essere penalizzati o giudicati per ciò.
Un altro motivo è la mancanza di consapevolezza del problema. Infatti quante volte è capitato di avere dei momenti veramente difficili della nostra vita e pensare “passeranno da soli, è solo una fase della vita”? Purtroppo questa tipologia di pensiero sottovaluta l’importanza del problema e quindi sottovaluta l’aiuto di un esperto.
Un altro fattore, ma non meno importante degli altri è il senso di colpa e vergogna che un adolescente può provare. Infatti chi soffre di ansia e depressione ha l’abitudine sbagliata di sentirsi un peso per gli altri e questo comporta il non chiedere aiuto a nessuno, ad isolarsi sempre di più.
Ma quale consiglio si può dare ad una generazione in difficoltà?
Non avere paura di affrontare e condividere i propri problemi. Infatti parlando dei propri problemi può aumentare un’autoconsapevolezza del problema e quindi un recupero breve, ma efficace. Parlare non deve far sentire deboli, ma deve far sentire le persone più grandi del mostro che portano dentro.
Un altro metodo molto efficace è la scrittura. Mettere le proprie emozioni su carta aiuta a ridimensionare il problema e quindi può aiutare a vedere le cose da un’altra prospettiva, facendo rendere conto all’adolescente che lui è più grande rispetto al problema e all’ansia che questo gli provoca.
Anche il ruolo degli adulti è estremamente fondamentale nel supportare i giovani in momenti difficili; come, ad esempio, gli insegnanti che dovrebbero creare un ambiente sicuro ed accogliente, dovrebbero cercare di aiutare lo studente e non demoralizzarlo ulteriormente. I genitori invece dovrebbero osservare con attenzione i segnali di disagio del proprio figlio ed incoraggiarlo a dialogare, senza farlo sentire giudicato.
L’ansia è un brutto mostro che bisogna imparare a gestire, questo però deve partire dalla nostra coscienza e volontà di voler stare bene. Non avere voglia di fare, di affrontare il problema è come avere una macchina senza carburante, anche se davanti a te hai una strada da percorrere, non puoi muovertici, sei come un punto fermo su un piano in movimento.
Per chi si sente sopraffatto dall’ansia, esistono ad oggi risorse accessibili, come il Telefono Azzurro e i consulti psicologici gratuiti. Rivolgersi ad uno specialista è un passo molto importante per iniziare a stare bene, un atto di coraggio.
Ricordiamo ai giovani che non sono soli e che chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma di grande forza. Anche le battaglie più dure possono essere vinte al meglio.