di Rebecca Giusti
Sterpaglie
Si vive bene
Con le siepi d’intorno
Un danzare di sterpaglie che ti abbraccia
le caviglie bianche
Il passo incerto
Di chi non sa cosa succederà tra
Due tre mille giorni
Si ride finché la bocca si muove
E i muscoli del viso si ribellano
Alla staticità del volto
Siamo fortunati finché siamo tra
Qualche muro bianco d’inadeguatezza
Perché fuori potrebbe essere peggio.
Qualcuno scherza
Altri piangono col sorriso
Qualcuno lo fa senza la luce fuori
abbracciando un vuoto grande quanto la mancanza
Che ne sarà di noi
Così disabituati a vivere nella paura.
Bosco d’inverno
Nel bosco c’era una scatolina
Era un bosco normale
Le foglie blu come la nostalgia umana
stavano ferme però
E tutto sembrava non azzardarsi a muoversi
Non c’erano rumori
Gli animali sgusciavano e strisciavano
Vicino alla terra secca e piena di solchi
Senza emettere neanche un sibilo involontario
La fermezza dell’aria avrebbe fatto crollare chiunque
Se solo ci fossero stati passanti
Sulla scatolina c’era una scritta
Era incisa da un bambino che stava ancora lì seduto
Si leggeva: memorie di quello che avrei voluto essere.
Ma era un bosco o la mente di qualcuno?
Ormai non si capiva più.