Il silenzio del governo sulla violenza squadrista
di Riccardo Orgolesu*
È passata più di una settimana dall’aggressione avvenuta davanti al Liceo Michelangiolo, a Firenze, il 18 febbraio. Sei sono gli indagati, di cui tre maggiorenni, appartenenti al movimento di estrema destra Azione Studentesca legato a Fratelli d’Italia.
Mentre proseguono le indagini, e continuano a saltare fuori filmati in cui si vede chiaramente il pestaggio, ai danni di due studenti del Liceo, su diversi “giornali” sono prontamente apparsi articoli in cui si cerca di minimizzare l’accaduto, trasformando opportunamente l’aggressione in rissa e giustificandola come una bravata, un errore commesso da ragazzi giovani e immaturi. Salvo poi ribaltare la frittata e accusare gli aggrediti, colpevoli di aver provocato quei poveri adulti indifesi che stavano effettuando un volantinaggio non annunciato alla questura. Infine, si passa abilmente a parlare di altro, tirando fuori dal cilindro i cortei, le manifestazioni e le pericolosissime scritte di sinistra sui muri, che sarebbero assai peggiori di un pestaggio. Non fraintendiamoci, certi slogan da corteo e certe minacce ricevute dagli esponenti del governo sono imperdonabili, ma sono state condannate dalla sinistra, anche se la propaganda di destra afferma il contrario.
Non hanno tardato ad arrivare le condanne all’aggressione squadrista da parte della politica. A essere precisi, da una parte della politica: i grandi assenti sono – chi l’avrebbe mai detto? – gli esponenti del governo. Devono essere stati così impegnati a tracciare l’Odissea delle ONG verso le città governate dal centro-sinistra e a registrare le nuove, entusiasmanti puntate de Gli Appunti di Giorgia, da non aver trovato il tempo di condannare l’aggressione del movimento che avevano definito “la palestra della nostra futura classe dirigente”.
Nel vergognoso silenzio del governo, si è sentita forte in questi giorni la voce della preside Annalisa Savino, del Liceo Da Vinci di Firenze, che ha scritto una lettera a tutti i suoi studenti.
Nella lettera, la preside Savino vuole ricordare che “Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti.”
Esorta, poi, a essere “consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. […] Abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé.
Se non hanno trovato un momento per condannare, se non la spedizione squadrista, perlomeno la violenza di un gruppo strettamente legato a loro, gli esponenti del governo e della maggioranza non l’hanno fatta passare liscia a una preside rea di aver scritto una lettera contro il fascismo e i totalitarismi di ogni genere.
“Eh, ma le foibe?” ha ruttato Alfredo Antoniozzi (FdI), con l’aria soddisfatta di chi, con il suo benaltrismo, ha trovato una risposta intelligente per mettere fine a ogni discussione. Scaccomatto, comunisti!
Il vicecapogruppo alla camera, invitando la preside Savino a parlare “anche degli orrori del comunismo”, dimostra di non aver capito una parola di quanto scritto nella lettera, che vi invito a leggere per intero, e tenta di nascondersi dietro la retorica del “eh, ma voi…!”, come se ci fosse una gara tra chi si è macchiato di crimini più orribili e dando del comunista a chiunque condanni un episodio di violenza squadrista.
Si è fatto sentire anche il Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara, che non ha tardato a definire la lettera “del tutto impropria” e a minacciare provvedimenti disciplinari nei confronti della preside Savino.
Certo, per coerenza Giuseppe Valditara dovrebbe sanzionare anche un certo professor Valditara Giuseppe, che, in occasione dell’anniversario della caduta del muro di Berlino, aveva inviato a tutti gli studenti d’Italia una lettera che non si limitava a commemorare l’accaduto, ma impartiva una lezione decisamente di parte. Ma, come già abbiamo avuto modo di vedere, la coerenza non è un punto forte di questa maggioranza.
Dice Valditara: “non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista.”
Se ciò che dice è vero, allora condanni le vigliacche violenze di Azione Studentesca e non tenti di mettere il bavaglio a una preside che ha avuto il coraggio di denunciare ciò su cui il governo ha taciuto. Dimostri che – citando la lettera di Savino – non sono impauriti come conigli dalle idee di una preside, di una Firenze, di un’Italia antifascista. Dimostri che l’esecutivo di cui fa parte non solo è estraneo a questo modo di fare politica, con violenze e censure, ma lo combatte fermamente, in nome dell’antifascismo che dovrebbe essere un valore fondante e trasversale. Oppure, dopo l’ennesimo sputo sulla Costituzione su cui ha giurato, si dimetta, perché evidentemente non è adatto al ruolo che ricopre.
*Riccardo Orgolesu frequenta la classe I B del liceo classico Gramsci di Olbia