Il 25 Aprile in tempi di Covid-19

di Alessandro Rosati

   L’Italia si appresta a vivere il 25 Aprile probabilmente più anomalo della sua storia. Ogni anno nella data della Liberazione Italiana dall’occupazione nazista, con conseguente fine della guerra, la penisola si tinge con il tricolore e le piazze si riempiono. Un’occasione buona per ritrovare un senso di unità che troppo spesso va perduto. Da Nord a Sud per le vie sfilano cortei, vengono organizzati discorsi e manifestazioni e decine, centinaia, migliaia di sconosciuti si ritrovano a cantare e ballare insieme sulle note delle stesse canzoni.

   Il 75° Anniversario di quel 25 Aprile 1945 sarà però diverso. L’emergenza Coronavirus renderà infatti impossibili gli assembramenti e le piazze dunque rimarranno vuote. Il lockdown non fermerà però le celebrazioni, che attraverso i canali più svariati avverranno comunque.  “Ci sono ugualmente i nostri cuori partigiani e antifascisti” – dice la Presidente dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), Carla Nespolo, in un’intervista a Repubblica. Canali Tv e radio, giornali, Facebook diventano dunque il mezzo per raccogliere il grande abbraccio degli Italiani.

   Nel suo piccolo la Provincia di Lucca, più precisamente il Comune di Capannori, ha deciso di aderire al 25 Aprile in forma “virtuale”. Con la partecipazione di diverse associazioni, tra cui la sezione dell’ANPI di Lucca e L’Istituto Storico della Resistenza, e attraverso il canale Youtube del Comune di Capannori tutti potranno vivere la Festa della Liberazione.

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Quarantine and time, a perfect combination to get into boredom

di Lorenzo Pollastrini

   With the oncoming of the covid-19 virus and the beginning of the pandemic, we had to give up our ordinary lives and embrace a more discreet routine, often very dull and plain. We lost the conception of time, mixing up different days, not being able to make out in which one we did something in particular, because of the fact that all our actions seem exactly the same, repeated over and over with, apparently, no end.

   We have found ourselves in a quite scary scenario, just in a few weeks. We thought that something that broke out in China, a far-off country, could not reach us, but it managed to cover that distance very quickly. The stories that we used to read or watch on tv, narrated to us by different dystopian authors now happen to be true. But we don’t have to panic, everything will eventually work out sooner or later. We have to stay positive, no matter the situation.

   With this being said, I wanted to draw your attention to the fact that most of us take lots of ideas or our routines for granted. We believe that everything will stay the same, and we’ll always live the same ordinary things and events that used to happen when we were really free. We started losing the value of the things we took for granted, we lived not appreciating as we should what we have in our lives: relationships, places we can go, the freedom to travel, the freedom to stay with other people and so on. Now, that we have lost many aspects of our daily life: the freedom to travel, meeting other people, living together sharing spaces with others, seeing your loved ones, your relatives, the people you love, being afraid of going out, or hugging your grandparents or relatives.

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Quando i nostri avi scelsero cosa saremmo diventati

di Alessandro Rosati

   Sono passati esattamente 72 anni da quando l’Italia Repubblicana scelse il suo destino. Era il 18 Aprile 1948. Il mondo intero era appena stato sconvolto dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla follia della Germania Nazista. Lungo lo stivale regnava ancora la distruzione lasciata delle bombe, dalle pallottole, dal conflitto appena vissuto. Come un animale ferito, l’Italia si leccava le ferite per rialzarsi e ripartire.

   Due anni prima gli Italiani avevano fatto la loro grande scelta: Monarchia o Repubblica? Sappiamo tutti come andò a finire. Vittorio Emanuele III lasciò il posto prima ad Enrico De Nicola e poi a Luigi Einaudi, così come lo Statuto Albertino, in vigore dal 1848, dopo un secolo esatto fu sostituito dalla Costituzione Italiana.

   Nel frattempo il mondo si divideva, o meglio si era già diviso, con una spaccatura che diverrà tanto importante da poterne vedere gli effetti ancora oggi: USA da un lato, URSS dall’altro; Capitalismo e libero mercato da una parte e Comunismo dall’altra; Piano Marshall (piano di ripresa economica europea voluto dagli Stati Uniti) oppure Patto di Varsavia e così via.

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Il male d’Italia

di Alessandro Vannucci

   “Cosa nostra, cosa vostra, cosa è vostro?” cantava Fabrizio Moro nel 2007, ma oltre ad essere il verso di un brano di successo, questa è anche la domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi quando pensa alla mafia; la parola mafia è un marchio che spesso viene usato per denigrare il popolo italiano.

   Capita infatti che spesso gli stranieri definiscano il “Bel paese” come la nazione della malavita organizzata, perdendo di vista tutto il resto, tutte le opere d’arte e di architettura, nonché i paesaggi che la visita alle nostre città può offrire.

    La mafia è un’organizzazione criminale, con interessi illeciti; purtroppo attraverso il controllo dei mercati della prostituzione, dello spaccio di sostanze stupefacenti, del commercio di armi, del gioco d’azzardo, del contrabbando e della tratta dei migranti, i malavitosi hanno accumulato ingenti somme di denaro che, con il riciclaggio, investono in attività lecite.

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