Parlando di Europa

di Alessandro Vannucci

   Il mercato mondiale viene dominato da nazioni con un forte potere economico come la Cina e gli Stati Uniti per contrastarlo ed essere competitivi gli stati europei devono essere forti e coesi. 

   Il Recovery Fund ed il Mes sono gli strumenti creati dal parlamento del vecchio continente per risolvere i problemi economici e sanitari causati dalla pandemia.

   Oggi è stato raggiunto un accordo tra i paesi del nord, con politiche fiscali molto permissive e che hanno deciso di applicare l’immunità di gregge per fronteggiare l’infezione da Corona-virus, e quelli del sud, come l’Italia, più estesi, con una densità di popolazione maggiore e una politica sociale e sanitaria più attenta.

Leggi tutto “Parlando di Europa”

Un piccolo passo per l’uomo

di Nello Benassi

   12 settembre 1962. John Fitzgerald Kennedy, presidente degli Stati Uniti d’America, fa un annuncio che lascia senza parole le 35.000 persone radunate nello stadio della Rice University e l’intero pianeta: “Abbiamo deciso di andare sulla Luna”.

   Forte dei successi ottenuti con i programmi Mercury e Gemini, i quali permisero di portare l’uomo in orbita con conseguente messa a punto dei vari sistemi di manovra e uno studio più approfondito sulle conseguenze fisiologiche della lunga permanenza nello spazio, la NASA lancia il programma Apollo.

   Gli sviluppi iniziali subiscono un brusco rallentamento a seguito del tragico incendio che avvolse il razzo posto sulla rampa di lancio il 21 Febbraio 1967. Per i tre astronauti non c’è stato modo di salvarsi. La missione venne rinominata “Apollo 1”, in memoria di quel volo che non è mai avvenuto.

Leggi tutto “Un piccolo passo per l’uomo”

L’agenda rossa di Paolo Borsellino

Via D’Amelio subito dopo l’esplosione

Di Alessandro Rosati

Via D’Amelio, Palermo. Sono le 16:58 del 19 Luglio 1992: il Giudice Paolo Borsellino con gli agenti di scorta è appena arrivato di fronte all’abitazione della madre. Ha giusto il tempo di scendere dalla macchina e accendere una sigaretta, poi il boato. Una Fiat 126 imbottita di tritolo salta in aria senza lasciare scampo al Magistrato e a 5 uomini della scorta, tra cui Emanuela Loi, la prima poliziotta a far parte di una scorta personale. Unico sopravvissuto Antonio Vullo, agente che al momento dell’esplosione sta parcheggiando l’auto blindata.  

I motivi della strage, a stampo mafioso, sono ben noti: l’impegno del giudice Borsellino nella lotta a “Cosa Nostra” e le informazioni di cui era in possesso erano troppo scomodi per l’organizzazione criminale e forse, probabilmente non lo sapremo mai, anche ai piani alti della Politica Italiana. Una storia tanto semplice e lineare quanto misteriosa e piena di interrogativi, una tragedia che si consumava ormai 28 anni fa, macchiando indelebilmente la storia del nostro paese.

Paolo Borsellino però è “morto” due volte: fisicamente e ideologicamente. Immediatamente dopo la strage infatti il suo operato è stato fatto sparire, sotterrato da metri di omertà.

Di cosa sto parlando? Delle agende del giudice.

Fonti certe, tra cui la famiglia stessa e la scorta, affermano che il Magistrato avesse sempre con sé due agende, una marrone e una rossa. Sulla prima segnava i numeri di telefono, sulla seconda scriveva tutte le informazioni riservate di cui veniva in possesso. Nomi, cognomi, fatti, testimonianze: su quelle pagine erano scritti tutti i dati ricavati dalle indagini su Cosa Nostra, anche riguardo la Strage di Capaci. Insomma, si trattava di un vero e proprio “tesoro” a livello giuridico.

Leggi tutto “L’agenda rossa di Paolo Borsellino”

Dentro le proteste: intervista a Conrad Torsello

intervista a cura di Alessando Rosati e Alessandro Vannucci

Abbiamo avuto l’occasione di intervistare Conrad Torsello, ventiseienne manager della campagna elettorale presidenziale, dal primo giorno coinvolto nelle proteste e negli scontri manifestanti-polizia negli Stati Uniti. Ci ha raccontato di sé e ci ha aiutato ad analizzare dall’interno le manifestazioni che hanno preso luogo dopo la morte di George Floyd.

Dalle prossime elezioni presidenziali alla sua esperienza personale: tutto nell’intervista integrale di seguito, presente sia in formato vieo che scritto.

Partiamo dall’inizio: perché proprio l’uccisione di George Floyd ha scatenato questa ondata di proteste? Perché non è successo prima o in un’altra occasione?

Vedendo il video di Floyd si vede chiaramente che si tratta di un omicidio vero e proprio: il poliziotto con il ginocchio sul collo per 9 minuti, quello (Floyd ndr) che grida “non riesco a respirare”…

Essendo stato così eclatante e sotto gli occhi di tutti, rispetto ad altri abusi di potere, ha dato “un pugno emotivo” che altri non avevano dato perché non documentati. Un’altra cosa (scatenante ndr) è stata la reazione delle Istituzioni, che non hanno arrestato immediatamente i poliziotti, trattenuti soltanto in seguito, ma li hanno licenziati. Ciò fa capire che alla base esiste un “razzismo istituzionale” ingiustificabile. La grande differenza (rispetto ad altri abusi di potere ndr) è l’emotività che trasmette il video, e la reazione delle Istituzioni non è stata adeguata rispetto alla reazione emotiva che i cittadini hanno avuto nel guardarlo.

Se la polizia li avesse arrestati subito, le proteste non avrebbero avuto l’effetto che hanno avuto. Invece hanno (le Istituzioni ndr) provato a difendere la polizia ed è scoppiato il casino, perché come si può difendere una cosa del genere? Ecco la grande differenza.

Quindi c’è stato un coinvolgimento dei social, che comunque hanno giocato la loro parte, e il silenzio Istituzionale?

Si esatto. Ha fatto trasparire il razzismo sistematico che c’è in America…l’ha messo nero su bianco.

In rete circolano video che ritraggono la polizia mentre compie atti di violenza, quindi la domanda sorge spontanea: tutte le forze dell’ordine degli Usa si comportano così? Non c’è il rischio di generalizzare?

È come dire tutti i poliziotti sono degli str***i. C’è il rischio di generalizzare, ma la generalizzazione c’è per un motivo: non tutti i poliziotti sono disposti a commettere omicidio, ma tutti sono disposti a provare un senso di omertà nei confronti dei propri colleghi. Non ci sarà mai un poliziotto che ne denuncia un altro. Negli USA si dice blue line ed è il senso di omertà che esiste nelle forze dell’ordine. Ad esempio, il video in cui l’anziano prova a camminare verso la polizia e viene spinto a terra (il video ritrae un uomo che cade a terra perché spinto da un poliziotto e lasciato agonizzante dagli agenti in tenuta anti sommossa ndr)…ci saranno 30 poliziotti che gli passano accanto…uno prova ad aiutarlo, un altro (agente ndr) lo ferma e gli dice “Che fai? Quello è stato buttato a terra da uno dei nostri…”

Non va bene il senso di cameratismo che si crea all’interno delle forze dell’ordine. È come una gang criminale: uno compie un’azione, giusta o sbagliata che sia, e tutti gli altri lo supportano. Da qui nasce poi “All Cops Are Bastards”…per il senso di cameratismo (ACAB, espressione molto in voga negli USA per indicare il disprezzo verso la polizia ndr). Quando le forze dell’ordine iniziano a denunciarsi a vicenda, a farsi sentire contro altre forze dell’ordine, allora potremo smettere di generalizzare. Fino a quel momento fanno parte della stessa Istituzione, che difendono e che…diciamo…non si è comportata molto bene.

Qual è invece lo scopo delle proteste? C’è un obiettivo e dove vogliono arrivare?

Cambiare la legislazione a livello Federale. Ci stiamo riuscendo a livello Statale e addirittura a livello Municipale. Attraverso il Consiglio Municipale possiamo bloccare le azioni del Sindaco [nell’ordinamento Statunitense il Consiglio ha potere di veto sulle ordinanze] e le cose si stanno muovendo sia a livello Nazionale sia a livello Statale. Noi andiamo avanti, perché loro hanno paura…e quando hanno paura (le Istituzioni ndr) cambiano le leggi, perché vogliono che smettiamo.

In Colorado per esempio hanno emanato una legge che è stata baluardo per tutti gli Stati Uniti: hanno abolito il qualified immunity, una legge che giustifica atti criminali mentre sei in servizio (riferito alle forze dell’ordine ndr). Adesso in Colorado non esiste più…le body cam che dovranno essere sempre accese e dalla fine dell’anno non potranno più usare armi non letali sui manifestanti (lacrimogeni, spray al peperoncino, proiettili di gomma, manganelli).

Il cambiamento sta avvenendo, anche se secondo me dovrebbe essere più drastico, più radicale e a livello Federale. Tutte le Forze dell’ordine negli Stati Uniti dovrebbero perdere il qualified immunity. È l’unica professione al mondo in cui, se uccidi qualcuno, rimani a piede libero. Un dottore o un avvocato, se sbaglia, paga…loro, se sbagliano, non pagano. Devono avere paura a tirare fuori un’arma e ammazzare un cittadino.

Quindi il cambiamento è richiesto sia nel Corpo di Polizia sia a monte, nel sistema giudiziario che poi appunto giudica i poliziotti?

Si, ma secondo me è più importante anche di una riforma della giustizia (è concettuale ndr). Negli USA per esempio le carceri sono tutte private ed è la morte della Democrazia. Lo Stato, che esiste per tutelare i cittadini, non può permettere che un’azione dello Stato stesso venga affidata ad un cittadino privato. Quando si procede ad un arresto, si passa quindi l’azione principale della res publica in mano ad un cittadino privato…ed è una follia.

Di conseguenza, ogni volta che si ottiene qualcosa si continua a spingere (per ottenerne di nuove ndr). Sì…potrebbe portare ad un’escalation, perché le Istituzioni potrebbero decidere di inviare l’esercito (infatti questa era stata la reazione iniziale di Trump), ma per ora sembra che (la protesta ndr) stia funzionando. Quindi parte come riforma della giustizia, ma sta ottenendo risultati più importanti.

Le proteste durano ancora oggi? Ho visto che Elijah Mcclain, anche a un anno di distanza, ha avuto la sua importanza, ma ha avuto lo stesso peso di quella di Floyd?

Ovviamente George Floyd ha messo tutto sotto i riflettori ed è aumentata l’attenzione mediatica, in un effetto cascata, rispetto a tutti i casi precedenti. Il caso Mcclain è tornato sotto i riflettori di tutti gli Stati Uniti: quando c’è stata la protesta in Aurora (comune del Colorado ndr) sono accorsi da tutti gli Stati, c’erano celebrità, la famiglia…

Questi (i poliziotti che hanno ucciso Mcclain ndr) non sono neanche stati licenziati…è grave.

[Elijah Mcclain, classe 1996 senza precedenti penali, è stato ucciso il 24 Agosto dello scorso anno per mano della polizia, che gli ha somministrato una fatale iniezione di ketamina].

Tutti questi tipi di caso stanno tornando sotto i riflettori e i manifestanti chiedono alle Istituzioni l’arresto degli agenti colpevoli.

Quindi è in atto un processo sia legislativo sia per fare del bene nei torti delle forze dell’ordine.

Sia nelle piccole realtà sia a livello Federale?

Sì, la gente è arrabbiata, tanto arrabbiata.

Continuare a protestare non può diventare fine a sé stesso se non vengono raggiunti gli scopi?

Gli scopi si stanno raggiungendo. È iniziata come una protesta spontanea e “alla caciarona” (in dialetto Romano “che fa rumore” ndr), ma la gente che continua a protestare, ovviamente gruppi molto più piccoli rispetto a un mese e mezzo fa, si sta organizzando. Sanno dove colpire e quindi non è fine a sé stessa. Noi (organizzatori ndr) abbiamo parlato col Governatore, con il Consiglio Municipale e con il Sindaco e le nostre richieste sono ascoltate. Finché si continua a spingere verso un cambiamento legislativo, la protesta ha senso, quando smette di farlo e perde la trazione iniziale, allora non ha più senso.

Leggi tutta l’intervista