Ai bambini del lager di Terezin

di Lisabetta Raffaetà

 

Puoi togliermi il cielo

ma il cielo

è negli occhi del mio compagno di sventura.

 

Puoi togliermi il calore,

ma il calore

è nella forza del ricordo.

 

Puoi togliermi la libertà

ma la libertà

è la forza della fantasia

 

Puoi togliermi la speranza

ma la speranza è fanciullezza,

annientarla è cosa dura.

 

Puoi calare, oh carnefice,

la falce oscura della morte

sui piccoli innocenti,

ma altri bambini nasceranno

e di nuovo gli uomini

ammireranno la libertà del cielo,

di nuovo ricominceranno a sognare

di nuovo impareremo a volare

ad amare, desiderare

 

perché i bambini sono vita

e la vita vince sempre,

anche il male oscuro.

 

 

Le più piccole cose

di Lisabetta Raffaetà

 

Se avessimo occhi

per vedere le piccole cose,

le più piccole cose cambierebbero il mondo.

 

Se avessimo cuore

non solo un organo pulsante,

il vero cuore

amerebbe tutte le più piccole cose.

 

Se avessimo philia per apprendere

passione per difendere

ragione per vedere

vedremmo tutte le più piccole cose.

 

Se avessimo mani per accogliere

tutte quelle piccole cose,

le più piccole cose cambierebbero il mondo.

 

 

Giorni di vita

Dicembre 10, 2022

di Lisabetta Raffaetà

 

Ci sono giorni, troppi giorni

pieni di vento…

Altri, troppi altri,

pieni di rabbia.

 

Poi ci sono i giorni del dolore,

quelli delle piogge autunnali

delle lacrime infinite.

Poi all’improvviso i giorni di sole squarciano le nubi

e i giorni d’amore ritornano,

si affacciano timidi tra l’arroganza delle nere nubi

e risorge il coraggio

di vivere tutti gli altri giorni.

 

 

 

 

 

 

 

Quando lei nacque

di Rebecca Giusti

L’aria era piena di odore di betulle e si sentiva un rumore lontano provenire da case in festa. Era la mattina di Pasqua in un brutto paese nella campagna laziale, e Maria si tirava su a sedere pensando ai suoi ultimi anni. Sentiva che stava morendo, ma amava ancora guardare gli altri. Le era sempre piaciuto osservare le comari all’osteria, i signori che passavano con l’aria di chi non sa come è finito rinchiuso tra quattro mura e una moglie sgraziata da mantenere, dei bambini che urlano, voraci di parole dolci da parte dei legami familiari che hanno imparato a riconoscere nei loro primi mesi.

Si guardava ancora attorno come un tempo, anche se era ormai allettata da tre anni e pensava che, nonostante ormai non parlasse più e facesse fatica a ragionare sulla risposta a domande elementari che le venivano poste ad intervalli regolari come “Hai sete?”, “Vuoi mangiare?”, tutto, tutto, si poteva ridurre a bisogni del genere, e non se ne stupiva né rammaricava. Leggi tutto “Quando lei nacque”