Ponte pedonale

di Abramo Matteoli

Non ci posso credere, pensa te se è possibile. 

Pure a quest’ora quelli là non la smettono mai di canticchiare e cinguettare, ma guarda te. Che gli avrò mai fatto lo sa solo Gesù. In fondo è lui che ha inventato gli uccelli no? 

Ah, ma chi se ne frega, non sono qui per questo. Però, insomma, sono uscito per fare una passeggiata a quest’ora, speravo almeno che gli uccelli si degnassero di starsene zitti. 

Di solito c’è una bella aria qua sul ponte pedonale, il viale alberato sottostante è ancora più godibile dall’alto; sei giusto giusto più alto delle piante che decorano il passaggio stradale la in basso ed è bello guardare tutto da questa prospettiva. 

E dai, ma a chi la voglio vendere, non si esce mai da soli alle quattro di mattina senza un motivo. Di certo non lo fai per “goderti il tutto” o qualsiasi cosa io abbia scritto lì sopra. Vengo qua solo se ho avuto una brutta giornata, non riesco a dormire o penso troppo. Oggi mi sono capitate tutte e tre, quindi eccomi qua. 

Mi sento proprio uno schifo, oggi non ne ho fatta una giusta. Beh, in fondo diciamocelo, quando mai ne faccio una giusta? 

Esatto, neanche io lo so. Comunque vi racconto, proprio stamani mi è capitato che incontrassi in corridoio quella bastarda di Antonella. 

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Tre poesie di Gualtiero Franco

collage di tre immagini

di Gualtiero Franco

Deserto

Ancora la tua vita nel deserto,
la tua nave sprofonda nella sabbia,
non sapendo più se essere certo
fai cadere a terra la tua rabbia.

E cammini sperando nella vita
ma rimani vagando senza meta
e sali su una duna infinita
sognando dietro essa una frutteta.

L’essere umano

Siamo quattro salti, balliamoli.

Bo

Fine del viaggio
riessere me,
ritorno alle origini
questo perché?
Una vita nuova
Ma è sempre la stessa
E pulcini da uova
E dio dalla messa.
E io? Chi sono?
Chi ero?
Bo

 

Gualtiero Franco frequenta la classe III A del Liceo Classico Machiavelli di Lucca

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Fede

di Abramo Matteoli

   Un giorno mi capitò di allontanarmi dalla terra. Non fu semplice, avevo passato a girare intorno allo stesso pianeta più di quanto riesca a ricordare; e anche se non mi era mai stata data la possibilità di avventurarmi su di esso, quel grandissimo corpo celeste io lo chiamavo casa. Un asteroide degno di questo nome, però, deve solcare molti cieli, è chiamato a viaggiare in eterno, ogni volta circondandosi di astri sempre più luminosi e bizzarri. Solo in questo modo potrà portare a compimento il suo dovere di concedere un desiderio ad ogni essere del cosmo; in fondo si sa, da che mondo è mondo in ogni angolo dell’universo si esprime un desiderio ogni volta che un asteroide in viaggio, in un modo o in un altro, si rende visibile nel firmamento. 

   Dico tutto questo solo per spiegare che avevo passato fin troppo tempo a gironzolare sopra i capi della popolazione terrestre, avevo concesso fin troppi desideri alle creature di quel pianeta azzurro, ed è per questo che decisi di allontanarmi, dando una svolta alla mia vita.  Per le prime migliaia di anni che passai in viaggio mi sentii completamente perso. Adesso toccava a me viaggiare per l’infinità dello spazio e non avrei certo potuto starmene lì a farmi trasportare dalla gravità come avevo fatto fino a quel momento. Questo fatto continuava a mettermi una paura immensa, immensa come le stelle più brillanti. Non ero mai stato così lontano da “casa”, e tutto a un tratto l’infinito universo si rivelò ancora più infinito quando realizzai che potevo contare solo su me stesso. 

   “La vastità può soffocare anche la più tenace delle comete”. Ripetevo spesso, durante il mio pellegrinaggio, le parole di un mio amico meteorite che avevo incontrato durante il mio soggiorno intorno alla terra. Quella frase diventò per me come un “memento mori” per gli umani; eh già! Avevo passato così tanto tempo vicino alla terra che ebbi modo di ammirare l’intera comparsa degli uomini su quel pianeta, li osservai a tal punto da addirittura capirci qualcosa della loro cultura. 

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