Non avere paura ed essere felici

Immagine di su Wikimedia Commons. CC BY 4.0

La ricetta epicurea per la felicità è ancora valida?

di Alice Mazzoncini

  “Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro”. Così comincia la Lettera sulla felicità, originariamente conservata da Diogene Laerzio con il titolo di Lettera a Meneceo, dove Epicuro invita il destinatario, ovvero il suo discepolo, a riflettere su alcuni temi filosofici e ad attuarli nella quotidianità: la propensione alla felicità, l’esistenza degli dèi, la ricerca del piacere e la sopportazione del dolore sono temi interconnessi e giungono tutti al concetto di morte, “il più atroce di tutti i mali”, poiché la sua presenza implica la nostra assenza.

  Lo scopo della felicità, dice Epicuro, è quello di liberare l’uomo da ciò che impedisce il raggiungimento di questa. Poi ci invita a conoscere le cose che fanno la felicità affinché si possa vivere una vita serena.

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E se l’inutile fosse più utile dell’utile?

Immagine da Wikimedia Commons. Dominio Pubblico

Come spezzare, in maniera un po’ generica, una lancia a favore dell’inutile

di Nello Benassi

La nostra è una società in cui l’utile ha la meglio sull’inutile. Questo è il problema che Nuccio Ordine, professore ordinario di letteratura italiana presso l’Università della Calabria e famoso studioso di Giordano Bruno e del Rinascimento, mette in luce fin dall’inizio del testo. L’autore, attraverso questo manifesto, sente l’esigenza di far emergere nel lettore la consapevolezza su una verità che sta scomparendo: a cosa serve l’inutile? Un inutile che va interpretato come tutte quelle attività che non possono recarci un profitto immediato quali la filosofia, la letteratura e in generale la cultura fine a se stessa, il semplice desiderio di sapere. Il testo si apre con una lunga introduzione con cui Ordine, partendo da un excursus sulla crisi economica del 2007, cerca di identificare le cause e gli esempi più lampanti dell’impronta sempre più utilitaristica che domina il XXI secolo.

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Il tempo per rinascere

Immagine di Nikiforos Lytras su Wikimedia Commons. Dominio Pubblico

Antigone e l’aurora della coscienza

di Nello Benassi

“Antigone, in verità, non si suicidò nella sua tomba”: così Maria Zambrano apre il suo saggio filosofico-teatrale-poetico dedicato alla figura tragica dell’eroina greca. Il testo è stato scritto dall’autrice negli anni dell’esilio a Cuba. Sarà proprio la lontananza dalla propria terra di origine uno dei fili conduttori della narrazione che porterà la filosofa a istaurare un sentimento di fratellanza e assoluta identificazione con la figura di Antigone.

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Charlotte, una ballerina “diversa”

di Francesco Bertoli

   La giovanissima ballerina Charlotte Nebres, di 11 anni, reciterà quest’inverno la parte di Marie, la protagonista dell’opera teatrale Lo Schiaccianoci, una tra le più famose produzioni di George Balanchine del capolavoro di Čajkovskij ed evento tipico della stagione natalizia nella Grande Mela. Lo spettacolo si svolgerà a New York, al Lincoln Center, e verrà presentato fino al 5 gennaio 2020. Ciò che fa più scalpore però, è il fatto che per la prima volta in 65 anni la New York City Ballet, la compagnia di ballo fondata nel 1948 dallo stesso Balanchine, che possiede il repertorio più vasto rispetto a qualsiasi altra compagnia americana, abbia scelto per la prima volta una ragazzina di colore per recitare questa parte.  

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