Il futuro della cattedrale di Parigi

Un’intervista al professor Paolo Vannucci a cura di Alessandro Vannucci

   Per capire le cause dell’incendio di Notre Dame a Parigi e sapere quali sono le proposte per la ricostruzione della cattedrale è stato intervistato il prof. Paolo Vannucci, ordinario di meccanica delle strutture all’Università Paris-Saclay, direttore del progetto di ricerca Cathédrales Durables per la protezione dei monumenti contro gli attacchi terroristici, membro del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Scienziati per la Ricostruzione di Notre Dame.

   1D Quali sono le particolarità strutturali della cattedrale di Notre Dame e dove si è sprigionato l’incendio?

   1R Notre Dame è stata costruita a partire dal 1163, le sue dimensioni la inseriscono nel gruppo delle più importanti cattedrali gotiche; ha 5 navate, matronei di grande ampiezza e gli archi rampanti più grandi al mondo. La sua copertura, costituita da una struttura in legno chiamata la foresta, perché composta da circa 1300 querce, corrispondenti a circa 20 ettari di foresta, è andata distrutta nell’incendio del 2019.

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Politicamente corretto e diversità

di Leonardo Martini*

   “…Per esempio, l’uomo è uguale alla donna, uguale uguale uguale, uguale. Certo, non si può mica essere razzisti, la parola diverso non la si può proprio usare, tranne che per le palline, è ideologicamente scorretta, ed è encomiabile questo sforzo, pazzesco, di parlare sempre di uguaglianza, ma talmente encomiabile che perdona a volte, una certa trascuratezza del dato biologico. Certo, l’uomo è proprio uguale alla donna, tranne che per le palline.”

   Così Giorgio Gaber, un visionario su temi sociali e politici, nel brano Le palline aveva introdotto, nel lontano 1974, l’idea di un degenerante “politicamente corretto”. Particolarmente stimolante è il fatto che a parlare in questi termini fosse un artista che ha dedicato la sua intera produzione all’uguaglianza, ai diritti dei più deboli, alle pari opportunità. Ma anche alla condanna ironica dell’esagerazione dell’uomo moderno, del conformismo cieco, della ipocrisia sociale. Si spinge, infatti, ad usare nel pezzo tratto dal disco “Far finta di esser sani” parole come “Negro”, a dire che un siciliano è diverso da uno svedese e un uomo da una donna. Gaber era un fascista, razzista con un pizzico di sessismo? Non credo proprio. Definisce la parola “diverso” ideologicamente scorretta, antenato del modernissimo, ma già invecchiato, “politicamente scorretto”.

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I giovani e la politica

Un “gioco a rappresentanza zero”

di Leonardo Martini *

   In Spagna come in Italia, ma anche in altri paesi considerati più “moderni”, si verifica un fenomeno forte ma poco analizzato, pericoloso e sottovalutato. Il distacco delle nuove generazioni dalla politica e dalla attività sociale, sempre sulla bocca di tutti, ha infatti radici molto più profonde: i partiti politici, risultano del tutto inefficienti rispetto ai dubbi e alla ricerca di certezze dei ragazzi di oggi. Rispondono a problemi di un elettorato vecchio, garantendosi voti e poltrone. Parlano di pensioni che forse non vedremo mai, di rapporti interni che interessano solo loro, si scherniscono con linguaggio basso su quisquiglie inutili.

   Intanto là fuori tutto cambia e nessuno sa indicare un’idea di società nel futuro, un disegno o un orizzonte. Il mondo corre, trainato dalle compagnie hi-tech e da quella ricetta perfetta, per loro, per la quale siamo tutti allo stesso tempo clienti e lavoratori a disposizione. Il mondo corre e si sviluppa in direzioni difficili da prevedere e con obiettivi imperscrutabili, quasi sempre riconducibili al profitto dei pochi che lo portano avanti.

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L’importanza di prendere coscienza del nostro patrimonio artistico

Un’intervista al professor Salvatore Settis a cura di Loris Di Mella, Abramo Matteoli e Alessandro D’Elia.

   Il professor Salvatore Settis è un noto archeologo e storico dell’arte italiano, nonché ex-direttore della Scuola Normale di Pisa dal 1999 al 2010. Lunedì 10 Febbraio 2020 ha presentato nella nostra scuola, il Liceo scientifico Antonio Vallisneri di Lucca, il nuovo manuale di storia dell’arte che ha scritto in collaborazione con Tommaso Montanari, anche lui storico dell’arte, accademico e saggista.

LEVIAGRAVIA: Volevamo chiederle: da cosa deriva la sua passione per l’arte?

SETTIS: Dal fatto di essere italiano. Dal fatto di vivere in un paese in cui è impossibile camminare, nella maggior parte dell’Italia compresa naturalmente Lucca (fra le prime), senza esserne circondato. E dal desiderio di capire quello che mi circonda.

L.: Come è nato il progetto di un nuovo manuale di Storia dell’arte?

S.: Il progetto è nato con l’idea di lanciare un messaggio alle generazioni più giovani, cercando di trasmettere l’immane importanza del patrimonio artistico del nostro paese, dal punto vista di persone di varie generazioni, dato che gli autori hanno età differenti. Facendo questo, abbiamo voluto cercare di stimolare la creatività dei giovani affinché questo patrimonio non venga mai trascurato.

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