di Giulia Organi
Quando si parla di Fëdor Dostoevskij, L’idiota probabilmente non è il primo libro che ci viene in mente. Delitto e castigo, I Fratelli Karamazov, I
demoni sono certamente i titoli più celebri attribuiti all’autore, ma la
mia attenzione è stata proprio colpita dall’Idiota,
forse per il titolo un po’ “particolare”. La storia si svolge nella Russia del
diciannovesimo secolo, anche se il periodo storico rimane marginale e fa solo
da sfondo alla vicenda. Come suggerisce il titolo, la figura principale è quella del principe Myskin, il
protagonista considerato da tutti un’idiota. Mentre mi perdevo nelle pagine di questo
intricato romanzo ho riflettuto molto su questa figura e sul perché tutti lo definissero un idiota: Lev Myskin non è un idiota nel vero senso del termine
ma è considerato tale per il suo atteggiamento fin troppo buono, altruista e
ingenuo, per il quale viene spesso deriso e talvolta sfruttato.
Il principe, all’inizio del romanzo, in una
mattina di fine novembre, fa la conoscenza di Parfen Rogožin, un uomo
benestante e di temperamento aggressivo, follemente innamoratodiNastas’ja
Filippovna, la mantenuta di un ricco possidente di cui Myskin a sua volta si
innamora dopo averne visto un ritratto quello stesso giorno a casa degli
Epancin, i suoi unici parenti rimasti in vita. Quando s’incontrano, Nastasja
Filippovna rimane colpita dalla bontà del principe, ma il disgusto che prova
per se stessa la induce a fuggire via da lui, con Rogožin, convinta che Myskin
meriti una persona migliore al suo fianco. Questa persona, secondo Nastas’ja è
la figlia del generale Epancin, Aglaja, una giovane ragazza, bellissima, tenace
e soprattutto orgogliosa che finisce per innamorarsi del principe, che offende
e deride per nascondere il forte sentimento che prova per lui.
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