di Irene Stefanini
Nella nostra società globalizzata le prestazioni che sono richieste sono sempre più alte. Partendo dall’infanzia fino alla vecchiaia attraverso mezzi di comunicazione, pubblicità e spettacolo, si viene bombardati costantemente da ideali di perfezione e felicità, difficilmente raggiungibili nella vita di tutti i giorni; ci mandano modelli stereotipati per i quali bisogna essere magri, belli, felici e con una bella macchina o una casa sempre in ordine, andando in palestra e uscendo la sera con gli amici; al contrario però nella quotidianità ci è richiesto di lavorare sempre, non avete mai un momento libero e non stare mai male. Le pubblicità sono l’esempio più eclatante: si susseguono quelle degli aperitivi dove si vedono solo persone felici che si divertono a quelle dei medicinali che al primo accenno di malessere ti fanno stare subito meglio.
Tutti questi messaggi entrano nella mentalità dei bambini fin da piccoli che, sottoposti alle pressioni, spesso o crescono troppo in fretta o al contrario non crescono mai: così si è arrivati ad una nuova generazione di adolescenti dove si affiancano eterni Peter Pan che non si preoccupano delle conseguenze e agiscono come se fosse l’ultimo loro giorno ad adulti in miniatura che sotto il peso delle richieste del mondo vengo sopraffatti. Pure gli anziani subiscono questa condizione, rifiutando così il naturale processo di invecchiamento: come la donna di Pirandello, i nostri vecchi si atteggiano ancora a ragazzini, credendosi invincibili e giovani, non fermandosi mai e sottovalutando i segni del tempo che avanza sul loro corpo e sulla loro salute.
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