Una poesia di Rebecca Giusti
Camminavamo strette all’asfalto che ci stava sotto
Per paura di rimanere sospese nell’aria densa
Che ci abbracciava
I piedi si muovevano fluttuando nel presente
non c’era futuro per noi in quel momento
esisteva solo un movimento sinuoso al buio.
Sgattaiolavamo insieme verso ciò che non conoscevamo,
unendo ciò che eravamo noi due
fondendolo insieme come cera
una cera morbida, che si scioglie come la notte nera
quando arriva il giorno.
In quelle sere brillanti,
ci batteva il cuore, ci batteva a tutte e due,
e poi forse ci batteva a turni.
C’era qualcosa che ci sarebbe rimasto sulla pelle
nei capelli sporchi e bagnati,
dentro le ossa fradice d’acqua.
Veloci e sfuocate scene languide,
delle risate accaldate in una realtà sospesa,
dei passi furtivi verso un binario vuoto.
Per noi a quel tempo
non c’era futuro
c’era un treno pigro su cui salivamo
ansanti
per vivere ciò che saremmo state
ciò che non conoscevamo ancora
noi due.