Vallisneri in tautogrammi

di Martino Andreini

 

Tautogramma= composizione costruita con componenti che cominciano, categoricamente, con caratteri coincidenti.

Ambiziosi adolescenti avete ancora accuse appassionate? Andiamo ad additarne alcune…

Ahimè, adesso anche Bindocci, benchè bimbo bianco e bilanciato, blatera di belle e birbanti battaglie bolsceviche, bla bla bla, e bonariamente si beffa dei balordi battibecchi tra gli altri Bronzei Baroni1. Comunque cambiamo cantilena e con considerazioni calugnose cominciamo a cantar colui che col coetaneo Cortese Comunista2 cerca conflitto, cacchio che coesione! Cola che consideri le calzature3 di capitale cospicuità, chissà come coloreremo il cappuccio delle comode camicie… Diamine! Non dimentichiamoci di domandare al DeLuca da quando è diventato dannatamente diligente.

Dunque esordiamo espondendo ed elencando  gli errori dell’entrambe famose femmine che fanno finta di favorire noi giovani giocatori gentili ma governano per gaio guadagno. Gironzolano gallonate e hanno imprecisi incarichi interni, indicativamente importanti e inclini all’inerzia. Insomma indichiamo infine le irose innominate: Lorella, che loda la legge ma lede la libertà, e la sua lussuosa leader, che laggiù lontana litiga e lavora, oh Mencacci. Maria-Rosa, mentre mediti magistrali museruole, miri a mettere una muta mascherina sopra il mondo che me e i miei mortifica.  Ma la Magna Ministra4 mostrò il suo meglio mentre minacciò “La Mia scuola”  in mondovisione5 e le mani di molti maestri non nascondevano nessuna nemesi. Oppure quando osasti osservare che persino i privilegiati professori potevano parimente peccare quando questi resistevano a riconoscere le rigide restrizioni e rigettavano le restanti ridicole responsabilità. Oh Rosaria, rimaneva rassicurante soltanto il sereno sollievo del Santo-Natale quando sorridenti sfoggiavamo spumanti scadenti e strani stuzzichini. Stavolta Supplizio di Tantalo, tutto taceva mentre il tempo dei teneri torroni terminava, da te, tradito. Tagliamo tutta la tediosa telecronaca delle Temute Tiranne e tentiamo di trovare un termine da trattare tutto in “U”, per ultimare questo umoristico usignolo.

Un’unica umana unione urla: l’UDS, che vuole veramente veicolare una vermiglia voce ma in verità vedo velata solo vuota vanità e vano vilipendio.

Và mia volgare zanzara6 e, sugli zaini, zampetta zelante.

  1. I rappresentanti d’istituto.
  2. Paolo Pasqualetti.
  3. Sineddoche di abbigliamento.
  4. La preside.
  5. Riunione meet con tutte le classe del liceo del 22/11/2021.
  6. Questo testo.

Cambiare idea, cambiare opinione, cambiare noi stessi

di Rebecca Giusti

Ci pensate mai che non potremmo mai pensare qualcosa che non pensiamo? Voglio dire, avremmo sempre il nostro stesso modo di pensare, non penseremo mai come gli altri. Non saremmo mai gli altri per tutta la nostra vita, avremmo sempre e solo un solo modo di veder il mondo, il nostro. Sembra limitante come cosa, non trovate? Che se qualcuno ci ha creato, ci ha fatti solo con dei pensieri nostri, senza permetterci di ragionare in altri modi, ma solo con la parola per confrontarci, che comunque è solo un misero tentativo per spiegare il nostro mondo interiore ad un terzo individuo che lo può fraintendere, capire nella maniera sbagliata, non capire proprio o illudersi di avere inteso tutto quello che c’era da sapere su di noi quando in realtà non ne conosce neanche un millesimo. Saremo noi per sempre. Potremmo avere la mente aperta, preferire quella cosa rispetto all’altra dando modo ai dibattiti di farci cambiare idea, avere un odio irrazionale per una certa cosa o persona ma essere pronti a cambiare giudizio: vedremo comunque sempre e solo la nostra realtà personale, con qualche dettaglio che sfuggirà costantemente al nostro minimo e ristretto campo visivo sull’universo. Questo perché siamo noi stessi, non un’altra persona e neanche più persone insieme.

Forse è questo che spinge molte persone a credere di avere il miglior punto di vista su una certa cosa piuttosto che un’altra. A pensare che in politica è meglio fare questo ed agire in un modo, che è migliore la loro opinione su temi di attualità di quella dell’amico, a credere che il loro stile di vita sia quello più equilibrato di tutti, o che agire come ha fatto “lui” sia completamente sbagliato, da condannare, deplorevole. Ma questo perché siamo noi, e pensiamo così, e non potremmo mai pensare qualcosa di diverso da quello che riteniamo giusto. Come si fa a immedesimarci completamente nella testa di un altro individuo che crede che la soluzione migliore ad un determinato problema sia l’opposta rispetto alla nostra? Non si può.

Le ragazze romane in apnea

 

Lo scandalo delle baby squillo del 2013

di Rebecca Giusti

Inizia tutto nella capitale italiana circa otto anni fa. Piano piano, la storia viene fuori e diviene un fatto chiacchierato, discusso, su cui tutti riflettono, ma temo anche, terribilmente imitato da moltissime altre ragazze.

Lo scandalo dei Parioli è ancora oggi attualissimo, simboleggia una generazione cresciuta male, la gioventù bruciata del ventunesimo secolo. Sulla scia di “Bling Ring” e “I ragazzi dello zoo di Berlino”, queste due ragazze cresciute in un quartiere della Roma bene, che studiano rispettivamente al classico e ad un’altra scuola privata rinomata nella città, si spengono e decidono che la luce dell’infanzia ormai è da archiviare, non fa più per loro.

Prima della maggiore età, prima di sapere che cosa ne sarà della loro vita e del futuro che si prospetta davanti a loro, o di essere semplicemente anche solo più consce di sè stesse, cominciano a prostituirsi. Da marzo del 2013 (la più piccola delle due comincerà a svolgere lo stesso lavoro solo da maggio) fino all’inverno dello stesso anno, le due tirano su un impero basato su nomi fittizi e montagne di banconote, uno stipendio per un lavoro a tempo pieno. Leggi tutto “Le ragazze romane in apnea”

Un tunnel buio che esiste davvero

Le organizzazioni settarie in Italia

di Rebecca Giusti

Alcuni mesi fa lessi un libro intitolato “Nella Setta”. La copertina era sui toni dell’azzurro con il semplice titolo centrale, sembrava uno di quei racconti noiosi dove non succede niente per trecento pagine e quando lo chiudi tiri un sospiro di sollievo, perché dai, ti aspettavi di più dalla trama. Credo che questa sia stata una delle situazioni migliori per affermare con certezza che giudicare i romanzi dalla copertina lo fanno gli stupidi o le ragazzette annoiate (quando mi succede penso di trovarmi sempre in una delle due fasi).

In realtà infatti, il libro era di circa duecento pagine e la storia contenuta all’interno era una delle più rocambolesche che si possano immaginare (Indiana Jones versione articoli d’inchiesta e di denuncia). I due scrittori che hanno lavorato al romanzo per più di un anno hanno condotto ricerche su moltissime sette in Italia, viaggiando dal nord della penisola fino alle zone meridionali. Esponendosi costantemente al pericolo, sono riusciti a penetrare in moltissime di esse come falsi adepti e ad ottenere interviste crude, ma illuminanti, da coloro che sono riusciti ad uscirne, con gravi perdite o in situazioni disastrate. Leggi tutto “Un tunnel buio che esiste davvero”