Sarà mattina

di Rebecca Giusti

 

Ciò che fa male a noi stessi

Ci fa sussultare, ci spaventa,

ci fa pensare che dovremo strapparci

parti di pelle

ci fa credere che poi

tutto sarà più brillante, che

dopo il sangue

verranno raggi tenui, timidi,

spunteranno papaveri

e sembrerà mattina.

 

 

Lettera per chi ne aspetta una

di Rebecca Giusti

 

Poesia che scrissi l’anno scorso ma che credo sia in tema con la data di oggi: tutti sanno quanto manca all’esame, dove andare il sabato, come organizzare la settimana fra sport e caffè con vecchie conoscenze e amici di sempre, ma che ne sappiamo noi dove saremmo fra quattro o cinque mesi. Mandiamoci lettere, parliamo da soli e riflettiamo su chi siamo stati questo lungo tempo seduti davanti a un tavolo quadrato con fogli sparsi sopra, per capire bene dove stiamo andando, per sapere tremando dalla gioia e dall’ansia chi vogliamo essere. Ricordiamo ciò che abbiamo fatto per arrivare dove siamo, le parti belle, la nostalgia e ciò che ci ha fatto male, che ci ha reso noi aprendoci varchi dentro per vedere meglio quello che ci fa sentire piccoli, indifesi e con la costante voglia di cambiare aria. Ora non è più come quando camminavamo stremati lungo il sentiero chiedendoci quando tutto sarebbe finito e saremmo giunti a uno di quei rifugi poco illuminati che ti permette di fare un sospiro di sollievo, ora il cambiare aria è ciò che ci viene imposto, richiesto, quello che siamo chiamati a fare. Anche se ci allontaneremo, vivremo un sacco di vite opposte e ci guarderemo intorno chiedendoci che fine ha fatto quel nostro passato angosciante e adrenalinico che sembra un racconto letto di sfuggita in un libro lasciato a metà, saremo sempre ciò che questo posto, che le persone che ci sono state accanto e l’aria che abbiamo respirato ha formato. Non cambieremo mai aria davvero. Leggi tutto “Lettera per chi ne aspetta una”

Hi Putin!

di Alessandro Vannucci

 

È ritornata, la guerra è ritornata in Europa.

Lei è qui con tutta la sua cattiveria, con la sua crudeltà, con il suo seguito di ingiustizie e con tutto ciò che ne deriva.

Palazzi distrutti, continui bombardamenti, lacrime e sangue che inondano le strade sono la cornice del quadro che nessun uomo vorrebbe avere, il quadro della guerra.

Rimanendo legati all’ambiente artistico potremmo descrivere la guerra come l’arte dell’orrore, i cui artisti si distinguono per l’amore nella distruzione della civiltà e dei traguardi che ne derivano.

Uno di loro è ovviamente il grande e supremo leader russo, Putin, che è riuscito ad arrivare primo, secondo e terzo alla gara per l’uomo più odiato dell’epoca moderna. Se il suo obiettivo era scrivere la storia lo ha realizzato in modo impeccabile, perché nessuno adesso si scorderà di lui, soprattutto i 44 milioni e 300 mila ucraini. Le stesse persone sono colpevoli, secondo il sommo Putin, di occupare un territorio che non gli spetta ed essere i neonazisti che minacciano la federazione russa. Leggi tutto “Hi Putin!”

Una storia breve

di Rebecca Giusti

 

Una voce le diceva sempre, sibilando come una sirena stonata: “Non conti niente, non sei nessuno, nessuno ti desidera piccolina”. Allora lei si guardava intorno e urlava: “Non sarai mai me, non sarò mai te”.

La ragazza crebbe e la voce si spense come un fuoco su cui buttano una grande coperta bagnata, piano piano ma azzerandosi, come se non ci fosse mai stata, né in quel momento né mai. La ragazza tornò a prendere fuoco come una volta, ma senza bruciarsi come faceva prima, ma scaldando chi le toccava le mani.

(La foto ritrae una bambina che gioca nella fontana che si trova in piazza Maidan a Kiev, 15 anni fa).