Di Mattia Toschi
Oggi come mai, con tutte le possibilità e le risorse disponibili, è fondamentale investire nell’introduzione, ampliamento e riqualificazione di aree verdi nelle nostre città, che purtroppo scarseggiano in tutta la penisola, da Nord a Sud.
La natura urbana ha una lunghissima lista di benefici che porterebbe ai cittadini. Innanzitutto è una soluzione per contrastare il mancato contatto con la natura che gli abitanti delle città hanno. Nonostante negli ultimi anni si sia diffusa tra la popolazione la consapevolezza di quanto benessere possa portare il legame con la natura, non per tutti è possibile ritrovare questo legame dato che gran parte della popolazione non ha accesso ad aree verdi, e come unica chance ha quella di lasciare la città, un’opzione inverosimile per molti. Perciò il verde urbano è la soluzione più democratica, in quanto accessibile a tutti, e la più concreta, perché permette alle persone di portare avanti la loro vita nelle città non dovendo rinunciare alla propria salute e al proprio sviluppo personale.
Nella società contemporanea la natura ha assunto un ruolo troppo marginale rispetto a tutte le vacuità che ogni giorno ci vengono proposte e imposte, e a cui dedichiamo la maggior parte del nostro tempo. Tempo che tutti vogliono e cercano di guadagnare facendo cose, in maniera sbrigativa e inadeguata, per arrivare poi ad un punto in cui non puoi far altro che chiederti cosa fare con tutto quel tempo che hai risparmiato, ma soprattutto se quel tempo lo hai risparmiato davvero, o ne hai semplicemente buttato dell’altro. Purtroppo la maggior parte delle persone non arriva a riflettere su questi aspetti, perché la società in cui viviamo non favorisce il pensiero critico individuale, anzi direi che proprio non favorisce il pensiero. Abbiamo sempre qualcosa da fare, o da vedere, tutto il giorno, tutti i giorni quando vogliamo noi, non c’è mai un momento in cui abbiamo tempo da buttare. Abituati a fare sempre cose, quando arriva il momento in cui c’è da fare niente, viene quasi spontaneo aprire tiktok e perderci ore, solo per continuare fare qualcosa, senza pensare che in realtà non facciamo niente, ammiriamo solo altre persone che fanno, sentendoci tristi perché noi non facciamo abbastanza.
Siamo sempre connessi, sempre carichi di informazioni, sovrastimolati da cose futili che altro non fanno che far perdere tempo in maniera subdola, perché dapprima hai la sensazione di star investendo quel tempo e ti senti soddisfatto ma non hai mai la possibilità di fermarti e pensare che quel tempo, in realtà, lo stai sprecando. Piuttosto dovremmo lasciare andare questa tensione e passare del tempo immersi nella natura con noi stessi. Ci farebbe distogliere l’attenzione da tutte le distrazioni e stare soli con i nostri pensieri, ci farebbe anche capire quanto soli siamo. Non ci pensiamo mai perché siamo sempre connessi a persone e a cose che non ci fanno sentire la nostra solitudine, ma siamo soli, soli come non mai nella storia. Per questo, sentirsi soli aiuterebbe le persone ad essere meno sole. Capirebbero, prenderebbero coscienza della loro condizione e quindi farebbero qualcosa per cambiarla, cosa che adesso non avviene. Che bisogno c’è di cambiare qualcosa che non c’è o, meglio, che non percepiamo? La realtà sensibile non è la vera realtà. Allora adesso capisco quando Hegel afferma che la certezza sensibile e il più grande inganno. La realtà vera la capiamo solo dopo la mediazione dell’intelletto, intelletto che non ci è permesso di usare, non perché c’è un cattivone che con la forza ci impedisce di usarlo, ma perché la società di oggi ci soddisfa, in tutto, o almeno ci prova, ed essendo soddisfatti non sentiamo il bisogno di pensare alla nostra condizione. Solo quando questo meccanismo perfetto si rompe allora nascono tutti i pensieri. Solo quando hai il mal di testa pensi a quanto sia bello non averlo. Noi nella nostra società stiamo bene, abbiamo tutto quello che ci serve, mangiamo, siamo sani e abbiamo continuamente qualcosa da fare che ci tiene la mente occupata, non abbiamo da pensare ad altro.
Invece dobbiamo pensare, per stare bene o per stare male, ma dobbiamo farlo.
Le città e tutti gli ammassi di cemento in cui la gente vive non fanno altro che aiutare il non-pensiero, tutto è uguale a sé stesso, la monotonia delle città implica anche una monotonia negli stimoli che progressivamente vanno ad annullarsi. La natura, che invece non è mai uguale a sé stessa, portata nelle città aiuterebbe ad interrompere la monotonia, a spezzare quel meccanismo perfetto che ci fa star bene e non ci dà motivo di pensare. Il pensare che ne scaturirebbe sarebbe una spinta incredibile per il benessere psicofisico della popolazione e per lo sviluppo culturale di questa.