Un volo di storni per due5 min read

Una doppia recensione all’ultimo libro di Giorgi Parisi

di Isabel Bianchi (1) e Thomas Paolinelli (2)

1) Avete presente la sensazione che si prova sulle montagne russe? Un sentimento di adrenalina misto ad impazienza dovuto al fatto che non sappiamo cosa ci aspetta dopo una salita, una discesa o una curva. Se avete mai provato quella meravigliosa sensazione e volete riviverla, o se siete un po’ “fifoni” per salire sull’attrazione, ma comunque troppo curiosi di vivere un’esperienza così intrigante, dovreste leggere “In un volo di storni”. Leggendo il libro vi ritrovereste catapultati sull’ottovolante di Giorgio Parisi, classe 1948, vincitore del premio Nobel per la Fisica nel 2021 “per i contributi innovativi alla comprensione dei sistemi fisici complessi”, padre di due figli e marito di Daniella Ambrosino, a cui il libro è dedicato.

Personalmente non ho ben compreso il titolo del libro fino al momento in cui l’ho finito e mi sono fermata a riflettere. Parisi parla delle sue ricerche sul volo degli uccelli solo nei primi capitoli del testo, per cui dedicare il titolo ad un argomento che affronta solo in pochi capitoli non mi sembrava lungimirante, infatti nella maggior parte del testo Parisi si esprime su quelle che sono state altre sue ricerche e scoperte, come la sua teoria sui vetri di spin. Poi ho compreso ed elaborato un mio pensiero: “In un volo di storni” è come un diario di bordo che permette di fare un viaggio in una delle menti italiane più brillanti di sempre, è una raccolta di pensieri, idee e racconti sulla vita e sugli studi dell’autore. Le ricerche di Parisi a volte si sono trovate a dei “punti morti”, erano confuse e nebulose, ma alla fine, grazie a lavoro e dedizione, hanno visto la luce in fondo al tunnel e si sono rivelate delle scoperte illuminanti, proprio come un volo di storni: appare un ammasso informe di corpi, caotico e senza un ordine, tuttavia se viene osservato attentamente ed esaminato, si comprende che in realtà ha un suo meccanismo ben definito e si basa su regole precise; così è anche il libro: una raccolta di informazione forse un po’ confusa a primo impatto, ma che in realtà contiene in sé tanti punti legati fra loro; la capacità del lettore, come disse Steve Jobs, sta solo nel saper collegare tutti quei “puntini“, allora si troverà il coinvolgente disegno del libro e, più in grande, il reale valore delle scoperte dell’autore.

Parisi inoltre, spiegando le sue teorie, inserisce una notevole quantità di metafore ed esempi riferiti a situazioni comuni, affinché anche gli argomenti più difficili possano essere compresi. Tuttavia, la cosa che più mi ha meravigliata riguarda i numerosi accenni ad argomenti così strabilianti ed interessanti di cui purtroppo, soprattutto nelle scuole, non si parla mai: voi conoscete Nicola d’Oresme? Oppure sapete che, a particolari condizioni di pressione e temperatura, l’acqua si può trovare contemporaneamente nei tre stati fisici? Parisi, nel suo tornado di spiegazioni, fa riferimento anche a questi personaggi e fenomeni fisici sorprendenti, purtroppo lasciati nell’ombra.

“Senza che me ne fossi accorto, stavo esplorando un nuovo campo di ricerca” è forse la frase di “In un volo di storni” che rappresenta il filo conduttore del libro, la vita del fisico è stato un continuo ricercare, abbandonare, riprendere in mano e dimostrare teorie: una vita turbolenta, un ottovolante per l’appunto, che merita assolutamente di essere raccontata e questo libro lo fa perfettamente.

2)

Chissà perché Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica nel 2021, ha deciso di scrivere “In un volo di storni”, un libro di carattere scientifico-divulgativo; forse perché voleva esporre al pubblico gran parte delle ricerche che ha intrapreso durante la sua carriera, o forse perché voleva far capire ai lettori che la fisica è per tutti, per tutti coloro che si pongono domande e che vogliono trovare le risposte. Il testo è molto particolare perché una volta letto sorge spontanea la domanda “ma qual è il filo conduttore di questo libro?”. Beh la risposta non è semplice, perché essendo l’unione di varie interviste fatte all’autore durante la sua vita, parla di argomenti molto differenti tra loro: dal volo degli storni, agli studi condotti sui vetri di spin, fino al chiedersi come nascono le idee. È proprio questa la particolarità che lo rende unico e interessante dato che, infondo, spiega proprio com’è la vita di un ricercatore, che deve essere in grado di interessarsi e di studiare al meglio argomenti disparati. L’autore ci spiega perfino, nel corso del libro, quali sono le difficoltà che riscontra un ricercatore; ci vogliono anni per portare a termine un esperimento che deve essere finanziato dallo stato (cosa che in un paese come l’Italia non avviene molto spesso), e frequentemente accade che, una volta portato a termine l’esperimento e formulata una nuova legge, quest’ultima fatichi ad entrare nel mondo scientifico. È un libro diviso in tre parti: nella prima Parisi ci parla del volo degli storni, approfondendo tutte le fasi del progetto che ha condotto insieme a suoi colleghi fisici ma anche ornitologi. Nella seconda parte l’autore ha dovuto utilizzare un linguaggio più complesso e specifico per presentare alcuni esperimenti che lui stesso ha seguito. Ma Parisi riesce a semplificarne la comprensione grazie a metafore riguardanti la vita quotidiana. Infine nella terza e ultima parte del libro si parla di idee; da dove nascono e come si formano nella nostra testa, ma soprattutto dell’intuizione che uno scienziato deve avere e del pensiero inconscio, fondamentale per risolvere un problema. Sempre in quest’ultima parte Parisi scrive “La scienza è un enorme puzzle e ogni pezzo che viene messo nel posto giusto apre la possibilità di collocarne altri”, quindi si parla del senso della scienza, di quanto sia utile alla società e per questo anche quanto sia fondamentale credere in essa e finanziarla. Si parla inoltre di difendere la cultura italiana su tutti i suoi fronti, compresa quindi anche la scienza, e del fatto che dobbiamo continuare ad infonderla alle generazioni future. È sicuramente un libro che consiglio di leggere e suggerisco di non scoraggiarsi verso la metà quando l’autore ci parla di esperimenti e ricerche alquanto difficili e di arrivare alla fine per capire anche il messaggio morale che Parisi ci vuole dare, messaggio morale che è espresso perfettamente in una delle sue frasi: “Il lavoro migliore di una vita di ricerca può saltare fuori per caso: lo si incontra su una strada percorsa per andare da un’altra parte”.

 

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