di Greta Federighi
Strange Days è un album dei Doors pubblicato per la prima volta nel settembre 1967, fu registrato negli studi della Sunset Sound Recorders e prodotto da Paul Rothchild. Ma prima di recensire questa raccolta di brani, introdurrò brevemente questa band: come si può facilmente intuire, è un gruppo originario degli Stati Uniti d’America, precisamente fondato nel 1965 a Venice Beach, Los Angeles, dal cantante e frontman Jim Morrison, dal chitarrista Robby Krieger, dall’organista e tastierista Ray Manzarek, e, infine, dal batterista John Densmore; nella loro carriera sono riusciti intelligentemente a unire blues, jazz e psichedelia, creando suoni più unici che rari e utilizzando effetti sonori letteralmente extraterrestri.
Dopo questa piccola ma efficace presentazione, posso finalmente parlare più dettagliatamente di quest’album: intanto, il numero di tracce cambia dalla versione in vinile a quella in CD, poiché quest’ultima contiene ben due canzoni, comuni a entrambi i tipi dell’album, che presentano delle particolarità più interessanti per i fan accaniti, di conseguenza cambia anche la durata della raccolta che per il vinile è di 34:49 minuti, con 10 brani, mentre per il CD è di 40:05 minuti, con 12 brani. Ci sono tre stili musicali principali, i quali sono tutti sottogeneri del Rock: il Rock Psichedelico, l’Acid Rock (sottogenere del primo) e il Blues Rock. Andando ad analizzare l’album sotto un aspetto decisamente più tecnico, la band adottò per la prima volta degli strumenti come il sintetizzatore Moog, usato per la title-track Strange Days (uno dei primi brani rock contenenti quelle sonorità) e non si allontanò dal nido del blues-rock, come dimostra Love Me Two Times, dove Ray Manzarek, il tastierista, suona un pazzesco assolo di clavinet.
Ma non è tutto, perché sono presenti anche esperimenti di musica concreta, come in Horse Latitudes e addirittura pezzi proto-punk come My Eyes Have Seen You; ma l’asse di congiunzione tra ogni canzone è, senza alcun dubbio, la sonorità psichedelica, sognante, stralunata e a tratti brillantemente dissonante che caratterizza l’essenza dei Doors.
Se per ora sembra una cosa strana e fuori dall’ordinario, ho colpito nel segno, ma analizziamo anche la copertina dell’album: quest’ultima, opera del fotografo Joel Brodsky, è molto originale, perché, per scelta del cantante Jim Morrison, non si trova nessun componente della band, ad eccezione di due poster appesi alle pareti di un muro ritratto sul fronte e sul retro della copertina. La fotografia è ambientata Sniffen Court, un vicolo storico della 37esima Strada a Manhattan, tra Lexington Avenue e la Terza Avenue. Per la scarsa disponibilità degli artisti di strada, i quali dovevano essere i soggetti della foto, l’assistente del fotografo si prestò per interpretare il giocoliere, mentre un tassista, scelto a caso, venne pagato 5 dollari per posare come suonatore di tromba; vennero anche reclutati due nani gemelli posti uno sulla copertina anteriore e l’altro sulla copertina posteriore, mentre la donna con l’abito lungo che compare sul retro è Zazel Wild, un’amica del fotografo. Quasi arrivati alla conclusione, propongo alcuni dei miei brani preferiti di quest’album, che io posseggo sia in vinile che in CD: Strange Days , You’re Lost Little Girl, Love Me Two Times , Unhappy Girl, Horse Latitudes, Moonlight Drive, People Are Strange, My Eyes Have Seen You, I Can’t See Your Face in My Mind, When the Music’s Over. Ricordate quante canzoni ha la raccolta? Ora contate i titoli che ho appena citato…