Il Presidente4 min read

di Alessandro Vannucci

In questi giorni il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto una dichiarazione che ha scosso il mondo politico, a seguito di cui molti parlamentari e opinionisti si sono lanciati in espressioni di rammarico e sorpresa. Ha parlato infatti della sua scelta di non ricandidarsi a fine mandato.

Mentre la reazione della maggioranza è stata quella di comprensione e rispetto per la decisione del garante della Costituzione, una minoranza comunque importante ha già avviato la propria campagna per collocare al Quirinale l’inquilino che preferisce.

È interessante ripercorrere le tappe della carriera di uno degli uomini più importanti del nostro paese, per cui la sua assenza dai palazzi del potere italiani sarà sicuramente motivo di nostalgia per la classe politica del futuro.

Sergio Mattarella non é una figura qualsiasi, ma quasi un figlio d’arte: suo padre era Bernardo Mattarella, appartenente al partito della Democrazia Cristiana, 5 volte ministro, che negli anni cinquanta trasferisce la famiglia da Palermo a Roma per i suoi impegni politici.

Il presidente si distingue per avere un curriculum scolastico eccellente: diventa delegato della Gioventù Maschile di Azione Cattolica della capitale, e poi del Lazio dal 1961 al 1964. Successivamente si laurea con lode in giurisprudenza presso l’università La Sapienza, discutendo una tesi su “La funzione dell’indirizzo politico”.

Nel 1967 entra come avvocato in uno studio specializzato in diritto amministrativo, e negli anni successivi diventa professore associato presso l’Università di Palermo: questo incarico lo occuperà fino al 1983, quando viene eletto parlamentare della D.C, diventando capo di collegio dei probiviri.

Nel 1982 il segretario del partito, Ciriaco De Mita, lo incoraggia a rendere la sua presenza In Sicilia più rilevante, nello stesso anno in cui Cosa Nostra semina terrore con l’uccisione del segretario regionale del PCI Pio della Torre e del prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa. Sergio Mattarella affronta l’incarico con la serietà e la correttezza che caratterizzeranno tutta la sua carriera e grazie a cui si guadagnerà una menzione di onore in tutte i ricordi degli italiani, nonostante che risalisse soltanto a due anni prima l’attentato alla vita di suo fratello, Piersanti Mattarella, presidente della regione Sicilia.

Da allora il suo ruolo nella politica assume una dimensione determinante nella tutela dei cittadini italiani: grazie all’imposizione di liste contrapposte e soglie di sbarramento alle elezioni per il segretario regionale del partito ha evitato la vittoria di Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo, storicamente legato a cosche mafiose.

É stato ministro per i rapporti con il parlamento durante il governo De Mita e ministro della pubblica istruzione durante il quarto governo di Andreotti. Come presidente del MIUR ha iniziato il rinnovamento degli ambienti scolastici, oltre al riordino dei programmi didattici del biennio delle scuole superiori. Tra i suoi più importanti progetti in questo ambito ricordiamo che ha promosso la riforma complessiva della scuola elementare attraverso la legge 148 del 23 maggio 1990, introducendo il modulo dei tre insegnanti su due classi e ha richiesto al parlamento l’approvazione della legge antidroga, che incoraggiava le scuole all’educazione alla salute.

Nel 1992 è stato nuovamente rieletto alla camera, con 50,280 preferenze, divenendo il secondo democristiano più votato dal collegio elettorale della Sicilia occidentale.

Sotto l’undicesima legislatura ha ricoperto il ruolo di relatore per la legge del sistema elettorale della Camera e del Senato, impiegata nelle elezioni 1994, 1996, 2001.

Dopo lo scandalo di Tangentopoli, Mattarella é stato il fondatore di una nuova idea di Democrazia Cristiana, che nel 1995 lo porta a ribadire con forza la sua linea politica, definendo “un incubo irrazionale” l’entrata di Forza Italia nel Partito Popolare Europeo.

Negli anni successivi ricopre la carica di vicepresidente del consiglio, con delega ai servizi segreti, che decide di riformare, concedendo non più al ministro della difesa ma al Presidente del Consiglio dei Ministri la nomina per i vertici dei servizi di difesa italiani. Durante questo periodo rimane a capo del ministero anche durante le operazioni della NATO in Kosovo e negli stessi anni promuove, con successo, l’abolizione della leva obbligatoria. Il suo impegno nella politica internazionale si conferma anche il 27 luglio 2000 dove Mattarella sigla insieme ad altri Paesi europei l’accordo di Farnborough per la progressiva ristrutturazione e integrazione dell’industria europea della difesa, accordo che venne poi ratificato nel 2003.

Sul versante della politica interna dei primi anni 2000 invece si contraddistingue per essere uno degli estensori del manifesto fondativo dei valori del Partito Democratico. Inoltre, dopo essere stato rieletto alla Camera dei deputati più volte, fino al 2008, dopo la XV legislatura decide di non ricandidarsi.

Come giudice della Corte costituzionale ha espresso la sua opinione professionale a favore dell’incostituzionalità della legge elettorale detta “Porcellum” nel dicembre 2014.

A gennaio 2015 si insedia nel Quirinale come nuovo Presidente della Repubblica, succedendo a Giorgio Napolitano: diventerà uno dei presidenti più popolari tra giovani e adulti, tutelando i diritti dei cittadini e custodendo la nostra Carta Fondamentale anche attraverso periodi di inaudita difficoltà e divisione sociale, come la pandemia, e conservando l’integrità dell’impianto democratico durante le difficili vicissitudini che hanno interessato il nostro esecutivo negli ultimi sette anni, caratterizzati da non pochi squilibri politici.

 

 

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