di Rebecca Giusti
L’aria era piena di odore di betulle e si sentiva un rumore lontano provenire da case in festa. Era la mattina di Pasqua in un brutto paese nella campagna laziale, e Maria si tirava su a sedere pensando ai suoi ultimi anni. Sentiva che stava morendo, ma amava ancora guardare gli altri. Le era sempre piaciuto osservare le comari all’osteria, i signori che passavano con l’aria di chi non sa come è finito rinchiuso tra quattro mura e una moglie sgraziata da mantenere, dei bambini che urlano, voraci di parole dolci da parte dei legami familiari che hanno imparato a riconoscere nei loro primi mesi.
Si guardava ancora attorno come un tempo, anche se era ormai allettata da tre anni e pensava che, nonostante ormai non parlasse più e facesse fatica a ragionare sulla risposta a domande elementari che le venivano poste ad intervalli regolari come “Hai sete?”, “Vuoi mangiare?”, tutto, tutto, si poteva ridurre a bisogni del genere, e non se ne stupiva né rammaricava. Leggi tutto “Quando lei nacque”