Papà eccole!

di Alessandro Rosati

   Forse le abbiamo viste così, in una notte quasi d’estate, una di quelle in cui si percepiscono la bella stagione in arrivo e le giornate sempre più lunghe, con le pupille fisse nello schermo della televisione, seduti su un divano che quasi completamente avvolgeva i nostri corpi bambini o su un seggiolone che ci portava a malapena all’altezza del tavolo. Anzi, probabilmente le abbiamo viste proprio così la prima volta, con gli occhi di chi ancora del mondo giustamente comprende poco, con il viso illuminato da quella magia di colori inconfondibile.

   “Papà e quelle cosa sono?” “Le Frecce tricolori”. Magari la domanda è stata questa, e la risposta tanto secca quanto esaustiva: tra le tante parole vuote della televisione, quelle due suonavano in maniera particolare. Un accostamento felice, sarà per quella bandiera disegnata nel cielo che corre proprio come una freccia, o forse per quel blu sgargiante degli MB339, gli aerei in dotazione alla Pattuglia Acrobatica Nazionale, o forse ancora per il senso di leggerezza che da decenni trasmettono a chi sta a terra, con gli occhi fissi nel blu.

   Nel frattempo siamo cresciuti, alcuni sono diventati ragazzi, altri uomini, eppure loro sono sempre lì a colorare i cieli Italiani e non solo.

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Gli enigmi di Apollo e la nascita della filosofia

di Caterina Simonetti

  Oggi vorrei parlare di un libro molto interessante: La nascita della filosofia di Giorgio Colli. L’autore di questo piccolo libro nacque il 16 gennaio 1917 a Torino e morì il 6 gennaio del 1979 ed è stato per diversi anni un filosofo e un docente di filosofia antica all’università di Pisa. Colli diede un contributo storico, filologico e critico importante su molti autori, in particolare Nietzsche, che proprio nel corso di questo libro nomina svariate volte esponendo le sue idee su diversi temi. Quest’ultimo è un filosofo del ‘800 originario della Prussia, uno dei più importanti di tutta la storia, un grande ammiratore della tragedia greca. In questo libro Colli ci parla dell’evoluzione della filosofia. La sua origine, ci spiega, non si rintraccia in Socrate e Platone, ma molto prima, nell’età arcaica, con il culto degli dèi. Soprattutto di Apollo e Dioniso. Infatti Platone guarda con venerazione al passato, a un mondo in cui erano esistiti davvero “i sapienti”, e non a caso si presenta come un filosofo, cioè come “un amante della sapienza”, uno che la sapienza non la possiede.

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La filosofia di Walt Disney in quattro film

di Sara Bigongiari, Bianca Doberti, Erica Lucchesi ed Elisa Sorbi

   Dietro i film di Walt Disney c’è tutta una filosofia, e precisamente quella singolare e specifica che caratterizza, attraverso molteplici declinazioni, il mondo Disney. Spesso i bambini vedono solamente l’aspetto divertente di una storia, ma in realtà ogni cartone cela un significato più profondo. Oggi, ci soffermeremo sulle visioni del mondo che stanno dietro quattro distinti film di Disney, e per la precisione Pinocchio, Il Re Leone, Inside Out e Wall-e.

Pinocchio

   La storia di Pinocchio non è solo una favola, ma anche come un viaggio del singolo alla conquista della sua umanità. Ogni personaggio rappresenta qualcosa e ha un ruolo. Mastro Geppetto è la caricatura della brava persona, il grillo parlante è la coscienza del burattino ed è un filosofo inascoltato, il Gatto e la Volpe sono degli imbroglioni che pensano solo ai soldi e la Fata turchina rappresenta la provvidenza. La trasformazione finale di Pinocchio da burattino a essere in carne ed ossa non è solo un lieto fine, ma può essere vista come un processo umano che conduce da un essere istintivo a un essere cosciente dell’importanza di un vivere in modo dignitoso.

   Nei cartoni Disney troviamo molti elementi tragici, infatti sono molto importanti avventure e perdite. La morte dei personaggi è frequentemente accompagnato dal senso di rinascita e purificazione, come succede anche in Pinocchio, che dopo aver salvato Mastro Geppetto dalla balena muore per poi tornare in vita come un bambino in carne ed ossa dopo aver agito in maniera eroica per salvare il padre.

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Martin Luther King e la forza di amare

di Clara Lazzarini

  Un ennesimo caso di discriminazione razziale negli USA ha portato alla morte George Floyd, un uomo di colore ucciso dalla polizia in modo brutale e crudele nello stato del Minnesota. Il libro di cui vi sto per parlare mi sembra l’esempio migliore per riflettere su quanto accaduto e per capire quanto la questione razziale sia stata, e sia tuttora, uno degli argomenti centrali nella nostra società. Il libro s’intitola La forza di amare ed è stato scritto da Martin Luther King nel 1963.

   Il motivo ispiratore di quest’opera è il problema razziale, a cui il leader del movimento nero dedicò tutto se stesso fino al sacrificio della vita. Per comprendere meglio la lotta di questo incredibile uomo, e per capire le sofferenze e le ingiustizie che uomini di colore hanno dovuto sopportare, mi sento di fare un piccolo excursus sulla storia vera e propria della segregazione razziale.

  Negli stati uniti la schiavitù fu abolita nel 1865, grazie al presidente Lincoln, ma nel sud della nazione si era affermato il principio “uguali ma separati”, questo voleva dire che i neri continuavano a essere allontanati e emarginati dalla vita pubblica. Inoltre, nel 1896, la Corte suprema aveva ratificato la segregazione dei neri nei trasporti, nei servizi pubblici, nelle scuole ecc, alimentando sempre di più il divario sociale. Solo dopo la seconda guerra mondiale ebbero un grande sviluppo movimenti antisegregazionisti, che trovarono il loro riferimento nella Chiesa evangelica e praticarono forme di lotta nonviolenta.

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