Le stagioni ci sarebbero ancora… basterebbe riscoprirle

Il 17 Giugno è la giornata nazionale contro la desertificazione e la siccità

di Irene Stefanini

   In questi giorni di pioggia e brutto tempo sembra strano parlare di questo argomento, eppure è un fenomeno che negli ultimi decenni è cresciuto in modo esponenziale. Da studi e fonti recenti il 75% del mondo è a rischio di desertificazione, e in buona parte si trova già in stato desertico. Se persistono queste condizioni si prevede di arrivare al 90% nel 2050. Nell’immaginario infantile il deserto è quella landa di sabbia e dune dove c’è sempre il sole e tanto caldo; in realtà esistono molti tipi di terreno desertico in cui l’unica costante è la scarsezza di precipitazioni. Una zona desertica si può formare in molti modi: il più classico è, come già detto prima, l’assenza di precipitazioni che non bagna il terreno e rende la terra asciutta e arido; ma anche incendi e sfruttamento eccessivo del terreno possono impoverirlo fino a renderlo non più fertile.

   I cambiamenti climatici hanno naturalmente avuto un impatto molto negativo sul terreno e gli equilibri delle coltivazioni ma gran parte della colpa è anche dell’uomo. Con la diffusione di regimi alimentari quali essere vegetariani o vegani e diete che richiedono alcuni prodotti o determinati processi, ma anche semplicemente con l’aumento costante della richiesta i produttori e le aziende agricole per soddisfare quelle devono continuamente incrementare la produzione in larga scala anche con metodi più innovativi. Oltre gli ormai diffusi OGM gli ingegneri e biologi agricoli, in collaborazione con altri scienziati stanno studiando nuovi metodi per ricavare più prodotti in meno tempo, più varietà con meno occupazione di spazio; uno studio recente, infatti, ha fatto sì che dei fiori di ciliegio fossero mandati sulla luna per 8 mesi e, a causa dei diversi cicli e rivoluzioni di Terra e Luna, una volta piantato i semi di questi fiori sulla terra questi sarebbero fioriti 6 anni prima del previsto.

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La gentilezza non è una bugia

Gli scritti sul Giappone di Karl Löwith

di Viola Benedetti

   Karl Löwith, uno dei più importanti filosofi del Novecento, vive in Giappone nella condizione d’esiliato tra 1936 e il 1941. Là si guadagna da vivere insegnando filosofia europea all’università di Sendai e intanto osserva, confronta e valuta quello che gli si presenta come un mondo alla rovescia rispetto all’Occidente e all’Europa.

   Scritti sul Giappone presenta alcune differenze fondamentali tra la cultura della civiltà giapponese (orientale) e quella europea (occidentale). La prima differenza sostanziale tra questi due mondi concerne la storia fin dalle origini: la società occidentale era caratterizzata dalle polis greche (società tendenzialmente “democratiche”) guidate a volte da rappresentanti del popolo, in cui non vi era un capo assoluto; a differenza delle società orientali, caratterizzate quasi sempre e più lungo da una simile figura. Nell’opera I Persiani di Eschilo è possibile vedere questa differenza in quanto, nella guerra tra greci e persiani, la regina di Persia, che era stata sconfitta, chiese il perché di questa sconfitta, e le fu risposto che i greci non erano servi di nessuno, non erano cioè disposti a lasciarsi sottomettere. Ciò spiega perché, mentre l’oriente è più disposto ad obbedire, la storia dell’occidente può essere letta come la storia della progressiva conquista della libertà.

   La guerra greco-persiana si collega al fatto che l’uomo occidentale ama fare esperienze e viaggiare mentre quello orientale si dedica alla meditazione. Il mondo occidentale appare individualista, perché valorizza la libertà individuale e le ricchezze individuali, e quindi si basa sul successo dell’individuo. Mentre la cultura orientale, e in particolare quella giapponese, si concentra su tutt’altro: sulla collettività, sull’obbedienza e soprattutto sul fatto che non viene data grande importanza alla vita come invece accade in occidente; anzi, per gli orientali la perfezione risiede nel vuoto, il vuoto è tutto, è l’essenza e il raggiungimento della pace. A differenza dell’uomo orientale, quello occidentale non riesce a concepire un vuoto senza una forma, un qualcosa che lo rappresenti concretamente.

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L’importante è accendere il cervello

di Irene Stefanini

   Fino a qualche anno fa non c’erano molti modi per informarsi, ma negli ultimi decenni la situazione è decisamente cambiata. Nonostante alcuni malinconici rimangano legati ai giornali, ormai i telegiornali ed i giornali online sono diventati il principale mezzo di informazione: gli adulti a piccoli passi sono passati dai giornali, poi al televideo e infine al telegiornale mentre i giovani che stanno entrando nel mondo degli adulti cominciano il loro cammino dai social network e dai siti internet.

Non conta il modo o il mezzo, l’età o la condizione sociale; oggi rimanere disinformati è pressoché impossibile.

   Eppure, in questo clima di “sovra-informazione” sembra quasi che si stia diventando sempre più ignoranti e deficienti. Come già anticipato, i telegiornali sono la colonna sonora della nostra vita e le informazioni su internet sono diventate le nostre letture quotidiane. Così bombardati da notizie e informazioni, i nostri cervelli stanno perdendo la capacità di capire, recepire veramente il messaggio di queste: molto spesso sentiamo cronaca nera e servizi spiacevoli come fossero normalità e ci lasciamo scandalizzare dal gossip del giorno o dalla notizia sul calcio mercato.

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Covid-19, un cambiamento con delle conseguenze inaspettate

di Alessandro Vannucci

   La pandemia da Covid-19 è la prima vera crisi del terzo millennio  che ha messo in ginocchio tutto il mondo, specialmente le nazioni più industrializzate; è iniziata ufficialmente a gennaio quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che in Cina, presso Wuhan, è stato individuato un nuovo virus che penetra attraverso le vie respiratorie provocando gravissime forme di polmonite; questo è stato chiamato SARS-CoV-2 perché simile a quello di un’altra forma infettiva, la SARS. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha divulgato, nello stesso mese, l’informativa che dimostrava la presenza di positivi al corona-virus sul suolo italiano. Per alcuni scienziati l’epidemia era già presente nel nostro paese dall’autunno.

   Il numero di vittime nel mondo non è stato ancora definito perché l’infezione non è stata debellata, infatti sta contaminando l’India, il Brasile e la Russia; non sappiamo quando sarà disponibile il vaccino, i paesi maggiormente impegnati nella ricerca sono gli U.S.A. e la Cina.

   Il Covid-19 ha provocato una emergenza sanitaria e sociale imprevista, che ha imposto inizialmente l’isolamento, poi il distanziamento sociale con una particolare attenzione alle norme igieniche.

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