di Abramo Matteoli*
Chi di noi riesce sempre a viver bene? Scossi dal verso contorto della voce interiore, appesantiti dall’aria stantia del quotidiano nervoso, redarguiti da desideri distanti e speranze tradite. Schiacciati, con incertezza di noi, nell’immensità del cosmo, dall’assurdo esistenziale del vero.
I giorni dell’umano pensante sono tortuose avventure di resilienza. Sono spietata ed incessabile guerra contro spaventosi avversari psicologici. Parassiti mentali della nostra quiete lontana.
Battaglie di questo genere le combattiamo in molti. Spesso rispettosi del silenzio imposto dal pudore della nostra interiorità. Ci accingiamo con forza a compiere il dovuto compito per il giorno che viene, rispettando gli appuntamenti e seguendo il copione. Sconfiggiamo la fastidiosa presenza dei sentimenti più forti, con l’inaugurazione del vuoto interiore e con l’indifferenza.
Le pulsioni che fastidiano il quieto scorrere dei nostri giorni si vedono affogate dal fortissimo clamore del nostro determinato trantran. Ci salviamo dall’affanno di noi stessi evitando di sentirlo. Se ho troppo da fare, non dovrò fronteggiare il dolore. Se ho troppo da fare, non ho tempo per altro. Se ho troppo da fare, non esiste nient’altro. Leggi tutto “Perché il giornale”